SCROVEGNI, Maddalena
– Nacque a Padova verso il 1356 da Ugolino di Enrico e da Luca di Pietro Rossi di Parma.
Le notizie sulla sua giovinezza sono decisamente scarse, non è dato sapere ad esempio se visse a Padova o a Venezia (Medin, 1896, p. 247). Sulla sua educazione si sa ben poco, anche se ricevette probabilmente una formazione più accurata rispetto a quanto normalmente previsto all’epoca per le donne.
Il primo documento noto che la riguarda risale al 20 gennaio 1376 ed è una procura fatta dal padre nella persona di Alberto Signorelli, residente in Ferrara, per il pagamento della dote (Gloria, 1888, p. 113; Medin, 1896, p. 247). In quell’anno o nel precedente, all’età di diciannove o vent’anni, andò in sposa al miles Francesco Manfredi, figlio di Giovanni Manfredi, che aveva in precedenza rivestito la carica di podestà di Padova e la cui famiglia aveva esercitato poteri signorili su Bagnacavallo e Faenza (Kohl, 1998, p. 175). Il matrimonio fu però di breve durata a causa della morte prematura di Francesco, come attesta un atto datato 10 gennaio 1381 con il quale, già vedova, Maddalena nomina suo procuratore Franceschino di Giovanni (Gloria, 1888, p. 149; Medin, 1896, p. 247). Senza legami con la famiglia acquisita, Maddalena decise di rientrare a Padova, andando a stabilirsi nel complesso familiare dell’Arena del quale oggi resta solo la celebre cappella fatta realizzare dal nonno Enrico.
Negli anni immediatamente successivi Maddalena e la zia Caterina, sorella di Ugolino, compaiono nelle fonti in relazione ad alcune operazioni finanziarie condotte sulla piazza veneziana. Nel 1382, stando in Arena, Maddalena nominò la nobildonna veneziana Maria Corner sua agente con il compito di riscuotere un deposito di 150 ducati custoditi presso un banchiere di Rialto, Rigo fu Giovanni Caresini. Maria Corner era in effetti cugina di Maddalena, essendo figlia di Giovanna Scrovegni, zia di Maddalena, e del defunto doge Marco Corner e questa circostanza dovette probabilmente agevolare l’inserimento di Maddalena nel mondo finanziario veneziano. Pochi anni dopo, nel 1386, incaricò un notaio veneziano di recuperare una somma di denaro investita nel Monte e alcuni altri depositi presso il medesimo Rigo (Kohl, 1998, p. 177).
La situazione di Maddalena così come dell’intera famiglia Scrovegni, fino ad allora apparentemente fedele collaboratrice della signoria carrarese nonostante le discordie che avevano opposto Enrico Scrovegni e Marsilio da Carrara nei primi anni della dominazione carrarese, iniziò a mutare con il passaggio al servizio di Gian Galeazzo Visconti, le cui truppe, guidate da Iacopo Dal Verme, occuparono la città di Padova nel 1388 trovando ad accoglierle, tra gli altri notabili, il padre di Maddalena. In questo torno di tempo la posizione di prestigio rivestita da Maddalena a Venezia è testimoniata dal fatto che nel 1389, allorché Venezia sequestrò le proprietà, i beni e soprattutto i titoli del debito pubblico dei cittadini padovani, fece un’eccezione per quelli degli Scrovegni, citando espressamente Ugolino, Maddalena ed Enrico. L’adesione della famiglia alla nuova dominazione (di breve durata, 1388-90) comportò invece pesanti ripercussioni nel momento in cui Francesco Novello da Carrara riuscì a riprendere la città nel 1390. In conseguenza del voltafaccia la famiglia Scrovegni dovette subire la confisca delle proprietà e delle rendite nel Padovano e si trasferì a Venezia (rientrando a Padova solo dopo la caduta della signoria carrarese nel 1405).
Maddalena rimase anche dopo il 1405, a lungo, nella città lagunare. Qui, con documento del notaio Antonio Bordo, delegò Maddalena, vedova di ser Bartolomeo de’ Camporeli, alla riscossione degli interessi maturati sui depositi suoi e del fratello Enrico (Medin, 1896, p. 247). A Venezia, il 21 maggio 1421, dettò il suo testamento, al quale il 28 marzo 1429 aggiunse un codicillo. Il documento venne riconosciuto e autenticato dal doge a mezzo di un cancelliere il 20 aprile 1429.
Chiese, tra le altre cose, di essere sepolta «ante fores ecclesiae, sub porticu» della chiesa di S. Maria de caritate in Arena Padue, alla quale lasciò 66 ducati all’anno (Frugoni, 2008, p. 11). Il codicillo del 1429 è interessante anche perché con esso Maddalena lasciò una somma di denaro per l’acquisto della casa in cui viveva a Venezia in campo Santa Margherita, sulla sponda meridionale del rio della Scoazzera, e la fondazione colà di un ospizio destinato a ospitare tredici povere donne vedove «bonae vitae ac famae», istituzione amministrata inizialmente dalla Procuratia de Citra e successivamente dall’ente Istituzioni di ricovero ed educazione (Medin, 1896, p. 259; Semi, 1983, p. 267).
Fu donna celebre nel suo tempo per avvenenza ma anche per erudizione, tanto da essere considerata «the earliest female writer using humanist literary form» (Meier, 2014, p. 143). Il cronista padovano Andrea Gatari afferma che «passò di formosità di corpo tutte le altre donne; fu di tanta scienza nell’arte oratoria, osservando quel modo di pronunziare che era bisogno, che ad ogni gran dotto del suo tempo si poté uguagliare» (Gatari, 1909, p. 416). Lombardo Della Seta le dedicò l’operetta De quibusdam memorandis mulieribus, ora perduta. Il testo è tuttavia reperibile in sintesi nel De antiquitate urbis Patavii di Bernardino Scardeone (Basileae 1560) e l’immagine che ne risulta è quella di una donna «ingenio et literis collustrata» che «foeminea imbecillitate dimota, ac mollitie, insigniori materia ad excellentiora generosum pectus arma[vit]» (Medin, 1896, p. 213)». Immagine probabilmente stereotipata ma non per questo lontana da quello che dovette essere il carattere di questa donna vissuta in tempi tempestosi per lei e per la famiglia. Pure Antonio Loschi le dedicò un’opera, il poema Domus Pudicicie (1389) nel quale la loda come «clarissima et singularissima mulier» (Stevenson, 2005, p. 157).
Della sua produzione letteraria restano solamente lettere, una diretta alla regina di Sicilia, una a Gian Galeazzo Visconti (Monti, 2007, p. 170) e, la più celebre, la lettera gratulatoria diretta a Pietro Dal Verme in occasione del suo ingresso in Padova il 18 dicembre 1388 (Meier, 2014, p. 144; Jacobus, 2011, p. 1). Nell’epistola, l’unica pubblicata, che dichiarò di aver scritto su suggerimento di Ugolotto Biancardo, capitano delle truppe viscontee, Maddalena descrisse la conquista di Padova in termini quasi apocalittici, vedendo nel Dal Verme una brillante stella di giustizia e pietà divina che giunge alfine a frenare i protervi e a colpire i tiranni, che finalmente pagheranno il fio dei loro misfatti, e a risollevare gli afflitti cittadini di Padova per i quali si augura l’inizio di un lungo periodo di buon governo (p. 2). L’epistola, che combina citazioni bibliche, soprattutto dai Salmi e dai Profeti, con parti genuinamente frutto dell’abilità della redattrice, riveste grande interesse storico in quanto richiama e ripercorre le vecchie, aspre discordie che opposero la famiglia Scrovegni ai signori da Carrara.
La morte dovette essere di poco anteriore al 20 aprile 1429, certamente posteriore al 28 marzo, giorno in cui dettò il suo ultimo codicillo (Medin, 1896, p. 257).
Fonti e Bibl.: B. Scardeone, De antiquitate urbis Patavii, Basileae 1560, p. 233; A. Gloria, Monumenti della Università di Padova 1318-1405, II, Bologna 1888, pp. 113, 149; A. Medin, M. degli S. e le discordie tra i Carraresi e gli Scrovegni, in Atti e memorie della R. Accademia di Scienze, lettere ed arti di Padova, XII (1896), pp. 243-272; G. Gatari - B. Gatari, Cronaca Carrarese, Confrontata con la redazione di Andrea Gatari, a cura di A. Medin - G. Tolomei, in RIS, XVII, 1, Città di Castello 1909, ad ind.; V. Zaccaria, Un’epistola metrica inedita di Antonio Loschi a M. S., in Bollettino del Museo civico di Padova, XLVI (1957-1958), pp. 153-168; M.L. King, Book-lined cells. Women and Humanism in the early italian Renaissance, in Beyond their sex. Learned women of the european past, a cura di P.H. Labalme, New York 1980, pp. 66-90; Ead., Goddess and Captive: Antonio Loschi’s poetic tribute to M. S. (1389). Study and text, in Medievalia et Humanistica, X (1981), pp. 103-127; F. Semi, Gli ospizi di Venezia, Venezia 1983, pp. 267 s.; E.R. Trincanato, Guida alla Venezia minore. Una Venezia sconosciuta attraverso i sestieri di Castello e Dorsoduro, illustrati da 160 disegni di edifici dal XII al XVIII secolo, Venezia 1987, ad ind.; S. Collodo, Una società in trasformazione. Padova tra XI e XV secolo, Padova 1990, ad ind.; B.J. Kohl, Fedeltà e tradimento nello stato carrarese, in Istituzioni, società e potere nella Marca Trevigiana e Veronese (secoli XIII-XIV). Sulle tracce di G.B. Verci, a cura di G. Ortalli - M. Knapton, Roma 1998, pp. 41-61 (in partic. pp. 50, 57, 62); Id., Padua under the Carrara. 1318-1405, Baltimore-London 1998, pp. 175, 177; J. Stevenson, Women latin poets. Language, gender, and authorithy from Antiquity to the eighteenth century, Oxford 2005, pp. 157 s.; C.M. Monti, Umanesimo visconteo e lettere di cancelleria in codici miscellanei dell’Ambrosiana, in Nuove ricerche sui codici in scrittura latina dell’Ambrosiana. Atti del Convegno... 2005, a cura di M. Ferrari - M. Navoni, Milano 2007, pp. 153-217 (in partic. pp. 158, 170); C. Frugoni, L’affare migliore di Enrico. Giotto e la cappella degli Scrovegni, Torino 2008, p. 11; L. Jacobus, «A shining star of justice sent down from Heaven»: Maddalena Scrovegni’s vision of divine retribution, in The Trecento seminar... St. Andrews, 6 may 2011, http:// www.academia. edu (8 febbraio 2018); P. Benussi, Maddalena Scrovegni (1356 ca.-1429).Tra silenzio, studio e preghiera, in I meriti delle donne: profili di arte e storia al femminile dai documenti dell’Archivio di Stato di Venezia (secoli XV-XVIII) (catal. Venezia), a cura di A. Schiavon, Trieste 2014, pp. 15-19; U.I. Meier, Humanistinnen, Aachen 2014, pp. 143 s.; L. Jacobus, M. S. (1356 ca. – 1429), in Autographa II. Donne, sante e madonne (da Matilde da Canossa ad Artemesia Gentileschi), in corso di stampa.