Lussemburgo
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geografia umana ed economica
di Anna Bordoni
Stato interno dell'Europa centro-occidentale. Il L., dopo Malta, è il Paese più piccolo dell'Unione Europea: al censimento del 2001 la popolazione era di 439.539 ab., saliti a 465.000 a una stima del 2005. Tale dinamica positiva è stata determinata tanto dal saldo naturale, segnato da una leggera prevalenza delle nascite (12‰ nel 2005) sui decessi (8,4‰), quanto soprattutto dal saldo migratorio, che nel primo quinquennio del 21° sec. ha superato il 10% medio annuo, mentre nell'ultimo decennio del Novecento era stato del 2,3%. Sotto il profilo etnico, i lussemburghesi rappresentano il 61% del totale della popolazione, mentre il rimanente 49% è costituito principalmente da stranieri (per lo più portoghesi, nella misura del 14%, seguiti da francesi, italiani, belgi, tedeschi, nederlandesi).
A partire dagli anni Ottanta del 20° sec. l'economia ha conosciuto importanti modificazioni strutturali. L'occupazione interna è aumentata progressivamente, in particolare grazie ai lavoratori frontalieri, che rappresentano il 33% della manodopera totale. Il prodotto interno lordo è cresciuto a un ritmo elevato (5% annuo nel periodo 1995-2004), salvo un rallentamento registrato per due anni consecutivi a partire dal 2002, mentre la disoccupazione, che per molto tempo era rimasta attestata sotto il 3%, è salita e, a una stima del 2004, ha raggiunto il 4,5%. Queste variazioni sono derivate essenzialmente da una crisi del settore siderurgico che ha subito un importante ridimensionamento, anche se resta rilevante la produzione degli acciai di alta qualità. Le difficoltà affrontate dal settore secondario sono state compensate da un terziario sempre più florido. L'economia lussemburghese fonda la propria ricchezza sui servizi alle imprese, sulle attività finanziarie e bancarie; gli istituti di credito sono circa 200 e la borsa valori svolge un'attività rilevante nel campo delle eurobbligazioni. Tuttavia, si è fatta sempre più accanita la concorrenza degli altri Paesi europei (in particolare dei centri finanziari di Dublino, Londra e Francoforte) nei confronti delldella gestione dei fondi di risparmio del L., soprattutto rispetto agli anni Settanta e Ottanta del 20° sec., allorché favorevoli leggi in materia di imposizione fiscale avevano incoraggiato le grandi istituzioni finanziarie mondiali a installarvi filiali.
Storia
di Francesca Socrate
Al passaggio del millennio, la scena politica del L. continuava a essere caratterizzata dalla tradizionale egemonia del Parti chrétien social (PCS) che fin dal secondo dopoguerra aveva governato ininterrottamente, a eccezione del periodo 1974-1979, quando era stato sostituito da un esecutivo formato dagli altri due importanti partiti lussemburghesi, il Parti ouvrier socialiste luxembourgeois (POSL) e il liberale Parti démocratique luxembourgeois (PDL).
Tornato dopo le elezioni del giugno 1999 a capo di un esecutivo con i socialisti del POSL e con il PDL, e successivamente, con la medesima coalizione di partiti in seguito alle consultazioni del giugno 2004 (in cui il PCS aveva conquistato 5 nuovi seggi, mentre il POSL e il PDL ne avevano persi rispettivamente 1 e 5), il cristiano-sociale J.-C. Juncker si trovò ad affrontare la questione dell'armonizzazione della politica fiscale del L. con quella dell'Unione Europea. Centro finanziario internazionale, grazie a una legislazione fiscale molto vantaggiosa verso i capitali stranieri, nel corso degli anni Novanta il L. aveva già adottato una serie di misure restrittive sui depositi bancari tese a controllarne la provenienza, ma tra il 1998 e il 1999 mostrò forti resistenze ad adottare l'imposta sui redditi da risparmio e da investimenti finanziari di cittadini non residenti, sostenuta all'epoca da gran parte dei Paesi europei: solo nel novembre 2000 si giunse a un accordo che stabiliva per tutti gli stati membri dell'UE la fine del segreto bancario per i non residenti a partire dal 2010, e una tassazione alla fonte, dal 2003, per il L. (insieme a Belgio e Austria). Nell'ottobre 2000 il granduca di L., Jean, abdicò in favore del figlio, principe Henri, che dal 1998 aveva esercitato i poteri costituzionali. A conferma del tradizionale impegno europeista del Paese, nel luglio 2005 un referendum popolare approvava l'adesione alla Costituzione europea con il 56,5% dei voti.