MADAURA
(lat. Madauros; arabo 'Mdaourouch)
Città dell'Algeria nordoccidentale, posta a km. 24 a S di Souk Ahras.M. si costituì come centro indigeno e appartenne, nella prima metà del sec. 2° a.C., ai regni di Siface e Massinissa prima di entrare a far parte, sul confine fra la Numidia e la Getulia, della provincia dell'Africa, a seguito della battaglia di Tapso (46 a.C.). La città, il cui nome latino non pare derivare da una denominazione fenicia, fu interessata alla fine del sec. 1° d.C. dalla deduzione di una colonia di veterani; conobbe ampio sviluppo urbanistico e monumentale solamente all'inizio del sec. 3°, quando passò nella giurisdizione del proconsole di Cartagine (Gsell, Joly, 1914-1922, p. 5; Romanelli, 1961).Nonostante l'incerta testimonianza del grammatico madaurense Massimo circa il culto dei quattro martiri locali (Agostino, Ep., XVI, 2, CSEL, XXXIV, 1895, pp. 37-38; Caraffa, 1967), M. fu caratterizzata da una forte resistenza pagana sino alla fine del sec. 4°, comprovata dall'assenza di testimonianze epigrafiche cristiane precedenti tale epoca (Gsell, Joly, 1914-1922, pp. 51-52). Divenuta sede episcopale, M. fu coinvolta durante il sec. 5° nella controversia tra cattolici e donatisti - vi esisteva nel 411 un vescovo per ciascuna comunità (Inscriptions latines de l'Algérie, 1922, nr. 2757) -, cui seguì un periodo di relativa pacificazione religiosa. All'inizio del sec. 6° alcuni rappresentanti del clero di Cartagine vi furono inviati per sostenere la fede cattolica contro l'arianesimo dei Vandali, che avevano nel frattempo occupato la provincia (Inscriptions latines de l'Algérie, 1922, nr. 2759). Benché in completo declino, M. fu riconquistata dai Bizantini e inserita nella linea di difesa della Numidia con la costruzione di una fortezza posta nel cuore della città che ne modificò sostanzialmente lo spazio urbano. Con il restringimento dell'area abitativa e il seguente abbandono - non sono infatti noti vescovi di epoca bizantina - M. non è più menzionata dopo la conquista araba del sec. 7° (Gsell, Joly, 1914-1922; Romanelli, 1961).Gli scavi francesi condotti a partire dalla fine del sec. 19°, affiancati da una capillare raccolta delle testimonianze epigrafiche, hanno portato alla luce un impianto urbanistico regolarmente quadrangolare, con il foro in posizione centrale; tale impianto venne ampliato al principio del sec. 3°, quando fu posta in opera la nuova lastricatura del foro e venne costruito il vicino teatro, monumenti in seguito riutilizzati nell'allestimento della fortezza bizantina.Nel 1920-1921 gli scavi del quartiere centrale a S-E delle c.d. grandi terme hanno portato alla luce una basilica cristiana, posta parallelamente alla via principale, attribuibile alla metà del 5° secolo. Essa è costituita da un'aula di forma allungata (m. 348), con vestibolo d'accesso e portico distilo anteposto, e terminante in un'abside fiancheggiata da colonne con all'interno alcuni gradini. L'analisi stratigrafica ha dimostrato che, danneggiata poco tempo dopo la costruzione, l'aula - la cui zona mediana era occupata da un altare forse sormontato da un ciborio - venne restituita al culto in forma più modesta, mediante l'innalzamento di un muro trasversale che definì una sorta di cappella nella parte anteriore della navata (Gsell, Joly, 1914-1922, pp. 115-121; Duval, 1973, pp. 29-33).All'interno del frigidarium delle c.d piccole terme sono state rinvenute tracce della trasformazione dell'edificio in luogo di culto cristiano, con riduzione dell'aula mononave e adattamento di una delle piscine in presbiterio con cripta sottostante (Duval, 1971). Incerta risulta invece la trasformazione nel sec. 4° di un edificio civile dell'inizio del 3° in basilica cristiana, ottenuta con la sistemazione di un presbiterio e di un nartece e la posa in opera di un ciborio cui si riferiscono le tre lastre marmoree ivi rinvenute (Leclercq, 1931).Nel 1913-1914, fuori della città romana, è stata rinvenuta una basilica cristiana a tre navate separate da colonnati con ampia scelta di materiale di spoglio. La fronte presenta due sale aggettanti quadrangolari di diversa forma e ampiezza - forse i fianchi di un portico che precedeva l'ingresso - mentre l'interno è caratterizzato da un presbiterio quadrangolare privo di abside. Per l'abbondanza delle sepolture rinvenute, l'edificio è stato identificato con una basilica cimiteriale databile al sec. 5° (Gsell, Joly, 1914-1922, pp. 121-125; Duval, 1973, pp. 33-34).Parzialmente costruita sul luogo del foro della città romana, dalla quale gli artefici trassero abbondante materiale da costruzione, la fortezza bizantina di M. venne eretta nel sec. 6° - insieme con quelle di Ippona, Guelma e Thagura - a difesa della zona occidentale della Numidia proconsolare. Il progetto, che prevedeva l'erezione di un castellum rettangolare (m. 4266) con ingresso in un bastione posto al centro di uno dei lati brevi, venne realizzato solo per il lato orientale e per parte di quelli nord e sud, mentre il completamento dell'opera avvenne inglobando nella fortezza il vicino teatro. Essa fu terminata sotto Giustiniano tra il 534 e il 536, essendo Solomone prefetto dell'Africa, come ricordato peraltro nell'iscrizione dedicatoria in latino e greco posta sopra l'ingresso del castellum (Gsell, Joly, 1914-1922, pp. 126-132; Inscriptions latines de l'Algérie, 1922, nr. 2114; Durliat, 1981). Sono state rinvenute anche tracce di una fortificazione esterna al castellum, posta a una distanza da questo compresa tra m. 25 e m. 50, eretta a protezione delle abitazioni sorte nello spazio a ridosso della fortezza (Romanelli, 1961).
Bibl.: S. Gsell, C.A. Joly, Khamissa, Mdaourouch, Announa. Fouilles exécutées par le Service des monuments historiques de l'Algérie, Alger-Paris 1914-1922; Inscriptions latines de l'Algérie, I, Inscriptions de la proconsulaire, a cura di S. Gsell, Paris 1922; H. Leclercq, s.v. Madaure, in DACL, X, 1, 1931, coll. 886-914; P. Romanelli, s.v. Madauros, in EAA, IV, 1961, pp. 762-764; F. Caraffa, s.v. Namfanione, Miggine, Sanae e Lucitas, in Bibl.SS, IX, 1967, coll. 708-709; N. Duval, Eglise et thermes en Afrique du Nord. Note sur les installations chrétiennes dans les constructions thermales à propos de Madaure et de Mactar, BAParis, n.s., 7, 1971, pp. 297-317; id., Les églises africaines à deux absides. Recherches archéologiques sur la liturgie chrétienne en Afrique du Nord, II, Inventaire des monuments. Interprétation (BEFAR, 218bis), Paris 1973; J. Durliat, Les dédicaces d'ouvrages de défense dans l'Afrique byzantine, Roma 1981, pp. 18-21; D. Pringle, The Defence of Byzantine Africa from Justinian to the Arab Conquest (BAR. International Series, 99), 2 voll., Oxford 1981; N. Duval, L'état actuel des recherches sur les fortifications de Justinien en Afrique, CARB 30, 1983, pp. 149-204; id., L'évêque et la cathédrale en Afrique du Nord, "Actes du XIe Congrès international d'archéologie chrétienne, Lyon e altrove 1986" (CEFR, 123), Città del Vaticano 1989, I, pp. 345-403; id., Notes bibliographiques sur l'Afrique, ivi, III, pp. 2797-2806; L'Afrique dans l'Occident romain (I siècle av. J.C. -IVe siècle ap. J.C.), "Actes du Colloque, Rome 1987" (CEFR, 134), Roma 1990; C. Lepelley, The Survival and Fall of the Classical City in Late Roman Africa, in The City in Late Antiquity, a cura di J. Rich, London-New York 1992, pp. 50-76.A. Bonanni