MAESTRO del SANSONE
Scultore anonimo, attivo nella Bassa Renania tra l'ultimo decennio del sec. 12° e il terzo del 13°, che deriva la propria denominazione da una statua-colonna frammentaria dell'abbazia benedettina di Maria Laach (Ahrweiler), raffigurante Sansone, pubblicata per la prima volta da Schippers (1924-1925). Al maestro autore di tale opera la critica ha attribuito un cospicuo, ma eterogeneo gruppo di sculture; tuttavia l'individuazione all'interno di questo gruppo dell'operato di una seconda, rilevante e ben distinta personalità (Wirth, 1957) ha fatto in seguito prevalere un uso in senso collettivo del nome per indicare una corrente della scultura renana, individuata da Sauerländer (1977a), che si distingue dalle precedenti realizzazioni locali per la ricezione e la rielaborazione di elementi gotici.Gli inizi di tale produzione si colgono a Colonia nei capitelli della chiesa di St. Georg (1188) e in quelli a calice con decorazione a tralcio (Kelchrankenkapitelle) di St. Pantaleon (Colonia, Lapidarium; Amburgo, Mus. für Kunst und Gewerbe; Bonn, Rheinisches Landesmus.) e infine nei capitelli doppi dal duomo (Colonia, Dom Steinkammer), deboli repliche degli intrecci dei precedenti, a eccezione di due nettamente distinti per concezione e qualità: un capitello con figure che lottano accapigliandosi (Haarraufer) e uno con figure prone appoggiate al collarino verso l'esterno e leoni o draghi verso il centro. Degli stessi anni sono i rilievi con un suonatore di viola da gamba, verosimilmente re Davide, e un danzatore (Colonia, Schnütgen-Mus.), che rivelano una spiccata attenzione ai problemi del movimento e dell'impostazione spaziale della figura; la critica li ha generalmente considerati, insieme a un flautista perduto, elementi di un ciclo per il vecchio duomo di Colonia, pur con discordi ipotesi sull'esatta collocazione e datazione (Ornamenta Ecclesiae, 1985, II, pp. 384-387). Contro l'unitarietà esecutiva dei rilievi è stata tuttavia evidenziata la loro eterogeneità compositiva e di formato (Haussherr, 1977; Ornamenta Ecclesiae, 1985, II, p. 386). Intorno al 1220 si colloca il complesso di sculture architettoniche e figurative della Liebfrauenkirche di Andernach, in cui è stata individuata la presenza di entrambe le principali personalità attive nella produzione raccolta sotto il nome di M. del Sansone: i corpi armoniosi allungati, il naturalismo dei moti e del panneggio che caratterizzano gli angeli adoranti, l'Agnus Dei del timpano meridionale si distaccano infatti nettamente dalla visione più acerba, ma carica di violenta espressività ed energia, del Sansone (Wirth, 1957). A questo sono certamente assimilabili invece i frammenti del Giudizio universale (Bonn, Rheinisches Landesmus.), per i corpi ancora pesantemente dominati dalla testa, la maggiore sommarietà dei panneggi e l'intensità emotiva. Di poco posteriore è l'Angelo annunciante, proveniente da St. Johann Baptist a Colonia (Colonia, Schnütgen-Mus.), che mostra lo stile del timpano meridionale di Andernach con cadenze ancora più sciolte. Infine si collocano intorno al 1220-1230 il Sansone e l'atrio, il c.d. Paradies, di Maria Laach. Progettata in uno con la costruzione, la decorazione dell'atrio, accanto alla ripresa di numerosi motivi come gli Haarraufer, palesa l'introduzione di nuovi elementi, quali le teste-foglie e l'acanto antichizzante, potentemente rafforzati dall'impiego angolare.Più problematica è l'attribuzione al M. del Sansone delle decorazioni degli stalli del coro nel duomo di Bonn (ca. 1205). L'angelo e il diavolo scriventi, fortemente rilavorati, sono stati assegnati da Schippers (1924-1925) ad altra corrente e da Bader (1928) al M. del Sansone, insieme con il progetto dell'intera Bauplastik del coro e del transetto. La figura maschile con cartiglio della chiesa di St. Maria di Lonnig - un profeta per Schippers (1924-1925), un angelo annunciante per Volbach (1950) - è attribuita a un collaboratore del M. del Sansone (Schippers, 1924-1925; Volbach, 1950) e solo da Bader (1928) respinta a semplice opera di bottega.L'individuazione del M. del Sansone come personalità artistica ben definibile alla guida di una cerchia di collaboratori fu introdotta da Schippers (1924-1925). Bader (1928) ritenne molto numerosi gli interventi autografi del M. del Sansone e ne enfatizzò il ruolo nell'evoluzione stilistica della scultura renana; in seguito, pur mantenendo l'accezione individuale della denominazione, lo studioso ridusse notevolmente il numero delle opere autografe e sottolineò il ruolo ideativo e direttivo del M. del Sansone anche per i progetti architettonici ad Andernach, Lonnig e Maria Laach (Bader, 1943). Rifiutata radicalmente già da Baum (1930) e Verbeek (1938) per l'eterogeneità del corpus, tale impostazione è stata ripresa da Haussherr (1977) e Sauerländer (1977a) sulla base di un'interpretazione della prassi dei cantieri, tendente a un'estrema specializzazione dei ruoli, e delle conclusioni di Wirth (1957), secondo cui nel corpus del M. del Sansone confluiscono le attività di due distinti artisti, operanti spesso uno accanto all'altro con reciproche influenze.Rispetto alla scultura figurativa renana ancora attardata in un arcaizzante Romanico - per es. la tomba di Plektrudis in St. Maria im Kapitol a Colonia - il M. del Sansone introdusse una nuova comprensione della natura, visibile nella differenziazione tra corpo e vesti e nell'articolazione dei volti; nella scultura architettonica si registrano una crescente accentuazione plastica e l'introduzione di nuove tipologie: Kelchrankenkapitelle, influssi del tipo 'a crochets', in due capitelli reimpiegati nella Johann-Nepomuk Kapelle presso Andernach (Schippers, 1926-1927), nonché acanto antichizzante. Riguardo al problema delle fonti di tale svolta stilistica, generalmente considerata comunque ancora nell'ambito del Tardo Romanico, la tesi di un'esperienza diretta in Francia - a Tolosa per Bader (1928), ad Arles per Volbach (1950) - si è indebolita insieme alla concezione del M. del Sansone come singola personalità. Già Schippers (1928) aveva indicato influssi dalla Francia settentrionale, agenti su precedenti apporti; accanto a tali influssi, mediati dai cantieri gotici dell'area tra Arras, Cambrai e la Mosa (Sauerländer, 1977a), dovette assumere un ruolo fondamentale l'oreficeria mosana e renana: a essa si collegano in particolare le cadenze antichizzanti nel panneggio dell'angelo di Colonia (Schnütgen-Mus.), ma anche il plasticismo e taluni stilemi della Bauplastik del M. del Sansone (Bader, 1928).I modi delle sculture raccolte sotto il nome di M. del Sansone conobbero un'ampia e rapida irradiazione - Colonia (St. Andreas), Limburg an der Lahn, Bacharach, Kobern (Matthiaskapelle), Lay nei pressi di Coblenza - a conferma del ruolo fondamentale rappresentato da questa corrente nel panorama artistico della Bassa Renania.
Bibl.: A. Schippers, Zwei rheinische Skulpturen aus der Frühzeit des XIII. Jahrhunderts, ZBK 58, 1924-1925, pp. 165-173; id., Der Umschwung des Stilgefühls in der rheinischen Baukunst des XII. Jahrhunderts, ivi, 60, 1926-1927, pp. 77-84; id., Das Laacher Münster, Köln 1928; W. Bader, Der Bildhauer des Laacher Samson, BonnJb 133, 1928, pp. 169-212; J. Baum, Die Malerei und Plastik des Mittelalters in Deutschland, Frankreich und Britannien, Wildpark-Potsdam 1930, p. 302; A. Verbeek, Zur staufischen Burgenbaukunst im Rheinland, WRJ 10, 1938, pp. 13-42: 30-32; W. Bader, Beiträge zur Würdigung der KDM im Kreis Mayen, Annalen des Historischen Vereins für den Niederrhein 142-143, 1943, pp. 285-292; s.v. Meister des Laacher Samson, in Thieme-Becker, XXXVII, 1949, p. 192; W.F. Volbach, Der Engel aus Lonnig, in Form und Inhalt. Kunstgeschichtliche Studien für Otto Schmitt, Stuttgart 1950, pp. 67-72; H. Schnitzler, Alte Kunst im SchnütgenMuseum, Essen 1956, p. 22ss.; K.A. Wirth, Beiträge zum Problem des ''Samsonmeisters'', ZKg 20, 1957, pp. 25-51 (con bibl.); D. Cremer, Samson, zur Deutung eines Laacher Meisters, Würzburg 1969; Die Zeit der Staufer. Geschichte-Kunst-Kultur, cat., 5 voll., Stuttgart 1977-1979; W. Sauerländer, Samson im Löwenkampf, ivi, I, 1977a, pp. 355-356; id., Die bildende Kunst der Stauferzeit, ivi, III, 1977b, pp. 205-229: 214; R. Haussherr, Zwei Doppelkapitelle, ivi, I, 1977, pp. 356-357; B. Kaelble, Untersuchungen zur grossfigurigen Plastik des Samsonmeisters, Düsseldorf 1981; Ornamenta Ecclesiae. Kunst und Künstler der Romanik, a cura di A. Legner, cat., 3 voll., Köln 1985.