Wheeler, Lyle (propr. Lyle Reynolds)
Scenografo cinematografico statunitense, nato a Woburn (Massachusetts) il 2 febbraio 1905 e morto a Woodland Hills (California) il 10 gennaio 1990. La nitidezza e la capacità di analisi del dettaglio contraddistinsero le sue scenografie; centrale nella sua lunga carriera (nel corso della quale ricevette cinque Oscar e ventiquattro nominations) fu il periodo 1944-1960, quando fu supervisore artistico e scenografo capo della 20th Century-Fox.
Dopo gli studi di architettura compiuti alla University of Southern California di Los Angeles, lavorò come illustratore e industrial designer. Entrato nel mondo del cinema nel 1929, fu pittore di scena e poi assistente scenografo per la Metro Goldwyn Mayer. Passato nel 1935 alla Selznick International Pictures, collaborò inizialmente con Sturges Carné, a fianco del quale firmò anche il suo primo film da scenografo titolare, The garden of Allah (1936; Anime del deserto, noto anche come Il giardino dell'oblio o Il giardino di Allah) di Richard Boleslawski. Dal 1937 al 1939 lavorò invece sotto la direzione di William Cameron Menzies: fu tale sodalizio artistico che gli fece ottenere nel 1938 e nel 1939 le prime due nominations, per The prisoner of Zenda (1937; Il prigioniero di Zenda) di John Cromwell e per The adventures of Tom Sawyer (1938; Le avventure di Tom Sawyer) di Norman Taurog, e nel 1940 il primo Oscar, per Gone with the wind (1939; Via col vento) di Victor Fleming. Ricevette un'altra nomination nel 1941 per il lavoro svolto da solo in Rebecca (1940; Rebecca, la prima moglie) di Alfred Hitchcock. Collaborò poi con il 'clan Korda': disegnò infatti con Vincent Korda le scene per That Hamilton woman, noto anche come Lady Hamilton (1941; Lady Hamilton o Il grande ammiraglio) di Alexander Korda, e per The jungle book (1942; Il libro della giungla) di Zoltan Korda. Più modesto fu il suo ruolo nel periodo in cui lavorò di nuovo per la MGM (1942-43), presso la quale fu scenografo associato a fianco di Cedric Gibbons, per registi come Fleming, George Cukor, Tay Garnett, W.S. Van Dyke. Passò poi alla Fox, dove nel 1944 sostituì Richard Day come supervising art director; nel 1947 venne nominato anche capo del reparto scenografia. Fu in tali vesti che fino al 1960 firmò oltre trecento film, soprattutto quelli di Henry Hathaway, Jean Negulesco, Henry King e Henry Koster, per ognuno dei quali collaborò almeno a una ventina di titoli, ma anche di Otto Preminger, Lloyd Bacon, Joseph L. Mankiewicz, Elia Kazan, Robert Wise, Edward Dmytryk. Il suo ruolo fu però soprattutto altro, prevalentemente di indirizzo, di organizzazione del lavoro eseguito da altri e di supervisione. Assecondò la tendenza della Fox al realismo (indotta dall'influsso dei coevi film italiani), approntando o consigliando ambientazioni moderne di tipo quasi documentaristico. Molto feconda fu la sua collaborazione dagli anni Quaranta con Thomas Little, Leland Fuller, Maurice Ransford, Frank E. Hugues, Joseph C. Wright, Paul S. Fox, e dagli anni Cinquanta con George W. Davis, John DeCuir, Walter M. Scott: con ognuno di loro firmò decine di film (con Fuller e Ransford addirittura una quarantina) e condivise le molte altre sue nominations e gli altri suoi quattro Oscar (per Anna and the king of Siam, 1946, Anna e il re del Siam, di Cromwell; The robe, 1953, La tunica, di Koster; The king and I, 1956, Il re ed io, di Walter Lang; The diary of Anne Frank, 1959, Il diario di Anna Frank, di George Stevens). Non furono molti i casi in cui intervenne a livello più personale. Ideò per Fuller e Little i raffinati ma inquietanti décors moderni del noir Laura (1944; Vertigine) di Otto Preminger, e suggerì a Ransford e Little l'originale idea che un altro noir, Leave her to heaven (1945; Femmina folle) di John M. Stahl, fosse girato a colori, sotto una luce brillante e cieli sereni. Per The robe offrì brillanti soluzioni ai problemi posti dal Cinemascope che, determinando un maggior ricorso ai movimenti laterali di macchina rispetto a quelli in profondità, e quindi un minor utilizzo degli obiettivi a focale corta, richiedeva allo scenografo un abbassamento dei soffitti, delle volte e degli ornamenti posti nella parte alta della scena, allo scopo di farli comparire nell'inquadratura. Nel 1960 lasciò la 20th Century-Fox, e dal 1962 tornò sul set come production designer indipendente, anche se lavorò soprattutto per la Columbia Pictures. Le ultime prove notevoli della sua carriera furono le scene ideate per una serie di kolossal politici o storici di forte impegno civile: Advise and consent (1962; Tempesta su Wa-shington), The cardinal (1963; Il cardinale), per il quale ricevette la sua ultima nomination all'Oscar, In harm's way (1965; Prima vittoria), tutti di Preminger, e The best man (1964; L'amaro sapore del potere) di Franklin J. Schaffner. Si dedicò poi alle commedie. Dal 1975 lavorò solo per la televisione.
M.L. Stephens, Art directors in cinema, Jefferson (NC) 1999, pp. 303-11.