MINIATURISTI, Maestri
Il termine (Kleinmeister, Littlemasters) sta a comprendere un gruppo di ceramisti e ceramografi attici attivi intorno alla metà e almeno per tutto il secondo venticinquennio del VI sec. a. C. Il loro apporto si svolge unicamente nella tecnica a figure nere e appare anzi in definitiva legato alla forma della coppa, con certe estensioni nelle forme affini, quali sköphoi e coppe-sköphoi. A questi tipi di vasi J. D. Beazley associa anche i fregi minuti sul bordo di certi crateri a volute.
Il gusto per le decorazioni estremamente minute quale appare nelle coppe dei "miniaturisti" implica una decisa riduzione del modulo già di per sé modesto adottato nei lunghi fregi di interesse espositivo e narrativo che s'incontrano nell'opera di Sophilos, di Kleitias e dei pittori delle anfore tirreniche. In confronto anche i fregi delle coppe di Siana, che vengono considerate diretti antecedenti delle coppe miniaturistiche, si sviluppano su campi più vasti e più uniformemente continuati.
Molti sono i nomi di artisti operanti in questo genere di ceramiche che sono pervenuti sino a noi. D'altra parte si tratta quasi sempre di vasai invece che di pittori: il nome appare spesso su coppe che non hanno alcuna decorazione pittorica e non sta neppure a indicare una particolare cura o vantata eccellenza della produzione. Come ha osservato J. D. Beazley, le firme indicano soprattutto che una breve iscrizione era ritenuta elemento essenziale nel sistema decorativo sottilinente elaborato e di una estrema economia di motivi che s'incontra in questo tipo di coppe. In realtà il fenomeno della produzione "miniaturistica" appare legato alle forme del vaso in maniera assai più diretta ed essenziale di quanto succede in altri tipi di vasi: e la decorazione pittorica, spesso di una estrema concisione, sembra destinata soprattutto a porre un accento centrale sul labbro o a valorizzare dei lunghi spazi neutri.
I tipi di coppe rappresentate nel gruppo dei maestri m. sono:
1) Lip-cups (coppe a labbro riservato), con labbro nettamente separato da una risega e ampî spazi chiari sul labbro e nella zona delle anse. Una forma parallela con notevoli varianti e tale che potrebbe quasi costituire un antecedente al tipo canonico è la coppa del tipo Gordion, di cui l'esempio più famoso è quella appunto da Gordion firmata da Ergotimos.
2) Band-cups (coppe a fascia figurata), con labbro verniciato a separazione meno netta e labbro verniciato e dal margine arrotondato.
3) Droop cups o di Antidoros, con la decorazione figurata non più riservata a un fregio, ma sviluppata più liberamente entro bordi variegati.
A queste forme si associano tipi di sköphos e di coppe-sköphoi in cui di consueto la decorazione si svolge sul modello delle Band-cups.
Di tutte la forma più nobile e riuscita appare la lip-cup che con le sue pareti chiare e nettamente scandite offre il campo a una decorazione estremamente concisa ed efficace. Sul labbro una brevissima figurazione, un animale, una testa umana, e nella zona delle anse una breve iscrizione tra due esili palmette. Queste riserve non esistono nelle band-cups, dove invece lunghi fregi con scene estremamente complesse sono anzi di regola come a sostenere il peso delle due spesse fasce nere, e ugualmente nelle coppe del tipo droop. Il tondo interno d'altra parte si sviluppa per vie normali dalla coppa tipo Siana, senza registrare particolari riduzioni di modulo. Carattere più decisamente miniaturistico potrà invece vedersi quando intorno al grande tondo si ha un piccolo fregio supplementare impiegato come bordo.
Tra i nomi che appaiono nelle firme delle coppe miniaturistiche si ritrovano quasi tutte le più insigni figure di ceramografi e ceramisti della metà del VI sec. a. C. quali Nearchos, Exekias, Ergotimos, Amasis, Nikosthenes. Si tratta peraltro per lo più di incontri occasionali piuttosto che di attività continuata: e inoltre, ad esempio, delle coppe firmate da Exekias solo una porta decorazione figurata e questa così tenue da rendere incerti se debba attribuirsi al pittore. A Lydos è stata assegnata una sola band-cup frammentaria firmata dal vasaio Nikosthenes, in confronto alle numerose coppe del tipo di Siana o incerte: mentre le varie coppe ibride o comunque di tipo eccezionale assegnate al Pittore di Amasis attestano unicamente il gusto di sperimentatore di questo maestro.
Vi sono poi artisti come il Pittore di Taleides e il Pittore di Phrynos che hanno dato eccellenti esempi di coppe miniaturistiche e nello stesso tempo hanno dipinto vasi di grandi dimensioni. Altri infine, come Sakonides, il pittore delle coppe firmate da Hermogenes, il Pittore di Tleson e di Xenokles, ci appaiono decisamente legati alla forma della coppa miniaturistica ad esclusione di ogni altra come a una particolare specializzazione.
Come è noto, specialmente nelle lip-cups gli schemi decorativi più riusciti sono anche quelli di più estrema concisione, un animale isolato come specialmente nel Pittore di Tleson, o una testa femminile di profilo come in Sakonides e nel Pittore di Hermogenes.
Nelle coppe di tipo droop il fregio esterno spesso conserva forme assai minute affini a quello delle band-cups. A volte s'incontra anche una decorazione ancora più ridotta di piccoli animali a silhouette nera rovesciati in confronto al bordo della coppa.
Oltre agli artisti citati firmano coppe miniaturistiche Anakles, Archeneides (?), Archikles, Charitaios, Chiron, Epitimos, Ergoteles, Eucheiros, Gageos, Hischylos, Kaulos, Klitomenes, Myspios, Neandros, Polipous, Priapos, Pyrrhos, Sokles, Sondros, Teisias, Telesias, Thrax, Thypheitides, Tlenpolemos.
Un singolare fenomeno di imitazione si ha nelle coppe miniaturistiche ioniche, di cui i documenti più importanti sono stati notati a Samo. Tale produzione comporta alcuni non numerosi esemplari di coppe figurate e numerosissime coppe decorate unicamente da una ghirlanda di mirto o da filettature parallele sul bordo o nel campo interno.
Bibl.: J. C. Hoppin, Black-fig., p. 113 ss.; J. D. Beazley, in Journ. Hell. St., LII, 1932, p. 55 ss.; id., Development, p. 52, 111, 119; id., in Studies Robinson, II, Saint Louis 1951, p. 45; F. Villard, in Rev. Ét. Anc., XLVIII, 1946, p. 159 ss.; J. D. Beazley, Black-fig., 1956, p. 159 ss. Per i m. ionici: E. Kunze, in Ath. Mitt., LIX, 1934, p. 81 ss.