MACHADO de ASSIS, Joaquim Maria
Scrittore brasiliano, nato il 21 giugno 1839 a Rio de Janeiro, morto ivi il 29 settembre 1908. Meticcio, nato di oscura famiglia, faticò, per vivere, in duri mestieri; fu dapprima tipografo, frequentando però le biblioteche pubbliche, dove ebbe agio di addestrarsi nello studio dei classici e in letture svariatissime, letterarie, storiche e filosofiche. Fin d'allora sentì nel primo travaglio dell'ingegno la necessità di crearsi per la sua espressione artistica mezzi adeguati. I primi saggi, scritti in margine al suo lavoro di tipografo, gli aprirono la redazione di un importante giornale e insieme quella vita letteraria che lo doveva rendere famoso.
Già nel suo primo libro di liriche (Chrysalidas, Rio de Janeiro 1864), M. de A. rivelava la serietà e la profondità del suo sentimento. Poeta ancora romantico, egli aveva tuttavia proprî caratteri di meditazione, di sobrietà e misura, profondamente contrastanti con l'esuberanza verbale e scomposta di alcuni dei migliori della seconda generazione romantica brasiliana. Perché i suoi maestri erano, allora, Lamartine, Vigny e Garrett, tre romantici che non avevano dimenticato la lezione dei classici. Lo stesso carattere, tecnicamente affinato, presenta il volume seguente (Chalenas, 1870), mentre le Americanas (1875) costituiscono forse l'ultima manifestazione, nel Brasile, dell'"indianismo". Nelle Occidentaes, per la prima volta pubblicate in aggiunta alle tre raccolte precedenti (Poesias completas, 1901), il poeta offre la visione più matura del suo mondo spirituale. Molte delle poesie che ne fanno parte, come Circulo vicioso, Mosca azul, Uma creatura, Mundo interior, erano note e ammirate già prima, perché apparse in periodici del tempo. La fama raggiunta da M. de A. come romanziere e novelliere soverchiò e nocque poi alquanto all'opera sua di poeta. Nel prosatore notiamo un primo periodo romantico, nel quale diede i Contos fluminenses (1870), le Historias da meia noite (1873), i romanzi Resurreåão 1872), A mão e a luva (1874), Helena (1876) e Yaya Garcia (1878); v'è in essi una certa disuguaglianza di pensiero, propria dell'artista che ancora non riesce a esprimere chiaramente la propria concezione della realtà umana. Senza dubbio risentì nella sua sensibilità l'esempio di altri scrittori, suoi parenti spirituali, quali, oltre Luciano e Lucrezio, Shakespeare, Cervantes, Montaigne, Sterne, Leopardi, Schopenhauer, France; ma è stato notato giustamente come due fattori nuovi agissero sull'animo suo: l'aggravarsi di una infermità incurabile, l'epilessia, e il naturalismo trionfante; il primo velo di pessimismo la sua visione della natura; l'altro influì sul suo procedimento artistico. Il secondo periodo della sua attività è già quello della perfezione, letteraria e psicologiea. S'inizia con Memorias posthumas de Braz Cubas (1880), vero capolavoro, seguito da altri quattro romanzi, anch'essi della stessa sostanza artistica: Quincas Borba (1891), Dom Casmurro (1900), Esaú e Jacob (1904), Memorial de Ayres (1908), e da quattro nuove raccolte di novelle piene di umorismo in uno stile dei più perfetti che vantino le letterature di lingua portoghese. M. de A. fu il pensatore del supremo disinganno, nella cui considerazione il dubbio è meno che dubbio, poi che svanisce nella certezza dell'irreparabile. Per lui "l'esistenza non è che miseria, e la natura contempla indifferente i nostri infortunî". Ma pure bisogna vivere, e nella vita la pratica della bontà è ancora uno dei pochissimi mezzi che ci possano procurare una felicità relativa. A M. de A. e ai migliori ingegní della Revista Brasileira deve il Brasile la fondazione dell'Accademia brasiliana di lettere, di cui egli fu presidente fino alla morte.
Opere: Oltre alle citate, tutte edite a Rio de Janeiro: Desencantos, phantasia dramatica (1861); Os deuses de casaca (commedia, 1866); Resurreiåão (1872); Tu só, tu, puro amor (commedia, 1881); Papeis avulsos (1882); Historias sem data (1884); Varias historias (1896); Paginas recolhidas (1896); Reliquias de casa velha (1906); Critica e Theatro, a cura di M. de Alencar (1910). Sono stati tradotti in italiano da M. da Silva, Le memorie postume di Braz Cubas (Milano 1928); e da G. Alpi, oltre le stesse Memorie (Lanciano 1929), Quincas Borba (Milano 1930); Don Casmurro (Roma 1930).
Bibl.: S. Romero, M. de A., Rio de Janeiro 1897; J. Verissimo, in Estudos de literatura brasileira, Parigi 1901-1907; C. Magalhães de Azeredo, Homens e livros, Rio de Janeiro-Parigi 1902; Oliveira Lima e altri, M. de A. et son oeuvre littéraire, Parigi 1909; M. de Alencar, Alguns escritos, Rio de Janeiro-Parigi 1910; A. Maya, M. de A. Algumas notas sobre o "humour", Rio de Janeiro 1912; A. Pujol, M. de A., S. Paulo 1917; Graça Aranha, M. de A. e J. Nabuco. Comentarios e notas a correspondencia entre estes dois escriptores, S. Paulo 1923. La Revista da Ac. bras. de letras pubblica, sin dal 1930, i carteggi di M. de A.; Cartas de M. de A. e E. de Cunha, Rio de Janeiro 1931.