MADRID
Museo archeologico nazionale. - 1. - Il museo, fondato da Isabella Il nel 1867, fu installato in un edificio chiamato "Casino de la Reina", nella via degli Ambasciatori, e inaugurato nel 1871. Vi rimase fino al suo trasferimento, avvenuto nel 1895, nell'edificio appena costruito della via Serrano, dove si trova tuttora. Nell'estate del 1936 il museo fu chiuso e tutto il materiale imballato, per l'esecuzione d'un progetto di riordinamento totale; fu riaperto al pubblico nel 1940 con un'esposizione sintetica dell'archeologia spagnola. Nel frattempo si stava effettuando la sistemazione del resto del museo, che fu terminato ed inaugurato nel 1954. Oggi esso consta di trentotto sale di esposizione, oltre una notevole biblioteca, varî laboratorî, ecc. ed un giardino nel quale sono stati disposti pezzi ad esso adatti.
L'organizzazione di questo Centro, a cura del Cuerpo Facultativo de Archiveros, Bibliotecarios y Arqueòlogos, rispose nelle sue prime tappe al duplice concetto di Arte e Storia e di Ettiografia. Nel 1941 la sezione etnografica passò a costituire due nuovi musei indipendenti: quello d'America e quello delle Arti Decorative.
Entrarono a far parte del museo, la collezione della Biblioteca Nazionale, molti oggetti della quale erano appartenuti a Carlo III (alcuni provenivano dagli scavi di Pompei ed Ercolano) e le piccole collezioni in gran parte costituite da monete, del Museo di Scienze Nazionali e della Scuola di Diplomatica. A questo nucleo andarono sommandosi varie collezioni particolari di antichità spagnole (Góngora, Vives, Ibarra, Paredes, Mirò): altre, come quella Toda, di antichità egizie o classiche come quelle Asensi, Abargues e, ricchissima, quella del Marchese di Salamanca, costituita in Italia. Nei primi decenni il museo si arricchisce con importanti donazioni ed oggetti raccolti nelle missioni compiute dai sovrintendenti dal 1869 al 1875, e principalmente negli scavi di P. Savirén nel Cerro de los Santos, con l'apporto di numerose sculture iberiche e durante il viaggio in Oriente di J. Rada, il quale portò i primi oggetti ciprioti che fosse dato allora conoscere.
Dal 1911 al 1936 l'applicazione della Legge sugli Scavi incrementò questo centro con materiali tecnicamente documentati; dal 1939 in poi si arricchisce soprattutto di acquisti scelti, quasi sempre orientati verso l'archeologia della penisola. Furono queste circostanze tra le altre a conferire al museo il suo interessante carattere "nazionale".
2. - Collezioni di oggetti di provenienza non spagnola. Nonostante vi siano pezzi egizî eccellenti (vasi predinastici, vaso di alabastro a forma di gazzella) quelli che hanno maggiore importanza sono i pezzi classici. La collezione di ceramiche greche comprende circa millecinquecento esemplari che abbracciano tutto lo svolgimento di questa produzione, tra cui si notano una coppa di Sokles, una grande anfora di Andokides e Psiax, una coppa di Aison, una serie di lèkythoi a fondo bianco, il cratere del Pittore di Dirce con scena comica e il cratere di Assteas con Ercole furioso. Citiamo inoltre due sarcofagi di Clazomene.
Nella sezione della scultura l'assenza di marmi greci di pregio è compensata da pezzi romani, quali il puteale della nascita di Atena, prezioso per la ricostruzione del frontone del Partenone e il ritratto di Livia rappresentata seduta, come Giunone, proveniente da Paestum. Infine, l'artigianato è rappresentato dalla nutrita serie di terrecotte votive etrusche di Cales; mosaici provenienti da Roma e da Ercolano (?), il missorium di Teodosio (v. argento) ceramica da Efeso e una pisside alessandrina di vetro "millefiori" ed oro.
3. - Collezioni di oggetti di provenienza spagnola. Le collezioni preistoriche danno una visione completa del Paleolitico Inferiore nei materiali del Manzanares e del Jarama. Eccezionali i tessuti e i cesti neolitici della Grotta dei Pipistrelli. Le prime età dei metalli possono essere studiate nella collezione donata da L. Siret, prodotto delle ricerche nel S-E della Spagna e che comprende pezzi singolari, come la lavagna scolpita a forma di sandalo di Almizaraque, l'idolo cilindrico di alabastro di Marchem; il vaso campaniforme di Ciempozuelos e il diadema argarico d'oro trovato a Cehegin. Alla fine dell'Età del Bronzo e al principio dell'Età del Ferro appartengono le armi e gli altri oggetti del fiume Huelva e la stele incisa di Solana de Cabanas. Con la prima Età del Ferro si introduce la cultura celtica, rappresentata dal villaggio di Roquizal del Rullo, nel cui materiale figurano alcuni "alari" votivi di terracotta decorati con la tecnica all'excisione (v.).
I primi contatti con i popoli colonizzatori datano, secondo i testi, agli inizî del primo millennio, nonostante le testimonianze archeologiche in generale risalgano solo alla seconda metà dello stesso. Da qui l'interesse di alcuni pezzi orientali dei secoli IX e VI, come l'oinochòe di Torre del Mar, il pendaglio cesellato in oro, la Astarte in alabastro di Galera, il bronzetto con mascherina d'oro di Cadice, ed il famoso "tesoro" aureo di La Aliseda.
I documenti ellenici anteriori al V sec. esistenti nel museo si riducono quasi solo al Centauro arcaico in bronzo di Rollos e ad alcuni vasi con figure nere di Ibiza (v.).
Da quest'isola precisamente (necropoli di Puig d'es Molins e grotta di Es Cuyram) proviene la ricchissima raccolta di terrecotte, senza pari in alcun altro giacimento punico, e dalla quale proviene la Donna di Ibiza. Il resto della collezione, raccolta da Vives e P. Cabrero è composta da molte ceramiche (una situla "megarica", vetri, amuleti, bronzi, ecc.). Le impressionanti teste di toro fuse in bronzo, trovate a Son Corrò (Maiorca) in un santuario talayotico ma con oggetti romani, costituiscono tuttora un enigma cronologico, anche più dei grandi candelabri d'oro, di tipo fenicio, provenienti da Lebrija.
Della seconda Età del Ferro, la civiltà dell'interno o post-hallstattiana può essere studiata nella collezione raccolta dal marchese di Cerralbo a Soria de Guadalajara, oltre che nei materiali rinvenuti da Cabré ad Avila. Alla "civiltà dei nuclei galaico-portoghesi" appartiene una serie di gioielli d'oro, tra cui soprattutto il superbo braccialetto di Estremoz, e di diademi cesellati di Vegadeo e Ribadeo. Della "civiltà iberica", gli scavi di Cabré nelle necropoli andaluse di Galera e Toga hanno portato alla luce, insieme con oggetti esotici (la già citata Astarte, vasi attici del IV sec.) molti utensili indigeni, con alcuni pezzi eccezionali (bara di pietra calcarea con dipinti funebri). Vi predomina la ceramica dipinta a disegni geometrici che in Oriente coesiste con quella delle stilizzazioni zoomorfe e floreali e qualche rara figura umana di Elche e di Archena. Infine, le ceramiche dipinte e le teste in bronzo di Augusto e Livia (?) rinvenute negli scavi di Azaila, provano la penetrazione della civiltà iberica lungo l'Ebro e la sua sopravvivenza in epoca romana.
La scultura in pietra e bronzo è, con la pittura vascolare, la manifestazione più originale dell'arte iberica e una delle maggiori attrattive del museo. Le figure di animali, in pietra calcarea accusano l'influsso greco (Redobán, Agost, Balazote), punico (Vilfricos, Villacarrillo), o romano (Porcuna, Fuente de la Higuera), oppure sorprendono per la loro rozza vivacità (Baena). Delle rappresentazioni umane ricordiamo la Offerente, i ritratti con tratti etnici, le teste con mitrie, ecc., del complesso votivo di Cerro de los Santos, e i rilievi monumentali di Osuna, alcuni dei quali curiosissimi ("il bacio"). Queste sculture e la straordinaria raccolta di ex voto in bronzo di Despeñaperros, Castellar e La Luz, sono di qualità molto varia, ma di valore ineguagliabile per la conoscenza dell'antica arte locale (v. iberica, arte).
I "tesori" - escluso quello greco-iberico di Jàvea, col suo delicato diadema aureo in filigrana - sono d'argento e in generale risalgono alle guerre di Sertorio e a quelle seguenti. Tra essi, pezzi di valore sono la patera e il calice di Perotitos, i vasi, pure cesellati, di Salvacañete, i varî tipi di collane di questi ed altri rinvenimenti, come Palencia, Los Villares, Menjibar, ecc. Alcuni pezzi recano iscrizioni iberiche (piatti d'argento di Abengibre) parallele ad altri esemplari epigrafici dello stesso alfabeto ("piombo" di Castellón).
Durante la fioritura di questa civiltà indigena, la Spagna fu teatro delle guerre puniche e della successiva conquista. L'impronta della romanizzazione non doveva poi più scomparire, né con le invasioni germaniche né col dominio musulmano. Naturalmente nel museo abbondano i resti ispano-romani. Nelle sculture si devono segnalare i busti o teste di Agrippina Minore (Mérida), Domizia (Almedinilla), Antonino Pio (Puente Genil) e di personaggi sconosciuti (Mérida e Alboraya); le figure arcaicizzanti di Menade (?) ed Ercole (Huétor e Alcalà la Real), sec. Il d. C., quella di Diana e Bacco (Mérida? e Torrente), Sileno e Fauno (Màlaga e Itàlica), tre Eroti, in piedi o dormienti (Elche), Venere (Bullas) e un togato con nome iscritto (Mérida). Molto notevoli sono due sarcofagi del sec. Il, con scene di Oreste (Husillas) e un altro attico, del ciclo troiano (Tarragona). Tra i bronzi sono da citare, oltre i ritratti da Alzaila, la testa virile e l'Apollo di Termes, la Minerva di Siglienza, l'Attis di Cadice, varie figurine (Mercurio di Elche, Lare di Lora), profumiere, bilance e finimenti in bronzo per carri, oltre ad oggetti diversi come la situla cesellata di Buena, lo stendardo di Pollenza, la pompa della miniera Sotiel Coronada e il modius con iscrizione di Puente Puñide.
Tra i mosaici, i principali sono quelli di Bacco (Saragozza), dei Mesi (Lellira), delle Stagioni (Palencia), Ercole (Liria) e delle Muse (Arroniz), gli ultimi due sono di epoca tarda. La ceramica, nei suoi varî generi e con importanti complessi di vasi (necropoli di Bolonia e Palancia), terrecotte (Córdoba, Osuna) e lucerne, presenta pezzi di interesse, come il vaso di "terra sigillata" dell'officina di Germanous, gli stampi spagnoli di Tricio, i busti di Cerro Murano o lo stampo di sigillo, con la Lupa, di Montealegre. Nella collezione dei vetri, spicca il "diatreto" di Termes, così come il piccolo boccale augusteo di Bolonia e il vaso, con scene in rilievo, di Palencia.
Tra gli oggetti ispano-romani di maggior valore che si trovano nel museo, tuttavia, bisogna menzionare le tavole giuridiche di bronzo con le leggi municipali di Salpensa e Osuna, il decreto municipale di Màlaga, un senatoconsulto a proposito del prezzo dei gladiatori (Italica) e, di altro genere, la celebre tavoletta con i primi versi dell'Eneide, in corsivo (Italica).
All'epoca paleocristiana risalgono i sarcofagi scolpiti, costantiniani (da Berja, Astorga e Erustes); un altro, orientale, a colonne (sec. IV, da Puebla Nueva), e un interessante frammento di arte locale (secoli IV-V, da Alcandete). Sono inoltre da citare un mosaico sepolcrale di influenza africana, con busto e nome del defunto (Alfaro), rilievi decorativi (Vega del Mar), alcuni arnesi in bronzo o oggetti per il culto ("oscalatorios" di Suellacabras e Taniñe), e vetri (patera di Elche).
Le invasioni del V sec. determinarono la formazione del regno visigoto di Toledo, che durò sino alla conquista islamica (sec. VII). La tarda arte romana continua ad evolversi nella decorazione architettonica (Zorita, Mérida, Cabeza del Griego), mentre l'influsso germanico si manifesta specialmente nelle fibbie di cinturoni e nelle fibule, prima di influenza ostrogota e poi bizantina, come si può notare negli utensili delle principali necropoli del sec. VI (Carpio e Catiltierra) e del VII (Palazuelos) e in altri interessanti pezzi isolati (Hinojar, Estables, Calatayud, ecc.). Il fastoso "tesoro di Guarrazar", senza dubbio parte del complesso di corone e croci votive, di oro e pietre preziose, offerto dai re del sec. VII alla Chiesa di Toledo, chiude questo rapido sguardo attraverso la Prima Sezione del museo.
4. - Sezione numismatica e glittica. La ricchezza delle serie antiche spagnole (cartaginesi e ispano-romane) e greche è superata solo da quella della serie romana (8o.ooo pezzi) con numerosi esemplari preziosi. Basta ricordare nella collezione di aurei imperiali il medaglione di Augusto (gr 32) esemplare unico o i denari d'argento, tra i quali quello rarissimo di Annia Faustina. Tra le gemme sono interessanti gli scarabei punici di Ibiza, qualche cammeo greco, come quello in agata con protome di Achebo, di provenienza spagnola (circa 400 a. C.), la serie di gemme romane di Clunia con busti laureati e il vaso tardo-romano intagliato in agata in forma di testa grottesca (da Mérida, IV sec.).
Bibl.: La bibliografia del museo è stata pubblicata nella Guida del 1954 che aggiorna quella raccolta nella edizione del 1917.