GALLINA, Maddalena
Nacque a Cremona nel 1770; secondo alcuni studiosi (Rasi, Leonelli) era figlia di comici. Cominciò a calcare le scene giovanissima, rivelandosi assai dotata nel ruolo di servetta sia nelle parti improvvisate, sia in quelle studiate.
Improvvisava con straordinaria spontaneità tanto in lingua quanto in dialetto, assecondando le maschere e gli attori con intuizioni ammirevoli, e spesso con una sortita, un monosillabo, un sospiro, un movimento degli occhi, rubava la scena strappando l'applauso; nella commedia scritta, poi, riuscì a perfezionare un suo modello recitativo del ruolo di servetta, a tal punto che venne giudicata insuperabile. Memorabili sono rimaste le sue interpretazioni goldoniane: dalla Rosaura de La serva amorosa all'Eugenia de Gli innamorati, dalla Mirandolina de La locandiera alle protagoniste de La serva vendicativa e de La serva padrona.
Iniziò la sua carriera con la compagnia intitolata a Maddalena Battaglia nata Torta, con la quale rimase per parecchi anni, passando successivamente per molte delle primarie compagnie comiche del tempo: la Zanarini, la Bianchi, la Pianca, la Paganini, fino alla famosa Compagnia reale italiana, fondata nel 1807 da S. Fabbrichesi per volontà del viceré del Regno d'Italia Eugenio di Beauharnais. Gran parte dell'attività della G. si svolse a Venezia (col Fabbrichesi fu dal 1804 al 1807 al teatro S. Samuele e nel 1810 al S. Benedetto), ma toccò anche numerose altre piazze, fra cui Padova, Verona, Milano, Brescia, Torino, Parma, Firenze. Della Compagnia reale italiana fece parte solamente per tre anni, poiché nel 1811 lasciò le scene e si ritirò con il marito (del quale i repertori non forniscono il nome, né alcun ragguaglio, se non che le sopravvisse) in una sua villa nei dintorni di Cremona dove morì nel 1817 secondo Colomberti (ms. 21), nel 1824 secondo Rasi, Leonelli e Colomberti (ms. 22), il quale ultimo sposta la data del suo ritiro all'inizio della quaresima del 1814.
La G. aveva avuto un figlio conosciuto come Ercole Gallina (si ignora se egli avesse assunto il cognome della madre o se Gallina fosse quello del padre, e la madre ne avesse avuto un altro alla nascita, visto che dell'infanzia e prima giovinezza non si hanno notizie). Nato a Padova nel 1790 (1785, in Colomberti, ms. 21), fu avviato agli studi giuridici; egli aveva però ereditato un'invincibile passione per il palcoscenico, per cui entrò in arte contro la volontà dei genitori nei ruoli di amoroso, riuscendo in pochi anni a imporsi. Già nel 1821 figura come primo attore assoluto nella compagnia Toffoloni, con la quale ottenne un memorabile successo, replicando a Venezia per 25 sere consecutive il tenebroso drammone popolare Giuseppe Mastrilli. In seguito però trasformò completamente il suo modo di proporsi e il suo repertorio, nel tentativo di rilanciare un teatro più raffinato, che era ritenuto ormai lontano dal gusto corrente, orientato verso drammi lacrimosi e ricchi di colpi di scena. In tale direzione Ercole si dimostrò eccellente nell'interpretazione di personaggi goldoniani, mietendo grandi successi con Il cavaliere di spirito, Il cavaliere di buon garbo, Il bugiardo, L'avventuriero onorato, L'avvocato veneziano, Il medico olandese; ebbe però in repertorio anche lavori di A. Nota (L'atrabiliare, Il filosofo celibe), e alcune tragedie di V. Alfieri (furono ritenuti indimenticabili i suoi Filippo e Bruto primo). Tale mutamento di genere aveva avuto inizio quando egli era entrato a far parte, come primo attore assoluto con scelta di parti della Compagnia nazionale toscana, a fianco di Maddalena Pelzet e di L. Pani. Fu poi con le compagnie Moncalvo, Ferri e Vergnano, divenendo egli stesso capocomico con Adelaide Fabbri. Pur essendo sfavorito dalla natura (aveva una grossa testa su di un corpo esile e di piccola statura, braccia troppo lunghe e gambe tozze), l'espressività della fisionomia, la voce calda e armoniosa, lo straordinario talento e la memoria eccezionale gli permisero di emergere. Nel 1830, alla morte del padre, lasciò definitivamente il teatro per dedicarsi all'amministrazione del patrimonio familiare. Morì nel 1842 (secondo il Rasi nel 1840), probabilmente nella villa presso Cremona che era stata il rifugio di sua madre dopo il ritiro dalle scene.
Fonti e Bibl.: Roma, Biblioteca dell'Istituto di archeologia e storia dell'arte, ms. 21: A. Colomberti, Memorie artistiche dei più distinti comici e comiche che adornarono le scene italiane dal 1780 al 1869…, pp. 141, 143; ms. 22, Cenni artistici de' comici italiani dal 1550 al 1780 compilati dall'artista comico Francesco Bartoli e dall'attore Antonio Colomberti continuati fino al 1880, pp. 241-243 (in entrambi il nome è Teresa anziché Maddalena); F. Righetti, Studi sull'arte drammatica, II, Torino 1834, p. 153; L. Rasi, I comici italiani, I, Firenze 1897, pp. 976-978; L. Ferrante, I comici goldoniani (1721-1960), Rocca San Casciano 1961, pp. 77, 83 n., 93 n. 14, 95; O. Giardi, I comici dell'arte perduta. Le compagnie comiche italiane alla fine del secolo XVIII, Roma 1991, p. 119; Enc. Italiana, XVI, p. 328; Enc. biografica e bibliografica "Italiana", N. Leonelli, Attori tragici, attori comici, I, pp. 406 s. (per Ercole), p. 407; Enc. dello spettacolo, V, coll. 863 s.