Vedi MACTAR dell'anno: 1961 - 1995
MACTAR
Città della Tunisia centrale, situata fra le montagne, a 150 km circa a S-O di Tunisi.
Fondata dai re numidi, M. fu anzitutto una fortezza del loro regno, difesa da un bastione megalitico di cui rimangono alcuni elementi. Una sepoltura risalente al III sec. a. C. rimane la più antica rovina databile. A S-O della città si trovano parecchi santuari megalitici, di forma rettangolare, composti di celle giustapposte, precedute da un'area su cui erano accumulati vasi contenenti resti di sacrifici, vicino a pietre erette a guisa di stele. La presenza di ceramica aretina permette di datare l'abbandono di questi monumenti al I sec. d. C.
La città, costruita sopra un altipiano che sovrasta una valle dove nascono numerose sorgenti, occupava una trentina di ettari. Al centro, il Foro occupa circa 1300 mq. La porta monumentale è dedicata a Traiano nel 116. A S-E del Foro, un tempio ci ha dato tre grandi iscrizioni neopuniche: una di esse è la dedica del santuario da parte di una corporazione (misdrach) composta di 32 membri. A S del Foro, la basilica di Hildeguns è stata costruita nel V sec. per dare asilo alla tomba di questo personaggio, un vandalo convertito al cattolicesimo. Ancor più a S si elevano delle grandi terme. Un'altra basilica al limite N della città, vicino all'anfiteatro, conteneva la sepoltura del vescovo bizantino Rutilio; lì presso si trova un secondo arco, porta della città, di costruzione tarda, ed un santuario neopunico del tipo tofet, con stele dedicate a Ba‛al Ḥammon che è qui dio solare.
Nella parte S-O della città, il ginnasio serviva come luogo di riunioni della associazione di iuvenes; una basilica costruita nel 93 dell'èra cristiana serviva alle loro assemblee, vicino ad una palestra in miniatura: questo edificio accolse, senza dubbio nel III sec., la sepoltura di un notabile della città, Giulio Pisone, e della figlia sua. Riparato sotto Diocleziano, il monumento fu in seguito convertito in chiesa. Vicino ad esso, due edifici a doppia abside, contenenti vasche e armadî, sono forse dei magazzini, horrea, costruiti dagli iuvenes contemporaneamente alla basilica.
Dietro il ginnasio fu costruito sotto Marco Aurelio il castello d'acqua dove terminava l'acquedotto, lungo 9 km, di cui parecchie arcate sono ancora in piedi a 400 m dalla città; nelle vicinanze si trova il tempio di Apollo, Deus Patrius della città, associato a Diana e a Latona; il santuario, circondato da un grande porticato, fu costruito al principio del Il sec. d. C. Iscrizioni ricordano pure il culto delle Cereri puniche, di Bacco e della Grande Madre degli Dèi. Alla periferia della città si elevano varî mausolei monumentali, di cui uno è perfettamente intatto.
Amministrata nell'epoca numidica da sufeti, che sembra fossero in numero di tre, M. divenne colonia senza passare per lo statuto municipale, fra il 170 e il 176, oppure nel 191 o nel 192.
M., di cui non si fa menzione in alcun testo storico, deve soprattutto la sua prosperità all'agricoltura; la celebre iscrizione dei mietitori narra la vita di uno dei suoi abitanti, in principio semplice operaio agricoltore, che raggiunge poi la dignità di decurione. Anche l'industria si sviluppò: la corporazione dei fullones non contava meno di 22 membri. Tale prosperità durò fino alla fine dell'epoca bizantina. La località fu ancora abitata nelle epoche aghlabita e fatimita, in condizioni abbastanza misere. L'invasione hillaliana causò il suo abbandono definitivo.
Bibl.: L'Atl. Arch. della Tunisia dà la bibliogr. degli scavi più antichi. L'esplorazione metodica, intrapresa nel 1944, è stata illustrata da rapporti nel Bull. Arch. du Comité; in Fasti Arch.; nell'Amer. Journ. Arch.; cfr. Compt. Rend. Acad. Inscr., 1945, pp. 183-202; 1946, pp. 439-466; Nouvelle Klio, 7 luglio 1950, p. 375 ss.; G.-Ch. Picard, Civitas Mactaritana, in Carthago, VIII, 1957.