BIBACULO, M. Furio (M. Furius Bibacŭlus)
Secondo S. Gerolȧmo (Chron., p. 148 ed. Helm), nacque a Cremona nel 103 a. C. (102 nel cod. A). Questa data fu messa in dubbio a causa dei suoi rapporti con Valerio Catone, Orbilio, Ottaviano, di lui più giovani, quasi che l'età maggiore fosse sufficiente ad escludere l'esistenza di tali rapporti. Scrisse violenti epigrammi, non risparmiando né Cesare né Ottaviano, che non diedero peso alle sue contumelie (cfr. Tac., Ann., IV, 34). Messalla invece dichiarava di non voler contatti con poeti del genere di Bibaculo (Sueton., De gramm., 4). I versi su Catone non mancano di arguzia. Di incerta interpretazione è il frammento su Orbilio. In prosa scrisse Lucubrationes (Plin., Nat. Hist., praef. 24), in cui forse ricordava una facezia di Cicerone (Macrob., Sat., II,1,13). Il Furio Alpino, che compose una Aethiopis (cfr. Hor., Sat., I, 10,30), non è da identificare con il nostro Furio. Questi è probabilmente autore anche di Annales ovvero Pragmatia belli Gallici (cfr. Porphyr., Ad Hor. Sat., II, 5,40).
Si vede che le sue simpatie per la scuola dei poeti nuovi non gl'impedivano di coltivare la poesia epica di tipo enniano, e di cantare le gesta di Giulio Cesare.
Frammenti in W. Morel, Fragmenta poetarum latinorum, Lipsia 1926, pp. 80-83.
Bibl.: G. B. Camozzi, Marco Furio Bibaculo, in Riv. di filol., XVI (1888), p. 161 segg.; Skutsch, in Pauly-Wissowa, Real-Encycl. d. class. Altertumswiss., VII, coll. 318-322; Schanz e Hosius, Geschichte der römischen Litteratur, I, Monaco 1927, pp. 290-292.