LUSSEMBURGO (XXI, p. 681; App. II, 11, p. 235; III, 1, p. 1007)
La popolazione del L. è valutata a 352.700 ab. nel 1974, con una densità media di 137 ab. per km2, essendo la superficie di 2586 km2. Rispetto al 1958 l'aumento è stato di quaai 35.000 ab. (11%), ma esso è dovuto unicamente all'immigrazione degli stranieri - il cui numero è salito da 37.000 nel 1958 a 78.000 (22,1% della popolazione totale) nel 1974 - in quanto la popolazione di nazionalità lussemburghese ha da parecchi anni un indice di natalità notevolmente inferiore a quello di mortalità (rispettivamente 8,4 e 13,7‰ nel 1973).
Le attività agricolo-zootecniche - che occupano il 10% della popolazione attiva e contribuiscono col 5% al reddito nazionale, che è elevatissimo (5100 dollari per ab. nel 1973) - sono basate più sull'allevamento intensivo che sulle colture: nel 1973 si contavano 204.000 bovini e 90.000 suini e sono stati prodotti 2,4 milioni di q di latte, 80.000 q di burro, 190.000 q di carne, 186.000 hl di vino, 342.000 q di frumento, 576.000 q di orzo, 375.000 q di avena e 574.000 q di patate.
Il settore industriale, che dà lavoro al 46% della popolazione attiva e contribuisce col 55% al reddito nazionale, è stato diversificato, favorendo gl'investimenti stranieri con apposite leggi emanate dal 1962 al 1973. Si è voluto, così, evitare di esporre ulteriormente l'economia e il benessere del paese al pericolo delle crisi congiunturali della siderurgia, che è stata in passato l'unica grande industria del Lussemburgo.
La produzione di acciaio, favorita dall'ammodernamento degl'impianti e dalla fusione delle due maggiori società (ARBED e HADIR) in un gigantesco complesso con 24.000 addetti, è stata nel 1974 di 6,4 milioni di t, con una produzione pro-capite di oltre 17 t, che è la più alta nel mondo. Ciò è tanto più significativo, in quanto la siderurgia lussemburghese deve importare tutto il combustibile e oltre i tre quarti del minerale, dato che la produzione nazionale della minette è scesa a soli 2,5 milioni di t nel 1974. Dai sottoprodotti della siderurgia vengono alimentate l'industria del cemento (309.000 t) e quella dei fertilizzanti (800.000 t).
La politica di diversificazione industriale ha determinato l'insediamento di nuovi stabilimenti della Goodyear (pneumatici), della Monsanto (fibre sintetiche), della Du Pont de Nemours (poliestere) e della General Motors (macchinari). Il settore energetico si è avvantaggiato della costruzione di nuove centrali idroelettriche sui fiumi Mosella, Our e Sûre (cosicché la produzione totale di energia elettrica è salita a 2,2 miliardi di kWh nel 1973), ma dev'essere integrato con l'importazione di altri 2 miliardi di kWh dalla Rep. Fed. di Germania, di 4 milioni di t di carbone, di 1,7 milioni di t di prodotti petroliferi e, a partire dal 1972, di 500 milioni di m3 di gas naturale dai Paesi Bassi.
La rete stradale ha raggiunto una lunghezza di 5000 km e il numero degli autoveicoli è salito a 144.318 nel 1974, con un rapporto di un autoveicolo ogni 2,4 ab., che è il più elevato in Europa.
Dal 1964 il L. è integrato nel sistema idrografico della navigazione renana, mediante la canalizzazione della Mosella, sulla quale è stato costruito il porto di Mertet, collegato per ferrovia alle principali aree industriali. Nel 1973 il porto di Mertet ha avuto un traffico di 656.000 t di merci sbarcate e di 780.000 t di merci imbarcate.
Per il commercio estero del L., che nel 1971 ha rinnovato per dieci anni l'unione economica col Belgio (UEBL), vedi belgio, in questa Appendice.
Bibl.: P. George, R. Sevrin, Il Benelux, Milano 1971; G. Als, Luxembourg. Profil géographique et économique, Lussemburgo 1974; E. Floridia, La siderurgia nei paesi del Benelux, in Autori vari, Geografia dell'acciaio, vol. II. La siderurgia nel mondo, Milano 1975.
Storia. - Dopo una prima avvisaglia alle elezioni comunali dell'ottobre 1963, uno spostamento a sinistra dell'elettorato si registrò alle politiche del 7 giugno 1964: i socialisti raggiunsero quasi la parità con i cristiano-sociali mentre i liberali furono quasi dimezzati, tornando ai livelli del 1954. Lo stesso primo ministro uscente P. Werner, il 9 luglio (dopo la crisi più lunga mai verificatasi nel granducato) costituì un gabinetto paritetico di cristiano-sociali e socialisti. Il 12 novembre dello stesso anno (come preannunciato il 25 marzo) la granduchessa Carlotta, dopo 45 anni di regno, passò il trono al figlio Jean, già da tre anni suo luogotenente-rappresentante. La coalizione governativa durò fino al 29 ottobre 1968, quando Werner si dimise per i contrasti sul finanziamento del programma di assistenza sociale. Dopo le elezioni del 15 dicembre, che videro un successo liberale e un calo socialista, fu ancora Werner a costituire il nuovo governo, tornando all'alleanza fra cristiano-sociali e liberali. Nel 1971, i socialisti strinsero un patto di unità d'azione con i comunisti e ciò provocò il distacco dal partito socialista di 6 dei suoi 18 deputati, i quali fondarono il partito socialdemocratico. Nelle elezioni del 26 maggio 1974 (le prime in cui il diritto di voto fosse esteso ai diciottenni) i socialisti ebbero tuttavia un clamoroso successo, mentre il partito di maggioranza perse alcuni seggi a vantaggio degli alleati liberali: era la sconfitta più dura che i cristiano-sociali avessero subita durante l'ultimo cinquantennio: e per la prima volta essi si videro costretti ad abbandonare il potere. Il nuovo governo venne formato il 15 giugno dal liberale G. Thorn (ministro degli Esteri del gabinetto uscente), con l'alleanza dei liberali e dei socialisti. Il 4 luglio, Thorn espose alla Camera un programma improntato a una vigorosa volontà riformatrice, confermando peraltro la tradizionale collocazione atlantica ed europeistica del Lussemburgo.
Bibl.: J. F. Poos, Le Luxembourg dans le Marché Commun, Losanna 1961; M. Olmi, Appunti per una storia del partito cristiano-sociale del Lussemburgo, in Civitas, XII (1961), n. 4, pp. 51-68; J. Petit, Sur le chemin du devoir. Notes biographiques sur S.A.R. le Grand-Duc héritier Jean de Luxembourg et sa famille, Lussemburgo 1962.