CONTARINI, Maddaleno
Nacque a Venezia intorno al 1378 da Zusto (Giusto ovvero Giustino), di famiglia patrizia.
Circa il nome di battesimo le fonti oscillano tra Nadalin e Magdaleno e analoga in certezza lasciano sussistere per quanto riguarda la contrada di residenza, S. Silvestro ovvero S. Felice. Il C. era comunque primogenito di forse cinque fratelli, Francesco, Piero, Zorzi e Maria.
Nel 1405 il C. sposò Pantasilea Guoro, figlia di Pietro, dalla quale quasi certamente non ebbe figli, almeno maschi; gli si potrebbe forse attribuire un figlio naturale, quell'Alvise, figlio d'anima, che nel testamento viene raccomandato alla benevolenza dei nipoti. La moglie dovette senz'altro premorirgli; nel testamento, infatti, tace di lei, mentre si sofferma più volte sul fratello Zorzi e sui quattro nipoti, Lorenzo, Ambrogio, Andrea e Urbano ai quali lascerà in eredità il suo intero patrimonio. La sorella Maria andò sposa nel 1404 a Querin Querini di Marco e nel 1409, in seconde nozze, a Giovanni Zorzi di Bernardo.
Nel dicembre del 1398 il C. concorse all'estrazione della Balla d'oro: ma null'altro si conosce della sua giovinezza, dei suoi studi, dei suoi interessi.
Non diversamente da molti altri esponenti dei patriziato veneziano il C. dovette dedicarsi al commercio, come prova un atto del notaio Ermolao Darvasio in cui il C. accenna a certi suoi traffici di tessuti e merci varie tra Modone e la Siria. La sua prima carica pubblica documentata da fonti attendibili risale al 1425 quando, l'11 maggio, con "parte" del Pregadi venne nominato membro di una commissione avente il compito di censire i beni stabili di Venezia in vista di una più equa distribuzione dei carichi fiscali ("sapientem ad extimandum possessiones de citra canalem"). Alrinizio del 1430 (1429 more veneto) fu eletto conte di Traù; nel 1435 podestà e capitanio di Belluno; nel 1437, per la prima volta, podestà di Padova. Il 29 genn. 1441 (1440 m. v.) entrò in Minor Consiglio per il sestiere di Cannaregio, dovendo però lasciare la carica anzitempo per essere stato eletto il 10 agosto dello stesso anno podestà di Verona.
Qui un compito particolarmente gravoso lo attendeva; il 23 dello stesso mese una ducale lo invitava a porre riparo al conflitto esistente tra il vescovo Francesco Condulmer, nipote di Eugenio IV, e la città, che traeva origine dalla negligenza delle autorità ecclesiastiche da cui derivavano l'abbandono ela rovina degli edifici di culto e relative suppellettili. Il conflitto comunque non era cosa nuova e recente, anzi risaliva ai tempi precedenti la dominazione veneziana; la presenza dei vescovi veneziani Aveva semmai aggravato il problema, data la loro scarsa propensione a risiedere in sede.
Il 23 dic. 1442 il C. venne eletto in Pregadi per l'anno seguente e vi rimase fino al giugno del 1443 essendo stato eletto il giorno 2 provveditore alle Biave e l'11 agosto governatore alle Entrate. Il 5 sett. 1445 venne nuovamente eletto in Pregadi per l'anno seguente e il 29 dello stesso mese entrò nel Consiglio dei dieci nel cui seno fu chiamato alle funzioni di camerario (camerlengo) per il mese di ottobre, mentre ne fu uno dei tre capi in novembre e nel marzo dell'anno seguente.
Come consigliere si occupò delle vicende di Iacopo Foscari, il figlio dei doge Francesco; come capo fu uno dei Proponenti la "parte" del 6 marzo 1446 intesa a stabilire un'ampia e organica regolamentazione dell'ammissione dei confratelli alla Scuola di S. Maria della Valverde e della Misericordia. Nel frattempo fin dal 30 genn. 1446 (1445 m. v.) era stato eletto una seconda volta in Minor Consiglio, sempre per il sestiere di Cannaregio, carica che certamente non dovette rivestire subito; infatti la sua presenza nell'ambito dei Dieci risulta documentata dalle fonti sino a tutto il mese di marzo.
Nel giugno del 1446 ritornò nuovamente a Padova in veste di podestà; il 3 sett. 1447 venne eletto ancora una volta nel Consiglio dei dieci per l'anno seguente e ne fu uno dei tre capi durante i mesi di ottobre e dicembre 1447 e marzo, maggio e agosto 1448, mentre per il mese di settembre ne fu inquisitore. Ritornò per la terza volta in Pregadi nel novembre del 1448, ma già il 9 febbraio dell'anno successivo (1448 m. v.) entrava a far parte del Minor Consiglio per il sestiere di Cannaregio, pure per la terza volta.
Nel settembre del 1449 fu plenipotenziario della Repubblica assieme ad Andrea Morosini e Nicolò da Canale nelle trattative di pace tra Venezia e Milano. Il 9 ottobre rientrò nel Consiglio dei dieci essendovi stata eletta una zonta e ricevette licenza di portar armi. Fu eletto provveditore sopra Camere nel gennaio del 1450 (1449 m. v.) e nuovamente governatore alle Entrate nel giugno dello stesso anno. Nel settembre del 1453 per l'ennesima volta entrò in Pregadi, tra i sessanta di zonta e l'anno successivo fu podestà a Padova per la terza volta. Finalmente nel 1457 (1456 m. v.), il 2 gennaio, a coronamento di una lunga e ininterrotta vita politica venne eletto procuratore di S. Marco (de citra). Nello stesso anno fu tra i candidati all'elezione dei doge e fu uno dei quarantuno che il 27 ottobre chiamarono al soglio dogale Pasquale Malipiero.
Il C. morì tra il 17 e il 19 marzo del 1459; l'anno prima, l'8 aprile, aveva dettato al notaio Giovanni Rizzo il proprio testamento, chiedendo di venir sepolto in S. Maria Gloriosa dei Frari accompagnato dai confratelli della Scuola della Misericordia.
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