MAESTRO delle ORE DEL MARESCIALLO BOUCICAUT
Anonimo miniatore attivo a Parigi nel primo quarto del Quattrocento, che deve il nome a uno dei suoi capolavori, il libro d'ore commissionato da Jean le Meingre detto Boucicaut, maresciallo di Francia (Parigi, Mus. Jacquemart-André, 2), tradizionalmente ritenuto la prima opera nota del maestro e datato al 1405-1408 (Meiss, 1967-1968, II, pp. 12-22), ma più probabilmente eseguito non prima del 1410-1412 (Sterling, 1987, pp. 342-346).
Il M. delle Ore del maresciallo Boucicaut è uno degli artisti più avanzati della sua epoca sulla strada dell'illusionismo prospettico, sia architettonico sia paesaggistico, e uno dei più attenti indagatori degli effetti della luce e dell'atmosfera sulla forma e il colore. Insieme alle tarde Ore di Londra (BL, Add. Ms 16997), del 1420 ca., il codice eponimo è l'unico interamente autografo all'interno di una produzione vasta, ma disseminata in manoscritti diversi, eseguiti dal maestro in collaborazione con altri miniatori - ai quali si devono di norma le commissioni - o affidati ai suoi numerosi ma spesso mediocri assistenti.Il M. delle Ore del maresciallo Boucicaut associò a una cultura plastica di tradizione pucelliana, fatta di personaggi sinuosi e allungati e drappeggi curvilinei, una conoscenza approfondita della pittura italiana, soprattutto lombarda e toscana, dalla quale apprese la costante attenzione ai problemi dell'illusionismo spaziale. Egli si inserì dunque all'interno di quella corrente italianizzante della miniatura francese di fine Trecento che ebbe come esponente principale Jacquemart de Hesdin, insieme al quale forse il M. delle Ore del maresciallo Boucicaut lavorò all'inizio della sua carriera nelle Grandes Heures di Jean de Berry, del 1408 (Parigi, BN, lat. 919; Meiss, 1967-1968, I, pp. 259-260). Da Jacquemart de Hesdin egli derivò il gusto per le composizioni monumentali, centralizzate, serene, equilibrate, che contrastava nettamente con la tendenza espressionistica inaugurata dal Maestro del Duca di Bedford, con il quale tuttavia il M. delle Ore del maresciallo Boucicaut collaborò durante tutta la sua attività (Grandes Heures del duca di Berry; Ore Visconti, del 1411 ca., Torino, Bibl. Reale, Varia 77; Livre de Merveilles, del 1411-1412, Parigi, BN, fr. 2810; Breviario di Châteauroux, del 1413-1414, Châteauroux, Bibl. Mun., 2; Ore di Londra). Proprio da Jacquemart de Hesdin il M. delle Ore del maresciallo Boucicaut riprese e perfezionò l'espediente del c.d. arco-diaframma, di origine italiana: una cornice che simula un arco, posta a inquadrare un interno architettonico occultandone le estremità al fine di ridurre il campo visivo (Panofsky, 1953, pp. 58-59; Meiss, 1967-1968, II, pp. 13-14; Sterling, 1987, p. 348). Per accrescere l'illusione di profondità il M. delle Ore del maresciallo Boucicaut trasformò l'arco in un ingresso architravato, dietro al quale dispose un vano dal soffitto più alto. Usato sporadicamente già nelle Réponses à Charles VI et Lamentation di Pierre Salmon del 1409 (Parigi, BN, fr. 23279) e poi sistematicamente a partire dalle Ore Boucicaut, nella produzione più tarda l'arco-diaframma si trasformò in una vera e propria finestra che permetteva all'osservatore uno sguardo casuale all'interno di un edificio: si arrivò così al sorprendente trompe-l'oeil della scena di Isacco benedicente nel Trésor des histoires, del 1418 ca. (Parigi, Ars., 5077, c. 22r), vista attraverso una classicheggiante finestra architravata sul davanzale della quale sono posti vasi di fiori.Nelle Ore Boucicaut il miniatore affrontò con successo il difficile problema della resa tridimensionale di edifici visti frontalmente e aperti. Grazie alla sapiente calibratura dei diversi sistemi prospettici a spina di pesce o a punto di fuga unico - questi ultimi impiegati separatamente per le parti superiore e inferiore della scena - sviluppò composizioni centralizzate dotate di profondità, ampiezza, solidità senza confronti nella miniatura coeva (Adorazione dei Magi, c. 83v; Pentecoste, c. 112v; Ufficio funebre, c. 142v; Meiss, 1967-1968, II, pp. 17-18). Lo stesso acuto spirito di osservazione che è alla base di queste empiriche prospettive di interni torna nella pittura di paesaggio, dove il M. delle Ore del maresciallo Boucicaut sperimentò diverse concezioni spaziali. L'uso, per es., di un avant-plan tournant (Sterling, 1987, pp. 366, 407), una striscia arcuata di terreno disposta in primo piano nella parte inferiore della scena, intende suggerire l'effetto di distorsione marginale percepito dall'occhio di un osservatore in posizione centrale. È un'anticipazione della prospettiva circolare di Jean Fouquet (1420 ca.-1477/1481), che il M. delle Ore del maresciallo Boucicaut introdusse contemporaneamente anche nella rappresentazione di interni: nel famoso frontespizio delle Demandes faites par le Roi Charles VI di Pierre Salmon del 1412 (Ginevra, Bibl. publique et univ., fr. 165, c. 4r) è il contorno del tappeto a svolgere la stessa funzione dell'arco roccioso.Nei paesaggi delle Ore Boucicaut le vedute ampie e profonde, concepite secondo piani graduati e popolate di dettagli realistici, annunciano la prospettiva aerea eyckiana (Visitazione, c. 65v; Fuga in Egitto, c. 90v), talvolta superandola: le forme distanti, costruite con pennellate svelte e colori pallidi, sono avvolte da un'atmosfera nebbiosa che dissolve i contorni. Anche il cielo azzurro sfumato, che sostituisce definitivamente i fondali uniformi della tradizione precedente, ha una funzione spaziale e i raggi di sole che lo attraversano, toccando il suolo sia nello sfondo sia nei piani intermedi, permettono di misurare le distanze.Nelle opere successive il M. delle Ore del maresciallo Boucicaut raggiunse una completa unificazione del paesaggio e approfondì l'analisi degli effetti della luce e dell'atmosfera su forma e colore con spirito veramente moderno. Così, nelle due splendide vedute notturne di Parigi del Breviario di Châteauroux il miniatore rappresentò la città come un agglomerato di edifici dai contorni resi incerti dalla distanza (cc. 364r, 367v), mentre nelle preziose miniature delle Ore di Londra perfezionò la prospettiva aerea abbassando e allontanando l'orizzonte e unì il primo piano allo sfondo adottando una tripartizione del paesaggio di origine italiana.Il M. delle Ore del maresciallo Boucicaut interpretò prospetticamente anche la decorazione marginale. Nella sua ultima produzione sviluppò in modo totalmente innovativo il processo di fusione tra scena e decorazione iniziato in un altro libro d'ore, del 1409-1412 (Parigi, Maz., 469), dove naturalistici tralci fiorati si incurvano a formare medaglioni contenenti episodi connessi al quadro principale. Nel libro d'ore detto di Giuseppe Bonaparte, del 1417-1418 ca. (Parigi, BN, lat. 10538), attorno a una tabella contenente poche righe di testo il maestro dispose personaggi inseriti all'interno di articolatissimi edifici centralizzati aperti. Espandendosi nell'ornamentazione che, invece di inquadrarle, fa loro da sfondo, queste strutture architettoniche danno vita ancora una volta a uno straordinario trompe-l'oeil dove la già profonda spazialità degli ambienti, ottenuta scalando numerosi piani allo scopo di proiettare gli edifici in avanti verso il lettore, è accresciuta dalla presenza di angeli che si sporgono dalle logge o entrano dalle finestre. Queste figure di spettatori, di solito profane, ricorrono in tutta la produzione del miniatore; affacciate alle numerose aperture - porte, finestre, balconi, loggiati, tutti descritti realisticamente, aggiunti agli interni degli edifici al fine di aumentarne la spazialità - esse hanno il compito di attualizzare e di storicizzare la scena sacra, come avvenne in seguito nella più tarda pittura fiamminga.Alla luce di tutto ciò sembra sempre più credibile l'identificazione del M. delle Ore del maresciallo Boucicaut con il pittore Jacques Coene da Bruges, abitante a Parigi, che nel 1398 fornì all'agente artistico milanese Giovanni Alcherio (v.) ricette di colori da usare per dipingere su tavola e pergamena (Durrieu, 1906; Meiss, 1967-1968, II, pp. 60-62; Tosatti Soldano, 1983, pp. 165-167, 183). È noto che su sua raccomandazione nel 1399 Jacques Coene (Jacobus Cona) venne chiamato a Milano come ingegnere della cattedrale, per "designare ecclesiam a fundamento usque ad summitatem" (Meiss, 1967-1968, II, p. 61); tale compito, che presupponeva una particolare abilità nella rappresentazione di strutture architettoniche, non può non richiamare alla mente gli straordinari edifici miniati dal M. delle Ore del maresciallo Boucicaut. Il viaggio in Italia spiegherebbe allo stesso tempo la profonda assimilazione della pittura italiana che traspare dalle pagine del maestro e il rapporto - insolito per l'epoca - con committenti italiani o che avevano a lungo soggiornato nella penisola: lo stesso maresciallo Boucicaut, governatore di Genova dal 1401 al 1407; i Visconti, forse nella persona di Filippo Maria; Amedeo VIII di Savoia (Livre des propriétés des choses, Cambridge, Fitzwilliam Mus., 251, del 1413-1414; Byrne, 1978); Lorenzo Trenta, il mercante lucchese patrono di Jacopo della Quercia (Messale Trenta, Lucca, Bibl. Statale, 3122, del 1415-1416; Paoli, 1986). Jacques Coene, che scompare dai documenti milanesi nello stesso anno, nel 1404 viene pagato a Parigi per alcune miniature di una Bibbia commissionata da Filippo l'Ardito (Meiss, 1967-1968, II, p. 61). Va rilevato che nei documenti Jacques Coene viene sempre chiamato pittore o maestro, mai miniatore, e ciò potrebbe essere considerato un ostacolo alla sua identificazione con il M. delle Ore del maresciallo Boucicaut. Questi peraltro potrebbe non essersi dedicato solo alla miniatura e la notevole distanza che separa sul piano qualitativo le poche miniature autografe da quelle dei collaboratori, nonché l'inserimento delle scene nella pagina come all'interno di una tavola dipinta, sembrano confermare ulteriormente l'identificazione.Ponendosi come fine l'analisi del rapporto luce-colore e la ricerca di uno spazio razionale e misurabile, il M. delle Ore del maresciallo Boucicaut, il probabile Jacques Coene, ha anticipato con originalità e attitudine sperimentale i grandi temi della pittura fiamminga e italiana del Quattrocento.
Bibl.: P. Durrieu, Jacques Coene, peintre de Bruges travaillant à Paris sous le règne de Charles VI, Les arts anciens de Flandre 2, 1906, 5, pp. 5-22; E. Panofsky, Early Netherlandish Painting: its Origins and Character, Cambridge (MA) 1953, I, pp. 54-61; M. Meiss, French Painting in the Time of Jean de Berry. [I.] The Late Fourteenth Century and the Patronage of the Duke; [II.] The Boucicaut Master (Studies in the History of European Art, 2-3), 2 voll., London-New York 1967-1968; D. Byrne, The Boucicaut Master and the Iconographical Tradition of the ''Livre des propriétés des choses'', GBA, s. VI, 92, 1978, pp. 149-164; B.S. Tosatti Soldano, La ''Tabula de vocabulis sinonimis et equivocis colorum'', ms. lat. 6741 della Bibliothèque Nationale di Parigi in relazione a Giovanni Alcherio, ACME. Annali della Facoltà di Filosofia e Lettere dell' Università di Milano 36, 1983, 2, pp. 129-187; M. Paoli, Arte e committenza privata a Lucca nel '300 e nel '400. Produzione artistica e cultura letteraria, Lucca 1986, pp. 113-118; C. Sterling, La peinture médiévale à Paris. 1300-1500, I, Paris 1987, pp. 340-412.