MACRINO (M. Opellius Macrinus)
Imperatore romano dall'11 aprile 217 all'8 giugno 218. Era nato a Cirta (Mauritania) nel 164 da umilissima famiglia. Sotto Settimio Severo aveva ricoperto cariche subalterne nell'amministrazione dello stato e successivamente divenne advocatus fisci (avvocato erariale). Caracalla lo prescelse come prefetto del pretorio, in sostituzione del celebre giureconsulto Papiniano (213). M. sentendosi insidiato anch'esso da Caracalla lo prevenne organizzando un complotto, in seguito al quale l'imperatore fu ucciso mentre si trovava a Carre in Mesopotamia durante la campagna contro i Parti. M. peraltro seppe dissimulare abilmente la sua partecipazione a questa congiura, e approfittando dello scompiglio riuscì a farsi proclamare imperatore dall'esercito che pure era molto devoto al sovrano ucciso. M. mandò subito una missiva al Senato, chiedendone il riconoscimento e annunziando che la salma di Caracalla sarebbe stata trasportata a Roma perché le fossero rese solenni esequie. Il Senato, che odiava Caracalla, non fece difficoltà a concedere a M. il titolo di Augusto e al figlio Diadumeniano, di soli nove anni, il titolo di Cesare, di erede designato e di princeps iuventutis. Per rafforzare la sua autorità M. fece donativi ai soldati e finse una postuma adozione per collegarsi alla dinastia dei Severi, dando a sé stesso il nome di Severo e al figlio quello di Antonino. Dovette poi continuare la guerra intrapresa da Caracalla contro Artabano re dei Parti: una battaglia impegnata a Nisibis ebbe esito incerto ma subito dopo fu conclusa la pace, mediante il pagamento di una indennità di guerra ai Parti per le devastazioni commesse da Caracalla. M. si recò poi sulla frontiera danubiana e sistemò la situazione in Dacia. Tornato ad Antiochia tentò d'introdurre economie nell'amministrazione dello stato, riducendo le paghe ai soldati e sopprimendo le spese superflue. Ma la sua politica provocò il malcontento dell'esercito; ne approfittò abilmente Giulia Mesa, cognata di Caracalla, che era stata confinata a Emesa in Siria per far proclamare imperatore Vario Bassiano detto Eliogabalo (v.) figlio della sua figlia Soemiade. M. tentò di resistere, ma, abbandonato dai soldati, fuggì travestito da Antiochia. Fu però raggiunto, e, fatto prigioniero, fu ucciso presso Archelais (Cappadocia), secondo altri presso Calcedonia. La stessa sorte subì il decenne Diadumeniano che il padre aveva da poco nominato Augusto al confine tra la Siria e la Mesopotamia (218). M. fu il primo imperatore che provenisse dall'ordine equestre; fu pure il primo che per l'intera durata del suo breve regno non si recasse a Roma né in Italia.
Bibl.: G.M. Columba, Storia dell'Impero romano, Milano s.a., pp. 299-302; A. v. Domaszewski, Geschichte der römischen Kaiser, II, Lipsia 1909, pp. 270-71; H.I. Basset, Macrinus and Diadumenianus, Menaska 1920; E. Albertini, L'empire romain, Parigi 1929, pp. 260-62.