MAESTRO del BIGALLO
Pittore fiorentino anonimo, attivo nel secondo quarto del Duecento, la cui denominazione convenzionale deriva dal Crocifisso conservato presso il Mus. del Bigallo a Firenze.
Ritenuto in passato dalla critica di formazione lucchese, il M. del Bigallo può invece essere considerato l'esponente più caratteristico della pittura fiorentina della prima metà del 13° secolo. Dal gruppo di opere - abbastanza nutrito per un artista della sua epoca - che gli si possono attribuire con certezza su base stilistica emerge una spiccata predisposizione narrativa, unita alla ricerca costante di un forte equilibrio compositivo. Questi aspetti stilistici sollecitano un parallelo tra il M. del Bigallo e altre personalità del versante più tradizionalista della coeva pittura toscana, quali il Maestro di Tressa, attivo a Siena, e il Maestro del Crocifisso di Calci, attivo a Pisa (Boskovits, in Offner, 1993, p. 91). Poiché manca qualsiasi riferimento cronologico certo, la maggior parte della critica ha indicato nel 1244 - anno di fondazione della Compagnia del Bigallo - la data più probabile per l'esecuzione della croce fiorentina. Tuttavia, già Garrison (1949) aveva proposto per l'opera una cronologia sensibilmente anteriore e la sua tesi è stata ripresa in anni recenti (Marques, 1987; Tartuferi, 1990).
La datazione più probabile per il Crocifisso del Mus. del Bigallo dovrebbe essere in effetti quella verso il 1230, mentre a un momento un poco più inoltrato nel percorso del pittore - da situare nel quarto decennio del secolo - dovrebbero spettare l'intenso Crocifisso di Chicago (Art Inst.) e le Madonne con il Bambino di Firenze (Coll. Acton) e di Nantes (Mus. des Beaux-Arts), costruite secondo un modulo iconografico diffuso specialmente dalla bottega dell'artista. I forti accenti plastico-luministici della croce americana indicano un puntuale riflesso dell'attività del Maestro del Crocifisso nr. 434 degli Uffizi di Firenze.
Verso la fine del quarto decennio il M. del Bigallo sembra prediligere un linguaggio più disteso e solenne di marca classicheggiante, soprattutto a motivo, forse, dei riflessi della coeva cultura pittorica pisana. Questa fase del pittore è rappresentata dalla bella Madonna che un tempo si trovava a Firenze presso l'antiquario Stefano Bardini e ai giorni nostri è approdata - dopo essere passata in varie collezioni americane - presso Harari & Johns a Londra, nonché dalla Madonna del Conservatorio delle Montalve a Villa La Quiete (Firenze), completamente ridipinta, già dal 1991 in attesa di restauro presso il laboratorio dell'Opificio delle Pietre Dure alla Fortezza da Basso di Firenze.Alla produzione tarda del pittore dovrebbero appartenere il dossale di Firenze (Mus. dell'Opera di S. Maria del Fiore) con S. Zanobi in trono fra i ss. Eugenio e Crescenzio e quattro storie della sua vita, in origine sul fronte dell'altare posto sopra la tomba del primo vescovo di Firenze, nella cripta dell'antica cattedrale di S. Reparata, e il bel Crocifisso di Roma (Gall. Naz. d'Arte Antica, Palazzo Barberini, inv. nr. 4163). Al catalogo del pittore potrebbe spettare anche la Madonna con il Bambino in trono e due santi, già nella chiesa di Santa Maria a Bagnano, oggi a S. Tommaso a Certaldo (prov. Firenze), ancora completamente ridipinta, mentre un'altra Madonna, di ubicazione ignota (Boskovits, in Offner, 1993, pp. 346-349), sembra di un pittore fiorentino affine all'artista, per quanto i sensibili rimaneggiamenti permettano di giudicare.La redazione originale della Madonna con il Bambino e due angeli, già nella chiesa di S. Donato a Torri (prov. Firenze; trafugata nel 1983), rinnovata nelle figure principali dal Maestro della Maddalena e proposta ora come dello stretto ambito del M. del Bigallo (Boskovits, in Offner, 1993, pp. 342-345), sembra da confermare invece al catalogo del Maestro di S. Maria Primerana, come indicano in maniera inequivocabile i due angeli che si direbbero intercambiabili con quelli che compaiono nella tavola eponima dell'oratorio fiesolano. Ancora sulla falsariga delle Madonne del M. del Bigallo - cui del resto è stata attribuita (Marques, 1987) - appare in effetti la bella Maestà di San Paolo del Brasile (Mus. de Arte), che tuttavia è opera certa del Maestro della S. Agata, un altro protagonista anonimo della pittura fiorentina intorno alla metà del secolo (Boskovits, in Offner, 1993, pp. 696-697).La produzione del M. del Bigallo esprime il livello artistico medio della pittura fiorentina nella prima metà del sec. 13° e rappresenta la prima affermazione del linguaggio narrativo, moderatamente plastico e caratterizzato da un cromatismo caldo e profondo, tipico di gran parte della pittura fiorentina duecentesca, che venne ripreso soprattutto dal Maestro della Maddalena.
Bibl.: C. Ricci, La Compagnia del Bigallo. I quadri, RivA 2, 1904, pp. 215-225; O. Sirén, Toskanische Maler im XIII. Jahrhundert, Berlin 1922, pp. 50-52; R. Offner, The Mostra del tesoro di Firenze sacra. I, BurlM 63, 1933, pp. 72-84: 76; E. Sandberg Vavalà, A Crucifix at Chicago, Bulletin of the Art Institute of Chicago 33, 1939, pp. 34-40; Pittura italiana del Duecento e Trecento. Catalogo della mostra giottesca di Firenze del 1937, a cura di G. Sinibaldi, G. Brunetti, Firenze 1943, p. 167 (19812); R. Longhi, Giudizio sul Duecento, Proporzioni 2, 1948, pp. 5-54: 38, 41 (rist. in id., Opere complete, VII, Giudizio sul Duecento e ricerche sul Trecento nell'Italia centrale, Firenze 1974, pp. 1-53); E.B. Garrison, Italian Romanesque Panel Painting, Firenze 1949, pp. 12-13; C.L. Ragghianti, Pittura del Dugento a Firenze, Firenze 1955, pp. 11-12; L. Marcucci, Gallerie Nazionali di Firenze. I dipinti toscani del secolo XIII, Roma 1958, pp. 25-27; A. Smart, The Dawn of the Italian Painting 1250-1400, Oxford 1978, p. 10; A. Tartuferi, Pittura fiorentina del Duecento, in La pittura in Italia. Il Duecento e il Trecento, Milano 1986, I, pp. 267-282: 269; A. Guerrini, Maestro del Bigallo, ivi, II, pp. 597-598; L.C. Marques, La peinture du Duecento en Italie centrale, Paris 1987, pp. 73-75, 289; A. Cadei, L'età gotica, in A.M. Romanini, Il Medioevo (Storia dell'arte classica e italiana, 2), Firenze 1988, pp. 373-428: 409; A. Tartuferi, La pittura a Firenze nel Duecento, Firenze 1990, pp. 13-15, 71-72; R. Offner, A Critical and Historical Corpus of Florentine Painting, I, 1, a cura di M. Boskovits, Firenze 1993, pp. 89-94, 291-340.