POSTUMO, M. Cassianio Latinio (M. Cassianius Latinius Postumus)
Usurpatore contro l'imperatore Gallieno. Di umile origine, raggiunse gli alti gradi dell'esercito e fu uno dei migliori generali di Valeriano e di Gallieno. Quando questi si dovette recare sul Danubio per la ribellione di Ingenuo affidò principalmente a P. la difesa del confine del Reno. Ma P. lo tradì: uccise un figlio di Gallieno (Salonino, secondo altri il maggiore, Valeriano) e si fece proclamare imperatore dai soldati (alla fine del 260 d. C., secondo altri nel 259 o nel 258). Alla sua autorità si sottoposero oltre alla Germania e alla Gallia, anche la Britannia e la Spagna. Compito principale di P. fu la difesa della Gallia dalle incursioni barbariche ed egli lo assolse ottimamente, riportando non meno di cinque vittorie, per cui prese il titolo di Germanicus maximus; egli si fregiò anche di quello di restitutor Galliarum, non a torto, perché per opera sua la Gallia godeva di nuovo dei benefici della pace romana. I tentativi fatti da Gallieno per abbattere l'usurpatore fallirono, sembra anche per colpa di qualche suo generale come Aureolo, che nel 268 sarebbe perfino passato dalla parte di P. Da Claudio II, tutto dedito a salvare l'impero dal pericolo dei Goti, P. non ebbe nulla a temere. Furono i suoi soldati, malcontenti per la severa disciplina a cui erano sottoposti, che gli contrapposero a Magonza Ulpio Cornelio Leliano. P. riuscì a vincere il ribelle, ma fu ucciso dai propri soldati, nel 10° anno del suo potere.
Sugli scopi di P. non possiamo giudicare con sicurezza: se mai egli aspirò a divenire il signore di tutto l'impero, non fece però nulla per realizzare un tale progetto. È certo solo che egli non manifestò tendenze separatistiche da Roma, verso cui continuò a guardare come a modello, e che nel suo stato non si riscontra alcun carattere celtico o tanto meno germanico, ché anzi esso nelle istituzioni e nei titoli porta un'impronta decisamente romana.
Bibl.: E. Klebs, Prosopographia Imperii Romani, I, Berlino 1897, pp. 309-311, n. 397; A. Stein, in Pauly-Wissowa, Real-Encycl., III, coll. 1656-1667; C. Jullian, Histoire de la Gaule, IV, Parigi 1913, pp. 570-582 (con l'altra bibl. precedente). Cfr. H. Peter, in Abhandl. der königl. sächsischen Gesellschaft der Wissenschaften, phil.-hist. Kl., XXVII (1909), pp. 208-220-221; Ritterling, in Pauly-Wissowa, Real-Encycl., XII, coll. 1342-1344; Wickert, ibid., XIII, coll. 244-246, 355-358; A. Alföldi, in Zeitschrift für Numismatik, XXXVII (1927), pp. 202-205; id., in Numismatic Chronicle, 1929, pp. 260-265; E. Kornemann, Doppelprinzipat und Reichsteilung im Imperium Romanum, Lipsia e Berlino 1930, p. 104; E. Stein, Die kaiserlichen Beamten und Truppenkörper im römischen Deutschland unter dem Prinzipat, Vienna 1932, p. 119; id., in Fasti des römischen Deutschlands unter dem Principat, Vienna 1932, pp. 43-44, n. 48; p. 85, n. 50; S. Bolin, Die Chronologie der gallischen Kaiser, Lund 1932, specialmente p. 44 segg.; M. Rostovzev, Storia economica e sociale dell'impero romano (ediz. ital.), Firenze [1933], p. 517, n. 8; P. H. Webb, The Roman Imperial Coinage, V, ii, Londra 1933, pp. 310-368.