MACEDONIA.
– Demografia e geografia economica. Storia.
Demografia e geografia economica di Silvia Lilli. – Stato interno dell’Europa sud-orientale. La popolazione, secondo le stime di UNDESA (United Nations Department of Economic and Social Affairs), per il 2014 è di 2.108.434 ab., con una tendenza demografica stagnante rispetto al censimento del 2002, dovuta a un incremento naturale molto basso (1,9‰). La popolazione urbana costituisce poco meno del 60% del totale, con la capitale, Skopje, come maggiore agglomerato (circa 500.000 ab.). I dati sulla composizione etnica del Paese sono fermi al 2002, ma è presumibile che la percentuale albanese abbia continuato a crescere a discapito di quella macedone. I rapporti tra le due etnie restano tesi. Uno dei maggiori problemi che gravano sul Paese rimane la disoccupazione, calcolata al 29% nel 2014, dato che non tiene conto, tuttavia, della grande porzione di occupati nel mercato nero; particolarmente grave è la disoccupazione giovanile (54%), per la quale la M. è al quarto posto tra i Paesi del mondo. L’economia macedone, piuttosto contenuta, continua a crescere a ritmi abbastanza buoni (3,4% nel 2014), e un ruolo molto importante è rappresentato dal settore primario, che assorbe quasi un quinto della forza lavoro e contribuisce al 10% del PIL; il 15% delle esportazioni del Paese, inoltre, interessa prodotti alimentari. Il mercato macedone risulta ben integrato con quello europeo, grazie anche all’accordo di stabilizzazione siglato con l’Unione Europea (UE) nel 2001, e quali partner commerciali figurano ai primi posti Germania, Gran Bretagna, Grecia, Italia e Serbia. Tuttavia, il veto greco continua a impedire l’ingresso della M. nell’UE e nella NATO. Il settore industriale, trainante negli anni Novanta, risulta ridotto al 25% nel 2012. Il PIL pro capite a parità di poteri d’acquisto (PPA) è nella media regionale (13.204 $ nel 2014), e l’inflazione è contenuta (2,8% nel 2013). Prospettive di crescita per l’economia del Paese sono riposte nei progetti di trasporto europeo lungo l’asse Est-Ovest del Corridoio paneuropeo 8, così come nel progetto finanziato dagli Stati Uniti dell’oleodotto transitante tra Albania e Bulgaria attraverso il territorio macedone (progetto Ambo).
Storia di Lorena Pullumbi. – Al contrario di altre Repubbliche ex iugoslave, la M. riuscì a conseguire l’indipendenza in modo relativamente pacifico, senza essere turbata in maniera diretta dai gravi conflitti che negli anni Novanta segnarono la regione. Attraversata una fase di pericolosa instabilità per la presenza di gruppi armati albanesi al confine con il Kosovo e dopo aver cercato di dare risposta alle rivendicazioni della minoranza albanese con gli accordi di Ocrida del 2002, nel primo quindicennio del 21° sec. la M. si trovò ad affrontare sfide quali la polarizzazione politica, la riforma del sistema giudiziario, il completamento delle riforme economiche e la lotta all’endemica corruzione. Nelle elezioni anticipate del giugno 2008, l’Organizzazione rivoluzionaria interna macedone-Partito democratico per l’unità nazionale macedone (VMRO-DPMNE) si aggiudicò la vittoria conquistando 63 dei 120 seggi del Parlamento: il suo leader Nikola Gruevski, già premier dal 2006, fu confermato nell’incarico e formò una coalizione con l’Unione democratica per l’integrazione (DUI) di Ali Ahmeti, il partito albanese. La principale forza politica di opposizione, l’Alleanza socialdemocratica della Macedonia (SDSM), si fermò a quota 28 seggi. Il VMRO-DPMNE vinse anche le successive elezioni presidenziali del 2009, con il suo candidato Gjorge Ivanov che al secondo turno superò – con oltre il 63% dei voti – il socialdemocratico Ljubomir Frčkoski.
Agli inizi del 2011 una crisi politica scosse la M., a seguito della decisione delle forze di opposizione di boicottare i lavori parlamentari in segno di protesta contro il congelamento dei conti in banca della televisione privata A1 TV e di tre quotidiani indipendenti, media tutti riconducibili al magnate Velija Ramkovski – arrestato per reati fiscali nel dicembre 2010 – e noti per aver espresso posizioni critiche nei confronti del governo. Le elezioni anticipate chieste dalle opposizioni si svolsero nel giugno 2011 e videro ancora una volta l’affermazione del VMRO-DPMNE, che tornò al governo in coalizione con il DUI. Nell’estate nel 2011, non potendo corrispondere gli arretrati di tasse non pagate, A1 TV e i tre quotidiani furono chiusi, mentre nel marzo 2012 Ramkovski fu condannato a 13 anni di reclusione. Nel settembre 2013, dipendenti dell’amministrazione pubblica ed ex ufficiali dei servizi segreti furono arrestati e accusati di spionaggio per un presunto passaggio di informazioni riservate a diverse agenzie straniere. Nell’aprile 2014, Ivanov fu confermato alla presidenza della Repubblica; nella stessa occasione il VMRO-DPMNE si confermò primo partito del Paese in nuove elezioni anticipate e Gruevski tornò per la quarta volta a ricoprire l’incarico di primo ministro.
La crisi di legittimità del governo si approfondì nei primi mesi del 2015 dopo la diffusione, da parte del leader dell’opposizione socialdemocratica Zoran Zares, di intercettazioni telefoniche dei servizi segreti. Esponenti del governo apparvero coinvolti in gravi abusi di potere, controllo del sistema giudiziario, dei media e frode elettorale. Nel maggio 2015 la città di Kumanovo fu scossa da gravissimi scontri tra forze dell’ordine e un gruppo armato non identificato: le autorità dichiararono di aver sventato un complotto di matrice terroristica, mentre parte dell’opinione pubblica accusò il governo di voler distrarre l’attenzione dalle accuse di abuso di potere. L’opposizione diretta da Zares boicottò le sedute del Parlamento e chiamò alla protesta di piazza, chiedendo le dimissioni di Gruevski. Sotto gli auspici della UE, i negoziati per risolvere la crisi politica si conclusero con l’accordo di indire elezioni anticipate nell’aprile 2016. Nell’agosto 2015, i pressanti flussi migratori verso la UE, in particolare dalla Siria, costrinsero il governo a dichiarare lo stato di emergenza in due regioni di confine e a chiudere per alcuni giorni la frontiera con la Grecia.
In politica estera, la M. continuò a perseguire l’obiettivo dell’integrazione nel blocco occidentale attraverso l’ingresso nella NATO e nella UE. Il percorso fu complicato dalla disputa sul nome perché la Grecia al summit dell’Alleanza atlantica del 2008 pose il veto all’ammissione del Paese, nonostante un accordo siglato nel 1995 che impegnava Atene a non ostacolare l’ingresso della M. nelle organizzazioni internazionali. La Grecia mantenne ferma la sua posizione chiedendo alla Repubblica ex iugoslava di aggiungere un ‘aggettivo qualificativo’ alla sua denominazione costituzionale per differenziare il Paese dall’omonima regione settentrionale greca. In tema di rapporti con l’UE, nel dicembre 2009 la M. usufruì della liberalizzazione del regime dei visti Schengen, una decisione che fu accolta con preoccupazione dai Paesi dell’area a causa dell’alto numero di domande d’asilo. Il governo macedone e la Commissione europea iniziarono un dialogo ad alto livello sull’adesione nel marzo 2012, focalizzato sullo Stato di diritto, la riforma della pubblica amministrazione, la libertà d’espressione, la riforma elettorale e il rafforzamento dell’economia di mercato.