Mad Max
(Australia 1979, Interceptor, colore, 89m); regia: George Miller; produzione: Byron Kennedy per Mad Max; soggetto: Byron Kennedy, George Miller; sceneggiatura: James McCausland, George Miller; fotografia: David Eggby; montaggio: Tony Paterson, Cliff Hayes; scenografia: Jon Dowding; costumi: Clare Griffin; musica: Brian May.
Max Rockatansky e Jim Goose sono due poliziotti costretti a inseguire bande di malviventi e predoni in giro per le lande desolate dell'Australia. Ci troviamo in un'epoca imprecisata di un prossimo futuro, dove le forme di civiltà più avanzate sembrano aver lasciato spazio a un nuovo Medioevo. I motociclisti guidati da Nightrider scorazzano imperterriti terrorizzando e saccheggiando. In un violento scontro, Nightrider muore e lascia il posto di capo a Toecutter e Bubba. I due tutori dell'ordine hanno il loro da fare per inseguire in auto i teppisti su due ruote, ma riescono egualmente a catturare Johnny, uno dei banditi più pericolosi. Portato di fronte a un tribunale, però, Johnny viene inspiegabilmente assolto. Per di più, uscito di galera, si vendica di Goose e lo riduce in fin di vita. Max, disgustato e preoccupato per la propria famiglia, trasferisce moglie e figlio presso la casa, apparentemente più sicura, della suocera. I motociclisti, però, arrivano anche lì. Respinti una prima volta, essi riescono a isolare la madre e il suo bambino e a ucciderli. A questo punto Max, dapprima intenzionato a lasciare la polizia, riprende armi e distintivo per potersi vendicare. Raggiunge alcuni componenti della banda e li elimina, così come fa con Toecutter. Gli rimane solo Johnny, il responsabile della strage. Cogliendolo di sorpresa mentre sta depredando un viaggiatore e la sua auto in panne, Max lo incatena ai resti del mezzo fumante, in procinto di esplodere. Come punizione, gli concede un seghetto, con il quale Johnny, se avesse fegato, potrebbe tagliarsi il piede e fuggire. Ma il malvivente, indeciso e pavido, finisce con l'esplodere. Max si incammina verso un futuro incerto.
Mad Max venne presentato al Festival di Cannes nel 1978. Avendo riscosso un grande successo, fu distribuito in vari paesi, ma trovò svariate difficoltà dovute alla censura ‒ negli Stati Uniti il film non riuscì nemmeno a uscire nelle sale. Come spesso accade, tuttavia, divieti, proibizioni e passaparola hanno innalzato l'opera allo statuto di culto e sollecitato l'interesse da parte di cinefili e spettatori comuni. L'originale film di George Miller (che ha dato vita a una serie di pellicole dedicate a Mad Max, presto diventato un eroe di tipologia fumettistica) è considerato l'ispiratore di un nuovo linguaggio cinematografico in grado di scuotere dalle fondamenta il cinema fantastico internazionale. Si tratta, infatti, di un atipico film di fantascienza, in cui non vengono date soverchie spiegazioni su quello che sta avvenendo, sul luogo in cui si muovono i personaggi o sul tempo nel quale la vicenda è ambientata. Molti critici hanno in effetti individuato nel western il vero genere di riferimento, anche se al posto di cavalli e carovane vengono utilizzate motociclette e automobili; ma si potrebbe parlare anche di poliziesco o di horror.
L'ambientazione australiana serve a Miller per costruire un immaginario non hollywoodiano e una nuova via fantastica al cinema d'azione. La terra australe è probabilmente quanto di più simile alla frontiera del Far West esista nella contemporaneità: di qui la scelta del regista di lavorare a una miscela postmoderna di stili e filoni, privilegiando però proprio il western, genere più tradizionale e dominante. Mad Max, dunque, sorprende su diversi livelli. Per prima cosa, bisogna sottolineare lo stile adottato da Miller: non un registro classico, teso a omaggiare magari il western dell'epoca d'oro, bensì un linguaggio rapido e nervoso, erede delle sperimentazioni della Nouvelle vague ma ormai vicino alla velocità del videoclip e della pubblicità. In alcuni casi, i tagli di montaggio sono talmente brevi da impedire la comprensione del dettaglio. In questo modo, il regista riesce a ottenere un'aggressività e un dinamismo estetico spesso (ed erroneamente) interpretati come esaltazione della violenza e rozzezza di messa in scena. In secondo luogo, la creazione di un eroe suo malgrado, come Mad Max, risulta certamente vincente. Anche grazie all'interpretazione monotona e sincera di Mel Gibson (che da qui cominciò la sua rapida ascesa alle più alte sfere del divismo), il poliziotto giustiziere riesce a non risultare biecamente vendicativo, sebbene l'ideologia di fondo del film non lasci completamente sereni. In questo primo episodio, inoltre, Mad Max rappresenta un protagonista certamente umano e pieno di sfumature, mentre nelle successive puntate ‒ complice una volontaria fumettizzazione del contesto ‒ perde complessità per guadagnare carisma.
Ne esce un ritratto pessimista e rovinoso del futuro dell'umanità, costretta a una nuova era primitiva e inevitabilmente attratta dalle proprie pulsioni autodistruttive. L'importanza del film si misura dalle imitazioni che ne sono seguite. Per un certo periodo, la fantascienza post-atomica o 'indefinita', ambientata in futuri cupi e desolati, ha costituito un genere di riferimento. Un po' dimenticato negli ultimi anni, il film di George Miller va invece confermato alle vette di un rinnovamento dei generi ispirato da un'Australia che, negli stessi anni, offriva una propria new wave di registi interessanti e progetti originali.
Interpreti e personaggi: Mel Gibson ('Mad' Max Rockatansky), Joanne Samuel (Jessie Rockatansky), Roger Ward (Fifi Macaffee), Steve Bisley (Jim Goose), Vince Gil (Nightrider), Tim Burns (Johnny), Hugh Keays-Byrne (Toecutter), Lisa Aldenhoven (infermiera), David Bracks (Mudguts), Bertrand Cadart (Clunk), David Cameron (meccanico), Robina Chaffey (cantante), Geoff Parry (Bubba Zanetti), Paul Johnstone (Cundalini), Mathew Constantine (Toddler), Jerry Day (Ziggy).
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