MACHERONTE (Μαχαιροῡς, Machaerus)
). Località della Giordania, situata su una collina presso l'odierno villaggio di Mukawer, non lontano dal Mar Morto, a 700 m s.l.m. sull'altopiano moabitico. Il nome arabo Qaṣr al-Mišnaqa («fortezza dell'impiccagione») indica, fra lo wādī Zerqa Ma‘in a Ν e lo wādī Mugib (il biblico Arnon) a S, le rovine di una fortezza asmonea e poi erodiana, che V. J. Seetzen nel 1807 identificò con l'antica Machaerus, citata da Flavio Giuseppe (Bell. lud., 1, 8, 161; VII, 6, 1-2 e 171; Ant. lud., XVIII, 2, 116-119). Dopo i sondaggi effettuati (1968) da J. Vardaman, una ricognizione su scala più ampia venne portata a termine da A. Strobel nel 1973; lo scavo sistematico è stato condotto dallo Studium Biblicum Franciscanum di Gerusalemme, sotto la guida di V. C. Corbo (1978-1981).
Costruita da Alessandro Ianneo (103-76 a.C.) come caposaldo contro i vicini Nabatei, la fortezza fu distrutta nel 57 a.C. da Gabinio, governatore della Siria e seguace di Pompeo, e poi completamente smantellata con la conquista romana della Palestina. Data l'importanza strategica del sito, Erode il Grande fece erigere sulle rovine una nuova reggia-fortezza, che fu poi ereditata da Erode Antipa (4 a.C.-39 d.C.): durante il regno di quest'ultimo, fu qui imprigionato e decollato Giovanni Battista.
Nel 72 d.C., al termine della prima rivolta giudaica, M. fu assediata, conquistata e rasa al suolo da Lucilio Basso.
Della fortezza asmonea, lo scavo ha rivelato le torri difensive 1-3, mentre gli ambienti interni sono rimasti sepolti sotto le strutture erodiane.
Gli edifici della reggia-fortezza erodiana sono meglio ricostruibili, anche se la distruzione romana fu capillare. È stata rinvenuta la cinta muraria; all'interno di questa sono identificabili blocchi di abitazioni, molto ben distinti da cortili e corridoi. Nel settore orientale sono a Ν i magazzini e a S il complesso delle terme, con apodyterium, tepidarium, calidarium, laconicum, frigidarium; numerosissimi sono i frammenti della decorazione di stucco.
Nel settore occidentale sono invece stati rinvenuti due triclini: forse uno per gli uomini, l'altro per le donne. Questo si può porre in relazione con il racconto evangelico della morte del Battista, che dà conto di tale peculiarità architettonica (Ev. Marc., VI, 21-29), anche se (come il sinottico Ευ. Matth., XIV, Ι-ΙΙ) non nomina esplicitamente Macheronte.
Bibl.: Rapporti preliminari di scavo: V. Corbo, in Liber Annuus, XXVIII, 1978, pp. 217-231; XXIX, 1979, pp. 315-326; XXX, 1980, pp. 365-376; V. Corbo, S. Loffreda, ibid., XXXI, 1981, pp. 257-286; M. Piccirillo, in AAJ, XXIII, 1979, pp. 177-183; S. Loffreda, ibid., XXV, 1981, pp. 85-94. - V. inoltre: A. F. Rainey, Surface Remains Pertaining to the Fall of Macherus, in Erlsr, Χ, 1971, p. XIX; A. Strobel, Observations about the Roman Installations at Mukawer, in AAJ, XIX, 1974, pp. 101-127; id., Das römische Belagerungswerk um Machärus. Topographische Untersuchungen, in ZPE, XC, 1974, pp. 128-184; id., Auf der Suche nach Machärus und Kallirrhoe. Selbstzeugnisse und Dokumente zu einem geographischen Problem des ig. Jahrhunderts, in ZDPV, XCIII, 1977, pp. 247-267.