Macrobio
Sono poche le notizie certe sulla vita di Ambrogio Teodosio Macrobio, influente uomo politico di incerta origine e identificazione (forse africano, sicuramente non romano) che, tra la fine del 4° e la metà del 5° sec., ebbe a Roma una brillante carriera e fu in relazione con le famiglie più importanti, tra le quali quella dei Simmachi. È autore di opere erudite di ispirazione pagana e neoplatonica: il commento in due libri al ciceroniano Somnium Scipionis, che ebbe grande fortuna nel Medioevo; i sette Saturnaliorum libri, pervenutici lacunosi, contenenti una serie di dialoghi che vertono soprattutto su questioni di erudizione antiquaria, letteraria, filosofica e religiosa e sulle opere di Virgilio; e il trattato, giuntoci in frammenti, De differentiis et societatibus Graeci Latinique verbi.
Macrobio è autore ben noto agli ambienti umanistici, e diverse sono le edizioni che seguono la princeps (Venezia, Nicolaus Jenson, 1472) nell’ultimo quarto del Quattrocento e nei primi anni del Cinquecento (Brescia, Boninus de Boninis, 1483 e 1485; Venezia, [Johannes Rubeus], 1492; Venezia, Philippus Pincius, 1500; Brescia, Angelus Britannicus, 1501; Venezia, Lucas Antonius de Giunta, 1513, ecc.), comprendenti entrambe le opere maggiori.
È noto dai suoi stessi Ricordi che nella biblioteca di Bernardo Machiavelli (→) era presente un’edizione di Macrobio, ma è difficile accertare con sicurezza il grado di conoscenza dell’autore da parte di M. che non lo menziona mai esplicitamente; una possibile eco del commento al Somnium Scipionis, II 10, 6 (quis facile mundum semper fuisse consentiat [...]?, «chi concorderebbe facilmente sul fatto che il mondo sia sempre esistito [...]?») è stata comunque individuata in Discorsi II v 2 («a quegli filosofi che hanno voluto che il mondo sia stato eterno...», cfr. Sasso 1987, p. 184 nota 16).
Bibliografia: G. Sasso, De aeternitate mundi (Discorsi, II 5), in Id., Machiavelli e gli antichi e altri saggi, 1° vol., Milano-Napoli 1987, pp. 167-399.