MAESTRO degli ANGELI RIBELLI
Nome convenzionale con il quale a partire da Laclotte (1969) viene indicato il pittore, attivo ad Avignone nel sec. 14°, autore della tavoletta raffigurante su di un lato la Caduta degli angeli ribelli e sull'altro S. Martino e il povero (Parigi, Louvre).
Laclotte fece osservare la straordinaria qualità pittorica e di invenzione compositiva del primo soggetto, nel quale l'organizzazione dello spazio è concepita secondo criteri di tridimensionalità che rivelano un'indubbia dimestichezza con le ricerche prospettiche e le sperimentazioni spaziali di Ambrogio Lorenzetti. La datazione proposta si aggirerebbe quindi intorno al quinto decennio del Trecento, anche per l'evidente derivazione stilistica da modi martiniani riconducibili a Barna, che appaiono già come un preludio al Gotico internazionale maturo. Le tangenze e le stringenti affinità con il Simone Martini del periodo avignonese trovano conferma nella diretta ripresa dell'invenzione iconografica e compositiva della tavola, all'inizio del nuovo secolo, da parte dei fratelli Limbourg, in una miniatura, di analogo soggetto, contenuta nelle Très Riches Heures del duca Jean de Berry (Chantilly, Mus. Condé, 1284, c. 64v), dando quindi valore all'ipotesi di una presenza della tavola stessa in ambiente nordico ab antiquo. Il valido paragone stilistico proposto da Laclotte con l'Assunzione della Vergine di Monaco (Alte Pinakothek), attribuita plausibilmente a Lippo Memmi, nella quale si individuano simili aspirazioni a un'originale organizzazione dello spazio, convalida ulteriormente l'inserimento in ambiente tardomartiniano dell'anonimo artista.Per la raffigurazione di S. Martino, Laclotte (1969) giustamente rilevò la soluzione, inusitata in ambito toscano, di presentare il personaggio centrale in una visione parziale, tagliata dalla cornice. In seguito Polzer (1981), partendo da alcuni dati ricavati dallo studio dei punzoni, ha creduto di potervi ravvisare una più puntuale rispondenza con i modi naturalistici di Giovanni da Milano, giustificandone comunque le evidenti ascendenze nordiche. Polzer ha ritenuto altresì di dover assegnare a una diversa mano la Caduta degli angeli ribelli, proponendone l'attribuzione a Naddo Ceccarelli e avvicinando la tavoletta cronologicamente ai due dipinti firmati dall'artista.La tesi proposta, pur basandosi su di una stringente analisi stilistica, è stata respinta da Laclotte (1983) e da Previtali (1983), il quale ultimo ha ritenuto illegittimo separare i due lati della tavola, giacché le differenze fra loro sono pienamente giustificate dalle diversità di soggetto e dimensioni. Le somiglianze notate da Polzer con alcune opere di Giovanni da Milano sarebbero inoltre perfettamente spiegabili nell'ambito di quegli studi che certo l'artista lombardo dovette compiere sulle innovazioni più sorprendenti della bottega di Simone Martini. Leone de Castris (1988) condividendo le osservazioni di Previtali ha inserito nel catalogo dell'anonimo maestro il S. Michele Arcangelo di Tokyo (Nat. Mus. of Western Art) - precedentemente attribuito ai fratelli Lorenzetti o a Barna - che lo studioso situa cronologicamente in un momento stilistico anteriore alla tavoletta del Louvre, pur ribadendo la provenienza dell'artista dall'entourage avignonese di Simone Martini, del Maestro della Madonna di Palazzo Venezia e del Maestro della Madonna Straus o supposto Donato Martini (De Benedictis, 1979). Previtali (1988), pur riconoscendo l'acume critico dell'analisi di Polzer (1981), ha sottolineato gli aspetti più sensazionali della costruzione spaziale del dipinto, negandone di nuovo una possibile ascrizione a Naddo Ceccarelli attraverso il confronto con opere di quest'ultimo, nelle quali risulta assente la capacità di risolvere l'articolazione dello spazio attraverso la figura, magistralmente espressa invece dall'anonimo maestro. Previtali, preso atto delle straordinarie caratteristiche qualitative e compositive di entrambi i lati della tavoletta, si è spinto fino ad arrischiarne l'attribuzione allo stesso Simone Martini: ipotesi che appare basata su motivazioni del tutto plausibili e che ne giustificherebbe l'eccezionale portata innovativa.
Bibl.: M. Laclotte, Le 'Maître des Anges rebelles', Paragone 20, 1969, 237, pp. 3-14; M. Meiss, French Painting in the Time of Jean de Berry. [III.] The Limbourgs and their Contemporaries, London 1974, I, pp. 146, 175, 457 nr. 294, 478 nr. 91; C. De Benedictis, La pittura senese 1330-1370, Firenze 1979; J. Polzer, The ''Master of the Rebel Angels'' Reconsidered, ArtB 63, 1981, pp. 563-584; G. Previtali, in Il Gotico a Siena: miniature, pitture, oreficerie, oggetti d'arte, cat. (Siena 1982), Firenze 1982, pp. 216-218 nrr. 75a-b; M. Laclotte, Les peintres siennois à Avignon, in L'art gothique siennois, cat. (Avignon 1983), Firenze 1983, pp. 98-101; G. Previtali, Le Maître des Anges Rebelles, ivi, pp. 180-183; id., Introduzione ai problemi della bottega di Simone Martini, in Simone Martini, "Atti del Convegno, Siena 1985", Firenze 1988, pp. 161-165; P. Leone de Castris, Problemi martiniani avignonesi: il 'Maestro degli Angeli ribelli', i due Ceccarelli ed altro, ivi, pp. 225-231.