Vedi MACTAR dell'anno: 1961 - 1995
MACΤAR (v. vol. IV, p. 759)
Importanti lavori di sgombero e di sistemazione, seguiti da alcuni interventi di restauro, sono stati effettuati soprattutto nel periodo 1959-1962, in particolare nel foro presso l'Arco di Traiano, nelle grandi terme (anastilosi di una palestra), nell'anfiteatro, nel luogo dove sorgeva la basilica cristiana detta di Rutilius (ove è stato allestito un museo, dopo la demolizione di una qubba), nell'arco Ν (nelle cui fondazioni sono state trovate nuove stele) e, inoltre, in un quartiere abitativo nei dintorni del «Tempio di Ḥoter Miskar». Fino al 1985 una missione francese, diretta da G. Picard, ha continuato le ricerche nel sito, insieme al dipartimento di storia dell'Università di Tunisi, sotto la guida di A. M'charek. Quest'ultimo ha dedicato una ricerca all'epigrafia latina di Mactaris e ha proseguito l'esplorazione dei dintorni.
Sulle origini della città, sconosciuta alle fonti scritte (fatta eccezione per gli itinerari e i concilî cristiani), è stata gettata luce dalle scoperte epigrafiche (p.es. le stele provenienti da un tofet di cui è ignota l'esatta ubicazione) e dalla rilettura dei testi neopunici, a opera di J. Février e, successivamente, di M. Fantar e M. Sznycer. Il sostrato numida più o meno punicizzato sembra essere sopravvissuto a lungo, sia nelle istituzioni municipali (ma con tre sufeti invece di due, divenuti i triumviri nella civitas romanizzata), sia nell'onomastica, studiata da M'charek. Contrariamente a quanto sosteneva nel 1957, G. Picard ha supposto, in base alle scoperte effettuate nel foro, che il sito sia da identificare con un municipio o «semimunicipio» come forma intermedia tra la civitas e la colonia (promozione che H. G. Pflaum pone nel 191-192). Dal rinvenimento di una iscrizione sappiamo che la città era il capoluogo del pagus Thuscae et Gunzugi (chòra Tuska in Appiano, con 50 città) appartenente alla pertica di Cartagine, dopo la rifondazione di questa da parte di Cesare e Augusto, e che il suo territorio era diviso in castella o civitates (64 sotto Traiano, 62 sotto Antonino Pio); si trattava probabilmente del territorio la cui annessione da parte di Massinissa provocò la terza guerra punica. Le indagini condotte da M'charek hanno consentito di precisare l'organizzazione del reticolo viario (è stato riconosciuto uno dei tracciati della via che collegava Cartagine a Theveste e sono state ritrovate pietre miliari di epoca augustea). Per il periodo cristiano si ricorderà la recente scoperta di nuovi sermoni di S. Agostino, già pubblicati da F. Dolbeau, alcuni dei quali relativi a un viaggio compiuto dal vescovo di Ippona nella regione. Le chiese e le iscrizioni denotano la grande vitalità che caratterizzò la comunità cristiana almeno per tutta la durata dell'occupazione bizantina.
Non disponiamo di una pianta completa della città (per la parte centrale, v. la pianta della Civitas Mactaritana, non aggiornata). Sono state parzialmente scavate le terme di NO, denominate «terme del Capitolium», sotto la direzione di G. Picard nel 1954. N. Duval ha studiato la basilica cristiana, ricavata nel frigidarium, quando la volta era ancora in parte conservata; l'edificio presenta interessanti impianti liturgici, in particolare un piccolo martyrium con deposito di reliquie (iscrizione pubblicata nuovamente da Y. Duval). Lo stesso autore ha ripreso lo studio della Basilica di Hildeguns che, come la precedente, comporta un impianto senza dubbio martirologico, situato di fronte all'abside, e vi ha riconosciuto almeno tre fasi, scaglionate tra il IV e il VII secolo. In base a questi dati, Duval ha proposto (insieme all'architetto A. Lézine) di modificare l'interpretazione del monumento, c.d. Basilica degli iuvenes, avanzata negli anni '50 e '60 da G. Picard, il quale pensava a un «ginnasio» o a una «schola» per iuvenes, cui attribuiva anche una destinazione funeraria. Si tratta probabilmente di una casa aristocratica il cui oecus, che ricevette un'abside nel IV sec., fu successivamente trasformato in basilica cristiana a tre navate con due altari contrapposti sostenuti da due cippi funerari provenienti dalla vicina necropoli). Non è certo che il fregio del portico con iscrizione (i cui frammenti furono in parte reimpiegati nelle strutture cristiane, in parte rinvenuti a una certa distanza) come pure l'iscrizione degli iuvenes appartenessero al monumento. Il «monumento a vasche» considerato magazzino (per la riscossione delle imposte) da G. Picard non è stato oggetto di nuovi studi. Una quarta basilica cristiana, detta di Rutilius, già menzionata, era stata oggetto di scavi sommari nel XIX sec. ed è stata nuovamente identificata (benché in pessimo stato di conservazione) grazie alla sistemazione del museo e dell'area circostante; è stato inoltre possibile accertare che l'edificio era stato costruito nel luogo dove sorgeva un tempio con cortile e almeno tre celle, del quale G. Picard e N. Duval hanno proposto due ricostruzioni diverse: considerando la sua notevole affinità con il Tempio di Saturno di Dugga e il gran numero di stele rinvenute nelle vicinanze (non in situ), nei dintorni dell'arco, è possibile che si trattasse del tempio di Saturno (ma forse anche di Cibele, come indicherebbero le iscrizioni ivi ritrovate). Il «Tempio di Ḥoṭer Miskar», considerato nel XIX sec. edificio di tradizione punico-numida, poi trasformato in basilica cristiana, è stato riconosciuto come tardo-romano nel suo aspetto attuale. Le iscrizioni neopuniche provengono con tutta verosimiglianza da un santuario di epoca anteriore.
Tra i monumenti il piccolo anfiteatro situato presso l'arco, riportato alla luce intorno al i960, è stato oggetto di studi specifici (da parte di C. Bourgeois, per quanto riguarda i dispositivi per l'introduzione di piccoli animali, che in quest'arena di provincia erano cacciati al posto di grandi fiere) e di un rilievo sommario da parte di J.-C. Golvin. Dietro il «Tempio di Ḥoṭer Miskar», la missione francese ha scavato e pubblicato parzialmente una residenza aristocratica, con interessanti mosaici, che il Picard ha attribuito al clero del tempio. Alla stessa missione si devono uno studio del foro, già in precedenza portato alla luce, e la segnalazione del mercato e di diversi monumenti nel suo circondario.
Nel corso degli anni '60 i lavori di scavo si sono principalmente concentrati sulle terme simmetriche meridionali, di medie dimensioni (85 x 52 m), ma le cui rovine sono ancora spettacolari, con il grande frigidarium conservatosi per un'altezza notevole e la vicina palestra con porticati. La loro datazione ê basata su una dedica di Settimio Severo; la loro planimetria trova confronti a Timgad e a Lambesi. Vi è stato rinvenuto un cospicuo numero di iscrizioni cristiane; tuttavia, considerato che la conversione del monumento in fortezza in epoca bizantina rese necessario l'impiego di una gran quantità di materiali, non è certo che essi provengano da una chiesa impiantata nel monumento stesso o presente nelle vicinanze. La fortezza è descritta sommariamente nell'opera di D. Pringle sull'occupazione militare bizantina.
Le iscrizioni cristiane sono state recensite e ripubblicate da F. Prévot, sotto la direzione di N. Duval. Alla scultura architettonica e «alle tecniche di costruzione, talvolta notevolmente originali, sono stati dedicati numerosi lavori da parte di P. Pensabene e N. Ferchiou.
Bibl.: In generale: A. Ennabli, in Princeton Encyclopedia of Classical Sites, Princeton 1979, pp. 540-541, s.v.; G. Picard, La civilisation de l'Afrique romaine, Parigi 19902, passim.
Periodo numida e iscrizioni neopuniche. - Necropoli di dolmen: A. M’himet, Atlas préhistorique de Tunisie, Mactar, Roma 1985, pp. 31-35, nn. 39-40. - Iscrizioni neopuniche e Tempio di Hoter Miskar: J.-G. Février, La grande inscription dédicatoire de Mactar, in Semitica, VI, 1953, pp. 15-31; id., La construction et la réfection du temple de Hoter Miskar à Maktar, in BAParis, 1959-1960, pp. 170-180; J.-G. Février, M. Fantar, Les nouvelles inscriptions néopuniques de Mactar, in Karthago, XII, 1965, pp. 45-59; G. Picard, Notice sur les fouilles de la mission archéologique franco-tunisienne dans le temple d'Hoter Miskar à Mactar, in Semitica, XXII, 1972, pp. 44-48; M. Sznycer, Quelques observations sur la grande inscription dédicatoire de Mactar, ibid., pp. 25-43; A. van den Branden, L'inscription néopunique Février-Fantar, in RStFen, V, 1977, pp. 55-65; G. Picard, C. Picard, C. Bourgeois, Le temple d'Hoter Miskar â Mactar, in Karthago, XX, 1982, pp. 5-82; M. Fantar, M. Sznycer, Stèles néopuniques de Mactar, in corso di stampa.
Epoca romana. - Epigrafia: G. Picard, Démographie de Mactar, in Acta of the Vth International Congress of Greek and Roman Epigraphy, Cambridge 1967, Oxford 1971, pp. 269-275; A. M’charek, Aspects de l'évolution démographique et sociale à Mactaris aux Ile et lile siècles ap. J.-C., Tunisi 1982; A. Mastino, I rapporti tra Sardegna e Africa in età romana, l. La ricerca epigrafica in Tunisia (1973-1983), 2. Il caso di Mactaris, in L'Africa Romana. Atti del I Convegno di studio, Sassari 1983, Sassari 1984, pp. 73-128; A. M'charek, Documentation épigraphique et croissance urbaine: l'exemple de Mactaris, in A. Mastino (ed.), L'Africa Romana. Atti del II Convegno di studio, Sassari 1984, Sassari 1985, pp. 213-223. - Lo statuto municipale: G. Picard, Les places publiques et le statut municipal de Mactaris, in CRAI, 1952, pp. 80-82; id., Le conventus civium romanorum de Mactaris, in Africa, I, 1966, pp. 65-76; H.-G. Pflaum, Remarques concernant les surnoms impériaux des villes érigées sous les Flaviens et les Antonins en colonies ou en municipes, in ZPE, XVII, 1975, pp. 260-262; id., Les flamines de l'Afrique romaine, in Athenaeum, LIV, 1976, p. 158 (poi in Afrique romaine. Scripta varia, I, Parigi 1978, p. 399); J. Gascou, La politique municipale de Rome en Afrique du Nord, ι. De la mort d'Auguste au début du 3e siècle, in ANRW, X, 2, 1982, pp. 197-198; G. Picard, Le statut politique de Mactar de Trajan à Marc-Aurèle, in A. Mastino (ed.), L'Africa Romana. Atti del IV Convegno di studio, Sassari 1986, Sassari 1987, pp. 461-467. - Il pagus: G. Picard, A. Mahjoubi, A. Beschaouch, Pagus Thuscae et Gunzugui, in CRAI, 1966, pp. 65-84; G. C. Picard, Le pagus dans l'Afrique romaine, in Karthago, XV, 1969-70, pp. 3-12; A. Beschaouch, La pertica de Maktar, in preparazione. - Tracciato e cronologia delle strade: A. M'charek, Un itinéraire inédit dans la région de Maktar, in BAParis, XXII, 1987-1989, pp. 53-167.
Tarda antichità: C. Lepelley, Les cités de l'Afrique romaine au Bas-Empire, II. Notices d'histoire municipale, Parigi 1981, pp. 289-298.
Cristianesimo: F. Prévot, Recherches archéologiques franco-tunisiennes à Mactar, V. Les inscriptions chrétiennes, Roma 1984.
Nuovi scavi e ricerche archeologiche. - Le terme meridionali e la casa di Venere: G. Picard, Les grands thermes â Mactar, in BAParis, n.s., VIII, 1972, B, pp. 151-153; id., Les fouilles de Mactar (Tunisie) 1970-1973, in CRAI, 1974, pp. 9-33; id., Particularités architecturales des thermes de Mactar, in BAParis, n.s., X-XI, 1974-1975, B, pp. 187-189; G.-Ch. Picard, C. Picard, A. Bourgeois, Recherches franco-tunisiennes à Mactar, I. La maison de Vénus, I. Stratigraphies et étude des pavements, Roma 1977.
Anfiteatro: C. Bourgeois, L'entrée des bêtes dans l'ampithéatre de Mactar, in BAParis, n.s., XV-XVI, 1979-1980, B, pp. 17-27; J.-C. Golvin, L'amphitéatre romain, Parigi 1988, p. 134, n. 119, tav. XVI, 8 e passim.
Tempio di Saturno e chiesa di Rutilius: G. Picard, Le temple du musée à Mactar, in RA, 1984, pp. 13-28; N. Duval, Une hypothèse sur la basilique de Rutilius à Mactar et le temple qui l'a précédé, in Revue des Etudes Augustiniennes, XXXI, 1985, pp. 20-45.
«Basilica degli iuvenes»: A. Lézine, Carthage-Utique, Parigi 1968, pp. 169-175; N. Duval, Les églises africaines à deux absides. Recherches archéologiques sur la liturgie chrétienne en Afrique du Nord, 2. Inventaire des monuments. Interpretation, Parigi 1973, p. 107 ss.; N. Duval, G. Picard, in BAParis, n.s., XII- XIV, 1976-1978, pp. 233-237.
Basiliche cristiane del II-IV sec.: N. Duval, Eglises africaines à deux absides, Parigi 1973, in part. pp. 107-153. - Iscrizioni martirologiche: Y. Duval, Loca sanctorum Africae, Roma 1982, nn. 22-24, pp. 48-54.
Fortificazioni bizantine: D. Pringle, The Defence of Byzantine Africa from Justinian to the Arab Conquest, Oxford 1981.
Decorazione: Ν. Ferchiou, Architecture romaine de Tunisie. L'ordre. Rythmes et proportions dans le Tell, Tunisi 1975; P. Pensabene, La decorazione architettonica nell'Africa Romana: studio preliminare sul capitello, in A. Giardina (ed.), Società romana e impero tardoantico, III. Le merci. Gli insediamenti, Roma 1986, p. 359 ss.; N. Ferchiou, L'évolution du décor architectonique en Afrique Proconsulaire des dernier temps de Carthage aux Antonins, 2 voll., s.l. 1992.
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