LUYNES, Charles, marchese d'Albert, duca di
Figlio di Honoré, nacque a Pont-Saint-Esprit nel 1578. Fu prima paggio del conte du Lide; Enrico IV lo fece poi paggio del futuro Luigi XIII. L. seppe guadagnarsi la simpatia e l'affetto del principe, di cui rimase l'inseparabile amico anche dopo l'ascesa al trono. L. cominciò, allora, a dare ombra al Concini, che persuase la regina madre a conferirgli la carica di governatore d'Amboise (1615). Ma l'influsso di L. sul giovane re diventava maggiore man mano che nel re aumentava l'indignazione per il Concini, e i due, d'accordo con altri, decisero di sopprimere il Concini che fu ucciso infatti il 24 aprile 1618. L. s'impadronì immediatamente del potere, tra la soddisfazione e la gioia della popolazione e dei ribelli, ritenendo per sé la parte maggiore dell'eredità del Concini, cioè la luogotenenza generale della Normandia, il governo di Pont-de-l'Arche, di Ancre, ecc. Per evitare il pericolo che il Richelieu riconciliasse Maria de' Medici con Luigi XIII e lo soppiantasse, L. separò la madre dal figlio, concedendole di ritirarsi a Blois. Sui ministri di Enrico IV, che ritornarono al governo per volontà di Luigi XIII, L. esercitò un controllo sempre più rigido. Una certa energia spiegò nei rapporti con la Spagna, facendo intervenire in Italia il Lesdiguières per difendere il duca di Savoia, e procurando che le condizioni di pace tra Filippo III e il duca fossero trattate a Parigi, sulla base del ritorno allo statu quo, che trovò conferma nel trattato di Parigi (9 ottobre 1617).
All'opinione pubblica, che aveva sete di riforme, diede la soddisfazione di convocare l'assemblea dei notabili. Sennonchè il governo ebbe il torto di non attuare nessuna delle riforme proposte. Aumentò, così, il carattere dispotico del governo, specialmente dopo le nozze di Luynes con la Montbazon, che gli assicurava l'appoggio dei Rohan. Il credito che, per qualche tempo, L. godette per l'impopolarità del Concini, cominciò a diminuire. Preoccupato dell'opposizione di Maria de' Medici ne confinò il consigliere, il Richelieu, prima nelle vicinanze di Mirebeau, poi ad Avignone. Liberò il principe di Condé (20 ottobre 1619), ne proclamò l'innocenza. La sua ambizione, allora, non ebbe più freno; si formò un partito, si procurò alleanze di famiglia che gli assicurarono l'appoggio dei Lesdiguières, dei Condé, dei Guisa, innalzò la sua casa, conferendo il governo dell'Isola di Francia a suo suocero e procurando enormi ricchezze a fratelli e cugini.
Cominciò la sollevazione dei grandi: Mayenne e D'Epernon nella Guienna e nella Saintonge; Longueville nella Normandia; Maria de' Medici e Vendôme nel centro. Le truppe reali furono vittoriose, ma L. venne a un accomodamento (trattato di Angers, 10 agosto 1620): Maria de' Medici otteneva il diritto di avvicinare suo figlio, mentre Richelieu appariva ormai come l'uomo di fiducia della regina madre.
La politica estera di L. fu ispirata alla convinzione che fosse opportuno aiutare la casa d'Austria contro i protestanti per evitare che una vittoria di questi desse animo agli ugonotti di sconvolgere la Francia. Il governo si fece quindi mediatore tra la Lega cattolica e l'Unione evangelica, procurando la fine delle ostilità in Germania (trattato di Ulm, 3 luglio 1620). Così la casa d'Austria poté schiacciare l'Elettore Palatino e la Francia si discreditò presso i protestanti. Non meno pregiudizievole agl'interessi della Francia fu la politica di L. nella questione della Valtellina. Nei riguardi degli ugonotti egli fu fautore di una politica di forza: il culto cattolico fu ristabilito nel Béarn e nella Navarra e le due regioni furono unite alla corona. Ma gli ugonotti non si sottomisero. L. si fece conferire, allora, il titolo di contestabile per distruggere gli ugonotti. Ma la viltà che egli dimostrò nell'assedio di Montauban scandalizzò i cattolici che avevano voluto la guerra, mentre l'eccidio dei protestanti per le vie di Parigi rivelava il disorientamento di L. nella tragicità degli eventi. S'invocava il Richelieu al posto di L. P. Arnoux riuscì a convincere il re, di cui era il confessore, a sbarazzarsi del favorito. L. tolse l'assedio a Montauban. Prossimo a perdere il favore del re, morì il 15 dicembre 1621.
Bibl.: J. H. Mariéjol, Henri IV et Louis XIII, in Lavisse, Histoire de France, VI, ii, Parigi 1905; V. Cousin, Le duc et connétable de Luynes, in Journal des Savants, 1861-62 e gennaio 1863; B. Zeller, Le connétable de Luynes. Montauban et la Valteline d'après les Archives d'Italie, Parigi 1879; Pugol, Louis XIII et le Béarn, 1872.