QUARANTA, Lydia
QUARANTA, Lydia. – Nacque a Torino il 6 marzo 1891 da Giuseppe e da Beatrice Rissoglio, di condizione benestante; fu la maggiore di tre sorelle destinate tutte a una buona notorietà nel mondo dello spettacolo. Si interessò giovanissima con grande passione al teatro ed ebbe la possibilità di debuttare, felicemente, come attrice giovane nella compagnia di Dante Testa, famoso attore e capocomico dei primi anni Dieci, ottenendo subito un certo successo sia di critica sia di pubblico. In alcune opere teatrali fece recitare le sue due sorelle, Isabella e Letizia, anche loro amanti del palcoscenico, preparate e piene di talento.
Fu un’attrice elegante e briosa: si distinse nel teatro dialettale piemontese sotto la direzione di Testa, che aveva creato una sua compagine teatrale con Federico Bonelli ed era stato particolarmente apprezzato al teatro Rossini di Torino, dove aveva rappresentato testi di autori prevalentemente piemontesi, fra cui Nino Oxilia e Sandro Camasio.
Fu attratta anche dal cinema, genere che proprio in quegli anni cominciava ad appassionare porzioni crescenti di pubblico, che si accalcavano alle prime proiezioni cinematografiche ammirate dalla cura con cui erano realizzate da registi che presto avrebbero raggiunto fama e celebrità. Tra i nomi di maggiore spicco Ubaldo Maria Del Colle e Amleto Palermi, destinati a notevole celebrità e prosieguo di ottime soddisfazioni.
A teatro fu notata da alcuni rappresentanti della casa cinematografica Itala Film, da poco costituita, che intuirono le potenzialità soprattutto fotogeniche della fanciulla e che le offrirono un ottimo contratto per alcune pellicole che non furono mai realizzate. Subito dopo, nel 1910, quasi ventenne, ottenne una scrittura da parte dell’Aquila Film che la fece debuttare nel cortometraggio L’ignota diretto da Edoardo Bencivenga, molto attivo agli inizi del secolo soprattutto come regista di film di non lunga durata. Sempre per la regia di Bencivenga e sempre nel 1910, Lydia Quaranta apparve in altri due cortometraggi, I cavalieri della morte e Il barone Lagarde, partner Luigi Larizzate.
Nel 1912 tornò all’Itala Film richiesta da Testa, che la volle per dirigerla come protagonista femminile a fianco di Febo Mari ed Ermete Zacconi nel mediometraggio Padre (tratto dalla tragedia omonima di August Strindberg) nel quale recitò lo stesso Testa. Il film ebbe come collaboratore alla regia Gino Zaccaria. Questa prima importante performance cinematografica fu accolta molto bene e nell’anno successivo Quaranta ottenne il suo primo ruolo di rilievo impersonando la soave e ingenua sartina Dorina in Addio, giovinezza! per la regia di Nino Oxilia, già suo regista a teatro. Ebbe l’opportunità di far scritturare dall’Itala anche la sorella Letizia per il ruolo della fascinosa e femme fatale Elena. Nella pellicola, inoltre, apparvero nei panni degli studenti Mario e Leone, i due giovani Amerigo Manzini e Alexandre Bernard. Accolta da giudizi critici assai lusinghieri, Lydia Quaranta iniziò una brillante carriera professionale.
Fu, a ogni modo, con il film Cabiria (1914), un lunghissimo kolossal, un grande spettacolo, che l’attrice incontrò il trionfo. Il film, che ebbe enorme successo di critica e pubblico, fu diretto da Giovanni Pastrone, autore anche della sceneggiatura in collaborazione con Gabriele D’Annunzio, che nobilitò la pellicola con didascalie di alto contenuto artistico, anche se talvolta un po’ altisonanti. La pellicola fu uno dei film muti italiani di maggior successo anche all’estero: a Parigi fu proiettato per sei mesi e per un anno circa a New York. Secondo alcuni storici del cinema il kolossal avrebbe influenzato diversi cineasti americani, da David Wark Griffith per il suo Intolerance (1916) a Fritz Lang per Metropolis (1927) e, successivamente, Cecil B. De Mille.
Nel film la Quaranta fu la protagonista assoluta nel ruolo del titolo, recitò con attori i cui personaggi divennero icone del cosiddetto cinema narrativo: Bartolomeo Pagano fu l’aitante Maciste, Italia Almirante Manzini fu la regina Sofonisba, Enrico Gemelli fu Archimede, l’inventore dello specchio infuocato, e l’amico Dante Testa fu Karthalo, il sacerdote servitore del dio Moloch.
Lo scoppio della prima guerra mondiale la costrinse a destreggiarsi tra molteplici ingaggi e case produttrici (la Gloria, la Caserini, la Tiber, l’Armenia e altre), scritturata in film, alcuni certamente non memorabili, in cui fu impiegata in parti che facevano leva non tanto sul suo talento quanto sul suo charme e sulla sua indubbia fotogenia.
In piena guerra il regista Mario Caserini le offrì un ottimo ruolo per il drammatico In mano al destino (1916) in cui apparve nella doppia parte di una giovane vedova che si innamora di un pittore in contrasto con le volontà del cognato e dell’altrettanto giovane figlia della donna; un ‘drammone’ a fosche tinte in cui l’attrice si distinse specie nella parte della figlia risoluta ed energica.
Al termine del conflitto mondiale, la Quaranta ebbe poche, pochissime occasioni per esprimere e confermare le sue potenzialità drammatiche, tranne forse la parte da protagonista che le offrì Augusto Genina nella pellicola I tre sentimentali (1921) e il ruolo, per cui la volle Mario Camerini, di una bella ex fiamma di un conte nella gradevole commedia Voglio tradire mio marito (1925) dove recitò accanto a Linda Pini e Alberto Collo.
La carriera e la vita di Lydia Quaranta si interruppero bruscamente e prematuramente il 5 marzo 1928, quando l’attrice morì a soli trentasette anni a causa di una polmonite.
Oltre a quelli citati nel testo, di seguito i film in cui ha recitato Lydia Quaranta. Si precisa che per alcune pellicole, andate perdute, non è stato possibile rintracciare il nome del regista e che i titoli dei primi anni sono brevi cortometraggi.
Dopo la battaglia (Azione medioevale) (1910); Imperia - La grande cortigiana del secolo XVII, (1910); Maria Bricca (1910) di E. Bencivenga; Clio e Filete (1911) di O. Mentasti; Isolati dal mondo (1911) di G. Casaleggio; Pietà di mamma (1911) di E. Bencivenga; Un processo celebre (1911); Come una sorella (1912) di V.C. Dénizot; I misteri della psiche (1912) di V.C. Dénizot; I segreti dell’anima (1912) di V.C. Dénizot; La figlia perduta (1912); La fossa del vivo (1912); La miglior vendetta (1912); L’ora solenne (1912); L’antro funesto (1913) di S. Camasio; Bianco contro negro (1913) di U. Maria Del Colle; Fra ruggiti di belve (1913) di A. Degli Abbati; Lo scomparso (1913) di D. Testa; Smascherato! (1913) di U. Mozzato; Un sorriso al tramonto della vita (1913) di U. Mozzato, Tigris (1913) di V.C. Dénizot; Il cofanetto dei milioni (1914) di G. Calza Bini; Iwna, la perla del Gange (1914) di G. Pinto; Margot (1914) di U.M. Del Colle; I mariti allegri (1914) di C. De Riso; I pericoli dei travestimenti (1914) di É. Vardannes; Il tesoro dei Louzat (1914); La beffa di Satana (1915) di T. Ruggeri; Diamanti e documenti (1915) di D. Gaido; Un dramma fra le belve (1915) di A. Palermi; La maschera folle (1915) di L. Carlucci; Le memorie del diavolo (1915) di G. Pinto; Paolina (1915) di V. De Stefano; Il romanzo di un atleta (1915) di V. Rossi Pianelli; Sul campo dell’onore, di A. Palermi; Il vampiro (1915) di V. Rossi Pianelli; Nel vortice del peccato, Il romanzo della morte, Somiglianza funesta, tutti di T. Ruggeri e del 1916; Belva vendicatrice (1916); Il principe avventuriero (1916); L’asino di Buridano (1917) di E. Rodolfi; Il caporal Simon (1917) di G. Casaleggio; La corsa alla morte (1917) di C. Campogalliani; Le due orfanelle di Torino (1917) di G. Casaleggio; Fiamma tra le fiamme (1917) di L. Mele; Il gioiello sinistro (1917) di E. Rodolfi; Notte di nozze (1917) di T. Ruggeri; La più dolce corona (1917) di M. Ceccatelli; L’uomo-pappagallo (1917) di T. Ruggeri; Il velo squarciato (1917) di T. Ruggeri; La danza del velo (1918); Quando l’eroe ritornò (1918) di G. Enrico Vidali; La tigre vendicatrice (1918) di R. Bacchini; La danza del pugnale (1919); Venere propizia (1919) di R. Bacchini; La fabbrica dell’imprevisto e Fiamma!, entrambi di E. Piergiovanni e del 1920; Una donna passò (1922) di A. Genina; Per piacerti di più (1923) di P.A. Mazzolotti; Treno di piacere (1924) di Luciano Doria.
Fonti e Bibl.: T. Alacci, Le nostre attrici cinematografiche, Firenze 1919; Ego, L. Q., in La Rivista cinematografica, 1920, pp. 17-18; V. Martinelli, Donne del cinema torinese, in Cabiria e il suo tempo, a cura di P. Bertetto - G. Rondolino, Museo nazionale del cinema, Torino-Milano 1998; A. Bernardini, Aquila films, profilo di una casa “editrice”, in Bianco & Nero, LX (1999), 2, pp. 107-126; Id., Film artistica “Gloria”: storia di una casa di produzione, ibid., n. 6, pp. 119-141; Cabiria & Cabiria, a cura di S. Alovisio - A. Barbera, Milano-Torino, 2006.