MAASTRICHT
(Urbs Traiectensis, Trega, Trectis, Traiectum ad Mosam, Mosae Traiectum, Tricht nei docc. medievali)
Città dei Paesi Bassi, capoluogo della prov. del Limburgo, situata sul fiume Mosa.Le denominazioni di M., a partire dal sec. 4°, rimandano alla sua originaria e primaria funzione di luogo di passaggio sulla Mosa lungo il tracciato di una strada militare romana. In età tardoimperiale M. venne fortificata da una cinta muraria turrita, della quale sono state rinvenute alcune parti superstiti insieme a resti di abitazioni.La storia insediativa della città non risulta aver subìto nell'Alto Medioevo alcuna interruzione. In prossimità del centro urbano, ma esternamente rispetto alle mura, erano situate alcune aree cimiteriali; un luogo di sepoltura del primo cristianesimo - i segni della cui diffusione in ambito locale risalgono al 150 ca. - si trovava nel sito dove venne successivamente eretta la chiesa di S. Servazio (Sint-Servaas).Alla metà del sec. 5° si stabilirono a M. i Franchi e, a partire dalla metà del 6°, la città risultava definitivamente cristianizzata. Alla fine del sec. 6° venne trasferita a M. da Tongres la sede del vescovado a opera, secondo la leggenda, di s. Servazio, che tuttavia, in base ad altre fonti, sarebbe morto nel 384. Dovettero dunque, verosimilmente, essere i suoi seguaci i responsabili del trasferimento della cattedra vescovile. Di fatto la prima chiesa episcopale fu probabilmente quella dedicata alla Vergine (Onze Lieve Vrouw), situata presso la Mosa in prossimità di un tempio romano, mentre sulla tomba di s. Servazio - posta all'interno del nucleo abitato tardoantico - sorse la chiesa a lui dedicata.Nei secc. 7° e 8° i vescovi di M. ebbero un ruolo importante nella cristianizzazione sia delle Fiandre, sia del territorio compreso fra la Mosa e la Schelda, sia di quello delle Ardenne. Il santo vescovo Lamberto venne assassinato a Liegi nel 705-706 e, secondo la tradizione, nel luogo ove erano conservati i suoi resti mortali, il successore Uberto fece edificare intorno al 720 una basilica, trasferendo nella stessa Liegi la sede episcopale; appare probabile tuttavia che tale trasferimento di sede - grazie al quale i vescovi di Liegi ereditarono i diritti di quelli di M. - si sia verificato in realtà intorno all'800.Alla fine del sec. 7° e all'inizio dell'8° gli abati del Capitolo dei canonici di S. Servazio provenivano dai più alti ranghi dell'amministrazione, così per es. Eginardo (ca. 770-840) e forse Candido Wizo (m. nell'804), consiglieri e amici di Carlo Magno. Candido scrisse una breve vita di s. Servazio in forma di sermone (Londra, BL, Harley 3034, c. 65r e v) ed Eginardo donò verosimilmente alla chiesa di S. Servazio alcune reliquie e un prezioso reliquiario a forma di arco di trionfo romano, perduto ma noto grazie a un disegno seicentesco (Parigi, BN, fr. 10440, c. 45).Nel secondo quarto del sec. 9° M., definita da Eginardo come un luogo di commercio densamente abitato (Translatio et miracula sanctorum Marcellini et Petri; MGH. SS, XV, 1, 1887, p. 261), venne devastata da una prima ondata di invasioni normanne; una seconda seguì negli anni 879-884 e nell'881 M. e Tongres vennero distrutte.Il complesso di S. Servazio fu donato nell'889 al duomo di Treviri, senza che questo significasse però la rinuncia ai diritti sul Capitolo e sulla chiesa da parte dei duchi lotaringi. Nel 966 l'imperatore Ottone I (912-973) se ne riappropriò e intorno all'anno Mille il S. Servazio fu dichiarato chiesa imperiale da Ottone III (980-1002); nel 1087, infine, venne riconosciuta la libertà del Capitolo, sotto le dirette dipendenze del pontefice o dell'imperatore.Tra la fine del sec. 10° e gli inizi dell'11° il vescovo Notgero di Liegi (972-1008) istituì a M. un Capitolo relativamente ristretto presso la chiesa della Vergine e ottenne per tre volte dall'imperatore l'immunità per la propria familia di M., riconosciuta in seguito ancora una volta nel 1132. Nel 1099 le proprietà del vescovo di Liegi a M. vennero ampliate da Goffredo di Buglione (ca. 1060-1100), duca della Bassa Lorena, con un lascito assegnato al Capitolo della chiesa della Vergine; anche l'imperatore Federico I Barbarossa (1152-1190) confermò nel 1155 al vescovado di Liegi i possedimenti di Maastricht.A partire dal sec. 12° M. dipese dai duchi di Brabante, con i quali i vescovi di Liegi, senza tuttavia rinunciare ai loro diritti, dovettero dividere la propria autorità. Tale situazione comportò una divisione di fatto della sede urbana in due 'nazionalità': quella 'imperiale', comprendente il Capitolo di S. Servazio con la zona circostante e i suoi possessi, e quella legata a Liegi, ovvero il Capitolo della chiesa della Vergine e la maggior parte della città.La prima stesura dello statuto di M. risale al 1220 e, a partire da quell'anno, vennero utilizzati due sigilli distinti, uno brabantino e uno di Liegi, per le due aree cittadine. Nel 1284 il principe-vescovo Giovanni IV delle Fiandre e Liegi e suo cognato, il duca Giovanni I di Brabante (1254-1294), stilarono la Oude Caerte ('carta vecchia'), che funse da costituzione per la doppia amministrazione fino al 1795, con l'eccezione del libero Capitolo di S. Servazio, assai potente fino in tempi moderni.Lo sviluppo di M. in età medievale si fondava principalmente su un'intensa attività economica basata su legami commerciali estesi a tutta l'Europa centrale e, in parallelo, sulla diffusione in una vastissima area del culto di s. Servazio, la tomba e le reliquie del quale attiravano un gran numero di pellegrini. Il commercio sulla Mosa fra Verdun e M. si animò specie dalla metà del sec. 10° e la città si giovò notevolmente della posizione favorevole sull'asse di transito fra Colonia e Bruges. Negli anni 1280-1298 venne realizzato un ponte in pietra sulla Mosa, successivamente consacrato a s. Servazio, del quale si conservano - nonostante radicali restauri nei secc. 17°-18° e 20° - sette archi a tutto sesto in pietra calcarea grigia: in origine la struttura presentava lungo entrambi i lati parti in legno, asportabili in caso di assedio, e torri difensive.Poiché nel Medioevo la città era sede delle più importanti manifatture tessili della valle della Mosa, appare ragionevole supporre che fosse anche un importante centro dell'arte mosana ma, di fatto, ben poco è documentabile.Wolfram von Eschenbach (ca. 1170-1220) nel suo Parzival (158, 13-16) ricorda la grande abilità dei pittori di M. all'inizio del sec. 13°; la decorazione plastica di S. Servazio e quella della chiesa della Vergine provano che, nei secc. 12° e 13°, furono attivi nella città scultori di alto livello; nel 1170-1183 Heinric van Veldeke scrisse a M. il Sente Servas, la prima versione in volgare della leggenda di Servazio.Nel 1229 M. ricevette dal duca di Brabante, Enrico I, l'autorizzazione a cingersi di mura; di tale cinta sono ancora visibili cospicue parti duecentesche e resti della seconda fase di costruzione, più ampia e definitiva, realizzata a partire dal 1370. Alla metà del sec. 13° la città possedeva già un municipio come sede dell'amministrazione cittadina.Nel corso del sec. 13° si insediarono a M. Francescani, Agostiniani e Domenicani. Le chiese conventuali duecentesche sono ancora conservate, così come il monastero tardogotico, fondato nel 1483, e la chiesa annessa dei Crocigeri Belgi. Nel sec. 14° vennero erette le tre grandi parrocchiali di S. Nicola - demolita all'inizio dell'Ottocento - presso la chiesa della Vergine, di S. Giovanni accanto a S. Servazio e, a N della città, di S. Matteo, la cui fondazione risale al sec. 13° e che venne ampliata nel 15° e 16° secolo.Di grande importanza per M. sin dall'Alto Medioevo fu naturalmente il culto di s. Servazio, da quando nella seconda metà del sec. 6° Gregorio di Tours (Hist. Fr., II, 5; De gloria confessorum, 72) aveva annotato che il santo era stato sepolto sulle rive della Mosa. La tomba di s. Servazio, nel luogo di sepoltura a O fuori del castellum romano di M., divenne ben presto oggetto di devozione.Una recente campagna di scavi, condotta negli anni 1981-1989, ha consentito di acquisire molte nuove conoscenze in merito alla storia della chiesa di S. Servazio. La prima cappella funeraria si trovava sotto l'edificio attuale, pressappoco nel punto in cui è collocata oggi la confessio, ritenuta tradizionalmente sede della tomba del santo. Si trattava di una costruzione di piccole dimensioni, risalente al sec. 4° o al 5°, di impianto grosso modo quadrato, edificata in pietra (m. 4,303,90); all'entrata era contrapposto un bacino battesimale che può essere datato intorno al 400.Questa cella memoriae venne sostituita nel sec. 6°-7° da una chiesa funeraria che sembra corrispondere a quella - definita da Gregorio di Tours come magnum templum - costruita dal vescovo Monulfo dopo il 549 in onore di s. Servazio (De gloria confessorum, 72), alla quale venne aggiunto un coro occidentale tripartito tra la fine del sec. 7° e l'inizio dell'8°; alla metà del sec. 8° venne innalzata una nuova basilica a tre navate - dotata di una cripta intorno alla tomba del santo -, del cui coro non si conosce l'impianto, ulteriormente ampliata, nel sec. 9°-10°, in direzione ovest. È senza dubbio di alta qualità un frammento di bassorilievo - rinvenuto durante gli scavi - probabilmente parte di una transenna del coro, che raffigura la Fuga in Egitto e la Strage degli innocenti (Schatkamer van de Sint-Servaasbasiliek): databile al 750 ca., esso apparteneva alla chiesa carolingia, che ha restituito inoltre alcuni frammenti di pitture murali e di vetrate.Tra la fine del sec. 10° e gli inizi dell'11° la chiesa venne ricostruita più grande, con un coro orientale e uno occidentale; si realizzarono inoltre una piccola cripta presso la tomba del santo e un'altra più ampia sotto il coro orientale, quest'ultimo tripartito e caratterizzato da un transetto con terminazioni poligonali dei bracci e gallerie. La consacrazione del 1039, anno in cui l'imperatore salico Enrico III (1017-1056), detto il Nero, fu presente a M., riguardò probabilmente tale nuovo edificio. Nella seconda metà del sec. 11° ebbe luogo una significativa ricostruzione del coro e del transetto, sostanzialmente rimasto intatto fino ad allora.Le forme architettoniche prescelte per la prima e per la seconda campagna costruttiva del sec. 11° volevano rispettivamente sottolineare il prestigio della casata sassone e di quella salica (Mekking, 1986). Le strutture inferiori del Westwerk e della navata centrale con le navate laterali della chiesa originaria degli inizi del sec. 11° esistono ancora; a partire dal 1070 i bracci del transetto e il coro vennero invece ricostruiti con cappelle, sull'esempio del duomo di Colonia, probabilmente per impulso di Annone II (1056-1075), arcivescovo di quella città.Nella seconda metà del sec. 12° vennero avviati nuovi interventi sull'architettura del S. Servazio, completati solo nel sec. 13°; il coro venne rinnovato e munito di una galleria cieca e di torri, a diretta imitazione dell'esempio imperiale della chiesa della dinastia salica a Spira. Venne trasformato anche il Westbau, certamente nella parte alta; le torri risalgono al 12° o all'inizio del 13° secolo.Aggiunte o cambiamenti di età gotica o più tardi non hanno intaccato che superficialmente la chiesa romanica; la navata e il transetto vennero coperti da volte nel Trecento e furono annesse cappelle alle navate laterali. La più prestigiosa aggiunta gotica alla chiesa di S. Servazio fu la costruzione, nel secondo quarto del Duecento, di un portale di gusto francese, il Bergportaal ('portale della Montagna'), sul lato meridionale della facciata. Il timpano mostra come rappresentazione principale Cristo che incorona Maria in cielo e, nella fascia sottostante, la Dormizione e l'Assunzione della Vergine; negli archivolti è raffigurato l'albero di Iesse, che si protende a includere l'indicazione della parentela di Servazio con Cristo e Giovanni Battista; le statue-colonna sul lato ovest raffigurano personaggi veterotestamentari, quelle sul lato est personaggi del Nuovo Testamento e S. Servazio.Della decorazione medievale e dell'arredo della chiesa restano, oltre al tesoro, pochi pezzi. Di alto livello è il rilievo doppio, in pietra da taglio, collocato tra Westbau e navata, raffigurante nella parte inferiore la Madonna in trono con il Bambino in una mandorla sorretta da angeli e nella lunetta superiore Cristo in trono che incorona s. Pietro e s. Servazio inginocchiati ai suoi piedi, entrambi con le chiavi del cielo come attributo. Questo rilievo, che era originariamente ornato con pietre preziose e con corone di metallo sul capo di Cristo e di Maria, venne realizzato probabilmente nel 1167-1168 e, nel contesto della politica ecclesiastica, vi si può leggere un riferimento all'imperatore Federico I Barbarossa. Già nel sec. 13° una Sedes sapientiae in legno era addossata al lato occidentale liscio del doppio rilievo sull'altare; questa immagine, pesantemente restaurata in stile neogotico, si trova ora sull'altare di una delle cappelle laterali; un timpano romanico, raffigurante la Maiestas Domini, deve essere all'incirca contemporaneo al doppio rilievo (1165-1170 ca.). Nella decorazione plastica dell'edificio spiccano i capitelli figurati della galleria del Westbau, databili agli anni sessanta del sec. 12°, con scene profane che simboleggiano probabilmente i poteri temporali e legislativi del Capitolo di S. Servazio. Di una transenna del coro, dell'inizio del sec. 14°, raffigurante Storie della vita di s. Servazio, restano solamente alcuni frammenti rinvenuti nel corso degli scavi. La statua lignea di S. Servazio, di dimensioni superiori a quelle naturali, venne scolpita probabilmente a Colonia intorno al 1300; essa costituiva originariamente il centro della transenna del coro e si trova oggi addossata al pilastro nord-ovest della crociera della chiesa.Per quanto concerne la chiesa dedicata alla Vergine, è certo che nel luogo di quello attuale si trovasse già prima dell'anno Mille un edificio religioso, del quale tuttavia non si conoscono né la forma né le dimensioni. La chiesa dei vescovi di M. nel tardo sec. 6° e all'inizio del 7° era anch'essa situata presumibilmente sul medesimo sito, lungo la riva occidentale della Mosa.Nel primo quarto del sec. 11° si intraprese una vasta campagna costruttiva, erigendo la porzione inferiore dell'imponente Westbau e, forse, alcune parti della navata; si operò inoltre anche sul lato est, a quanto testimoniano alcuni capitelli degli inizi del sec. 11° conservati nella cripta orientale. Intorno al 1160 seguì una nuova fase edilizia, che vide l'avvio della costruzione della terminazione orientale della chiesa, esemplata direttamente sul modello del S. Servazio, con il quale l'edificio intendeva misurarsi sul piano architettonico; tale progetto venne tuttavia ben presto abbandonato per seguire piuttosto come nuovo modello il Saint-Lambert, la chiesa episcopale di Liegi: alla metà del sec. 12° venne infatti realizzato un coro con deambulatorio e cripta sottostante e con due torri affiancate ai lati, analoghe a quelle del S. Servazio ma più distanti l'una dall'altra e munite di portale. Anche il corpo longitudinale dell'edificio venne rinnovato, con l'aggiunta di torri di non eccessive dimensioni. La copertura a volte della navata centrale risale al primo quarto del sec. 13°, così come quella del coro occidentale nel Westbau; è presumibile inoltre che quest'ultimo venisse in quell'epoca sopraelevato. All'inizio del sec. 13° continuarono ancora i lavori nel coro orientale, che previdero tra l'altro la realizzazione di una galleria superiore stilisticamente affine al Bergportaal del S. Servazio. Il portale sul lato settentrionale del Westbau, aggiunto all'inizio del sec. 13° ma modificato pesantemente nel Quattrocento, a partire dall'inizio del sec. 20° viene utilizzato come cappella per il culto di una scultura votiva raffigurante la Madonna, detta Sterre der Zee ('Stella del mare'), che si trovava originariamente presso i Francescani di M.: databile al primo sec. 15°, l'opera proviene presumibilmente dalla Boemia. Nella chiesa della Vergine si trovano ancora alcune sculture lignee tardomedievali.Nella decorazione architettonica meritano una particolare attenzione i capitelli del coro e, fra questi, quello di Heimo, raffigurante un uomo inginocchiato che offre un capitello decorato alla Vergine, forse uno scalpellino il cui nome Heimo compare in alto su un'iscrizione scolpita. Va menzionato il rilievo in pietra del sec. 12° raffigurante il Giuramento sulle reliquie, ora nel S. Servazio.Il tesoro del Capitolo di S. Servazio risulta già menzionato da Heinric van Veldeke nella seconda parte del suo Sente Servas: le reliquie del santo venivano conservate infatti all'epoca in un tresoer, una piccola cappella doppia. Costruita verso il 1170 sul lato settentrionale del coro, essa costituiva soprattutto una sede sicura per custodire oggetti preziosi e reliquie utilizzati solo in occasioni particolari. L'Ordinarius custodum, che probabilmente risale al 1400, pervenuto in una copia del 1600 ca. (Rijksarch. in Limbourg, Arch. kapittel Sint Servaas, 166), riporta dettagliatamente il modo in cui il tesoro veniva utilizzato. Il manufatto più importante conservato nella Schatkamer van de Sint-Servaasbasiliek è senza dubbio la cassareliquiario di s. Servazio, detta Noodkist ('cassa del bisogno'): si tratta di uno scrigno realizzato nel 1167-1168 in area reno-mosana, forse a M. stessa, in rame dorato, bronzo, smalto, vernice bruna, filigrana, con struttura interna in legno, insieme a quattro pendants di dimensioni minori (Bruxelles, Mus. Royaux d'Art et d'Histoire). Intorno al 1400 il cranio di s. Servazio venne trasferito dalla Noodkist in un busto-reliquiario a parte, che alla fine del sec. 16° fu sostituito da quello attuale, in rame dorato e argento; del piedistallo del busto-reliquiario gotico si conservano otto rilievi in argento, raffiguranti Storie della vita di s. Servazio (Amburgo, Mus. für Kunst und Gewerbe).All'interno del tesoro occupano un posto centrale i Servatiana, gli oggetti ritenuti di proprietà personale di Servazio; il più importante è la chiave d'argento (lunghezza cm. 28,5), realizzata all'inizio del sec. 9° dalla medesima bottega che eseguì la fusione della cancellata in bronzo della Cappella Palatina di Aquisgrana. Tale chiave era forse originariamente intesa sia come segno di potere per Carlo Magno sia come clavis David e doveva rimandare simbolicamente al potere spirituale e temporale del sovrano; dal sec. 11° la chiave risulta ascritta a s. Servazio, il quale avrebbe avuto a Roma una visione di s. Pietro come una delle chiavi del Cielo. Facevano inoltre parte di questo tesoro l'arco di Eginardo e una pisside di avorio (Londra, British Mus.).Numerosi manufatti di notevole importanza sono custoditi nella Schatkamer van de Basiliek van Onze Lieve Vrouw: già a partire dal 1286 era documentata, all'interno del tesoro, la presenza della Cintola di Maria, forse di origine costantinopolitana, attualmente collocata in una custodia tardoquattrocentesca. Il Capitolo della chiesa era entrato in possesso nel 1204, come bottino della quarta crociata, di un frammento della croce di Cristo, considerato uno dei più grandi del mondo, ora a Roma (Tesoro di S. Pietro), racchiuso in un reliquiario in oro (altezza cm. 38,3) a croce patriarcale, o a doppia croce, presumibilmente di provenienza costantinopolitana e databile fra il 1050 e il 1150.
Bibl.:
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