MACHAON (Μαχάων, Machaon)
Eroe greco, figlio di Asklepios, e come tale particolarmente esperto nell'arte della medicina, insegnatagli dal padre che a sua volta l'aveva appresa dal centauro Chirone.
Signore di Trikka in Tessaglia, M. partecipa con un contingente di trenta navi insieme al fratello Podalirio, alla guerra di Troia (Il., ii, v. 729 ss.); qui combatte ed è anche ferito da Paride (Il., xi, 504 ss.); ma di lui Omero, come tutta l'epica minore, ricorda soprattutto le funzioni di medico dell'esercito greco (assistenza di Menelao, guarigione di Filottete). Secondo Virgilio (Aen., ii, v. 263) M. è uno dei Greci che prendono parte all'espugnazione della città, nascosti nel cavallo di legno. Nell'epica più antica invece M. muore prima della caduta di Troia, ucciso dal figlio di Telefo, poco dopo aver guarito Filottete.
M. in tutto l'epos appare semplicemente come un essere umano, per nulla dotato di poteri soprannaturali. Solo molto tardi arriva ad essere considerato dio della medicina e come tale diviene oggetto di culto, associato per lo più alle altre divinità salutari e guaritrici, soprattutto ad Asklepios, a cui era collegato già nella tradizione come suo figlio. Il culto di M., e così quello degli altri Asclepiadi e di Asklepios stesso, ben lontano da affondare le sue radici nel patrimonio generale della mitologia panellenica, sorge, assai probabilmente, come culto eroico della Tessaglia, dove l'epos inquadra le figure di M. e Podalirio, in quanto li dice signori di Trikka. Più tardi, nel V-IV sec. a. C., culto e templi di Asklepios e degli Asclepiadi sono attestati in tutto il mondo greco, da Atene, al Peloponneso, alla Tessaglia, a Pergamo ecc. In un secondo momento però, mentre cresce e si diffonde il culto di Asklepios, che passa al mondo romano, le due figure di M. e Podalirio scompaiono e il loro posto accanto ad Asklepios è occupato da Igea o da altre nuove divinità. Le rappresentazioni figurate di M. si possono dividere in due categorie: quelle che si riportano all'attività di M. guerriero e medico nella guerra troiana, e quelle connesse con la sua personalità divina e determinata dalle necessità del culto di cui è oggetto.
Fra le prime vanno ricordate: 1) le scene della guarigione di Filottete su due specchi etruschi (v. machan) e su numerose gemme e corniole. 2) M. che assiste Menelao mentre si estrae la freccia dalla ferita infertagli da Pandaro, rappresentato, oltre che su diversi scarabei, sulla Tabula Iliaca del Museo Capitolino, come pure forse sul frammento simile di Parigi. 3) M. che nella tenda di Nestore si medica la ferita ricevuta da Paride è da vedersi forse su una terracotta romana al British Museum.
Nella seconda categoria rientrano fondamentalmente i rilievi votivi e le statue di culto. Piuttosto cospicuo è il gruppo dei rilievi del Museo Nazionale di Atene, provenienti per la maggior parte dall'Asklepieion ateniese, i quali presentano una scena all'incirca sempre dello stesso tipo: un certo numero di figurette di adoranti si avvicinano ad Asklepios, che sta di solito assiso in trono ed è affiancato da una o più divinità secondarie, in numero variabile. In molti casi, quando non c'e una iscrizione chiarificatrice, risulta pressoché impossibile distinguere M. dagli altri Asclepiadi, prive come sono tutte queste figure di caratterizzazioni particolari, e la sua presenza si può dare perciò solo come probabile.
Quanto alle statue di culto di M., ne esiste, sembra, soltanto una al Museo Nazionale di Atene, proveniente dal santuario di Epidauro; ma di molte altre abbiamo il ricordo nelle fonti: a Gerenia (Laconia), nel tempio a lui esclusivamente dedicato, M. era rappresentato con una corona in testa (Paus., iii, 26, 9); nell'Asklepieion ateniese aveva una statua accanto a quella del padre (Paus., i, 21, 4), e così a Messene (Paus., iv, 31, 8 ss.) dove le statue erano opera di Damophon da Messene; e nello stesso tempio Omphalion aveva dipinto su una parete le effigi di M. e Podalirio.
In una categoria intermedia fra le due considerate si possono porre le monete di Trikka con la testa di M. e la statua marmorea (di cui non si conserva che la base con l'iscrizione in lettere greche) che sorgeva a Perge in Pamphylia: faceva parte, insieme ad altre numerose statue di divinità e di eroi mitici per lo più legati al ciclo troiano, della complessa decorazione scultorea di un grande cortile colonnato (congiunto alla porta monumentale della città) la cui costruzione va considerata di epoca imperiale romana.
Monumenti considerati. - Per l'elenco completo delle rappresentazioni certe o probabili della figura di M. cfr. Pauly-Wissowa, s. v. In particolare: Tabule Iliache: U. Mancuso, in Atti Acc. Lincei, 1909, p. 663 ss. Terracotta romana: Combe, Cat. Terr. Br. Mus., tav. xii, 20. Rilievi dell'Asklepieion: J. N. Svoronos, Athener Nationalmuseum, passim e in particolare tav. xxxvii, 4 e xxxix, 2. Statua da Epidauro: Eph. Arch., 1917, tav. I. Monete di Trikka: B. V. Head, Hist. numorum, 311. Ritrovamenti di Perge: Fast. Arch., 1953, n. 2721; A. M. Mansel, in Arch. Anz., 1956, p. 153 ss.
Bibl.: O. Höfer, in Roscher, II, 2, 1894-97, c. 2228, s. v.; Kolf, in Pauly-Wissowa, XIV, 1928, c. 144 ss., s. v.
(S. De Marinis)