MACANIDA
Tiranno di Sparta ove tenne il potere come tutore del giovane re Pelope, figlio di Licurgo. Se anch'egli appartenesse o pretendesse di appartenere alla fmmiglia degli Euripontidi, non è tramandato; la tradizione lo presenta tuttavia non tanto quale tutore, ma più esplicitamente come tiranno. Egli assunse il potere dopo la morte del re Licurgo (verso il 212 a. C.) e prima del 209. L'altro re di Sparta, Agesipoli, dato come collega a Licurgo (220 a. C.), era in esilio; che anche Pelope fosse costretto a seguirlo, è assai dubbio. L'alleanza stretta da Pelope con gli Etoli e i Romani (210 a. C.) deve essere già opera di M., che seguì una politica amica verso la lega etolica e ostile agli Achei, naturalmente avversi alla politica anti-unionista che Sparta avrebbe voluto attuare nel Peloponneso. M. doveva mirare, per consolidare il suo potere, a soddisfare alle necessità delle classi più disagiate ed alle aspirazioni dei Lacedemoni a rimperare il perduto predominio, nel tempo in cui le ripercussioni della seconda guerra punica si facevano sentire anche nella Grecia. Gli Etoli, l'Elide, Messene e Sparta parteggiavano per Roma; la Macedonia e la Lega Achea stavano per Annibale. Profittando della caduta d'Egina, presa dai Romani, M. assalì gli Achei premuti a settentrione dagli Etoli, coi quali Sparta era alleata, e tolse loro la città di Tegea nell'Arcadia meridionale (209 a. C.). Gli Achei si rivolsero per aiuto a Filippo V di Macedonia, che riportò successi non decisivi sugli Etoli. I tentativi di concludere la pace fallirono e, ripresa la guerra, Filippo unito con gli Achei sconfisse gli Etoli sul Lariso, ma dovette presto tornare in Macedonia. Gli Etoli, incoraggiati dalla presenza dei Romani e di Attalo di Pergamo, ripresero le scorrerie contro i vicini, i quali si rivolsero a Filippo, e con essi anche gli Achei minacciati di nuovo dalla guerra etolica e da M. accampato presso i confini dell'Argolide. M., alla notizia dell'avvicinarsi di Filippo, tornò nella Laconia. Frattanto la Lega achea per opera di Filopemene (stratego 208-207 a. C.) compì la sua riforma militare, costituendo un esercito di 15.000 uomini e forse più. Tuttavia M. volle tentare contro la Lega achea un colpo simile a quello che gli era riuscito contro Tegea. Egli si mosse da Tegea alla conquista di Mantinea. Ma a difesa di Mantinea intervenne Filopemene con le sue milizie, parte achee e parte mercenarie. M. riuscì a sconfiggere i mercenari dell'ala sinistra achea, ma commise l'errore d' insistere nell'inseguimento dei fuggiaschi, mentre Filopemene, rinsaldata la sua fronte di battaglia, sconfisse gli Spartani che gli erano rimasti di fronte e poi sbaragliò quelli che con M. tornavano dall'inseguimento. M. stesso fu ucciso da Filopemene (207 a. C.). La disfatta degli Spartani fu decisiva, gli Achei ripresero Tegea e saccheggiarono la Laconia indifesa. A Sparta Pelope rappresentava ancora il potere legittimo; ma, appoggiandosi sul partito che aveva sostenuto M., assunse il potere Nabide.
Bibl.: B. Niese, Geschichte der griech. und mak. Staaten, II, Gotha 1899, pp. 482 segg.; C. Petit-Dutaillis, De Lacedaemoniorum reipublicae supremis temporibus, Parigi 1894; Fougères, Montinée et l'Arcadie Orientale, Parigi 1898, p. 591 segg.; J. Kromayer, Antike Schlacthfelder, Berlino 1903, p. 291 segg.; G. Niccolini, La Confederazione Achea, Pavia 1914, p. 95 segg., 102 seg.; G. De Sanctis, St. dei Romani, III, ii, Torino 1917, pp. 421, 425, 428; The Cambridge Ancient Hist., VIII, Cambridge 1930, pp. 127 segg., 133 seg. La data del 206 a.C. per la battaglia di Mantinea è sostenuta da G. Clementi, in Studi di st. ant. di G. Beloch, I, Roma 1891, p. 74 seg. (v. mantinea).