MAESTRO di LLUÇÀ
Anonimo pittore e miniatore attivo in Catalogna nella prima metà del sec. 13°, che deriva il nome dai dipinti su tavola provenienti dal monastero di Santa Maria di Lluçà a Osona, antica capitale del Lluçanès (Vic., Mus. Arqueologic-Artistic Episcopal).
La personalità del M. di Lluçà è stata ricostruita da Post (1930-1966) attraverso un'accurata analisi stilistica di opere realizzate nelle diverse tecniche della pittura romanica: le miniature contenute in un manoscritto delle Epistolae di s. Agostino (Vic, Mus. Arqueologic-Artistic Episcopal, lat. 59), i già citati dipinti di Santa Maria di Lluçà, quelli provenienti dalla cappella della Santa Magdalena a Solanllong (Madrid, coll. privata) e altri di ignota origine, gli affreschi di Sant Pau di Casserres (Solsona, Mus. Diocesà i Comarcal) e quelli frammentari di Sant Martì a Puig-reig.Il manoscritto delle Epistolae agostiniane contiene un certo numero di iniziali con decorazione vegetale e alcune figure di grifi affrontati, un cavaliere con lancia in resta, un monaco seduto e tre vegliardi dell'Apocalisse con i loro strumenti musicali.Per quanto riguarda la pittura da cavalletto, il gruppo di opere attribuito a questo artista ruota in primo luogo intorno al frontale e ai due pannelli laterali di un antependium di altare proveniente dal monastero agostiniano di Santa Maria di Lluçà, insieme a una croce d'altare dipinta della stessa provenienza e di stile affine. L'antependium è dominato dalla figura della Vergine Maria, rappresentata in trono entro un cielo stellato di forma quadrilobata, sostenuto agli angoli da angeli su un fondo di colore carminio. Ai lati della scena centrale si situano quelle dell'Annunciazione, della Visitazione, dell'Epifania e della Fuga in Egitto, che si prestano a un'animata composizione per la vitalità dei protagonisti e per l'intensità del cromatismo che spicca sul fondo d'oro. Nei pannelli laterali sono rappresentati rispettivamente Gesù che incorona Maria e la Vergine che irradia i sette doni dello Spirito Santo in presenza di s. Giovanni Evangelista; in essi meritano di essere sottolineate l'intensità dei colori che risaltano su un fondo giallo e l'iconografia pienamente consona alla dedicazione della chiesa da cui provengono. Va inoltre segnalata la varietà di soluzioni adottate per le incorniciature di tutte le tavole, in parte realizzate con stucco a rilievo, in origine dorato, e in parte semplicemente dipinte, con fasce di motivi a intreccio di diversa tipologia. Al di sopra della mensa decorata da questo antependium era collocata la citata croce lignea con l'immagine di Cristo, dipinta sia al dritto sia al rovescio.Nel catalogo del M. di Lluçà va inclusa anche una coppia di antependia che sotto alcuni aspetti si differenziano dagli schemi compositivi abituali. Uno di essi, conservato a Barcellona (Mus. d'Art de Catalunya), è diviso in quattro scomparti che, con i descritti caratteri di vivacità cromatica e di dinamismo delle figure, presentano scene relative agli arcangeli Gabriele, Raffaele e Michele; l'altro, proveniente dalla cappella della Santa Magdalena a Solanllong, nella regione di Ripoll, è dominato dal Pantocratore, circondato dai simboli degli evangelisti, mentre nei quattro scomparti laterali sono raffigurate le Marie al sepolcro, l'Apparizione di Cristo alla Maddalena e la Risurrezione di Lazzaro.Per quel che attiene alla decorazione monumentale, l'esempio più importante tra le realizzazioni di questo artista si ritrova nelle pitture di un monumento sepolcrale provenienti da Sant Pau di Casserres, nel Berguedà. In origine erano disposte all'interno di un arcosolio e su di un'ampia superficie intorno a esso; nei corpi leggermente aggettanti che fiancheggiano la nicchia compaiono le figure di S. Cristoforo e di S. Paolo di Narbona, al quale era dedicata la chiesa, insieme con quella di un accolito. Il fregio superiore è occupato dalla scena del Peccato originale, mentre gli spazi di risulta tra il profilo dell'arco e l'incorniciatura rettangolare ospitano un angelo turiferario e un drago. Nel suo insieme la parte esterna del monumento sviluppa una complessa iconografia che concorda almeno parzialmente con quella presente all'interno dell'arcosolio: nel fondo figura Cristo Giudice tra gli arcangeli Michele e Gabriele, che presiede la risurrezione dei morti nel Giudizio finale; il tema è completato da coppie di angeli con trombe, disposti ai lati dell'intradosso, e dall'agnello divino raffigurato nella chiave dell'arco. Infine, nelle zone inferiori si sviluppano le scene della Discesa al limbo e di S. Michele Arcangelo al monte Gargano.In questi dipinti la tecnica è nitida e semplice, con colori chiari, molto diluiti, in una delicata armonia di tonalità mescolate con il bianco e disposte con un morbido chiaroscuro e con le ombre tracciate senza una logica naturalista, alla maniera bizantina.Caratteri parzialmente diversi si colgono nelle pitture murali della parrocchiale di Sant Martì a Puig-reig, nel Berguedà. Si tratta di frammenti della decorazione pittorica di un lato del capocroce, realizzata poco dopo il 1200: vi si distinguono due composizioni, una con la Vergine e il Bambino sotto un arco e un'altra, che decorava una cappella laterale, nella quale appaiono le scene dell'Annunciazione e della Visitazione sotto arcate. Ugualmente peculiari sono alcuni motivi decorativi, come un serpente a due teste, serpenti intrecciati a formare rombi e resti di una fascia con decorazione geometrica di rombi e croci.
Bibl.: C.R. Post, A History of Spanish Painting, 14 voll., Cambridge (MA) 1930-1966: I, p. 257; J. Gudiol i Cunill, Catàleg dels llibres manuscrits del Museu Episcopal de Vic, Barcelona 1934; El arte románico, cat. (Barcelona-Santiago de Compostela 1961), Barcelona 1961; W.W.S. Cook, J. Gudiol Ricart, Pintura e imaginería románicas (Ars Hispaniae, 6), Madrid 19802 (1950); J. Ainaud de Lasarte, La pintura catalana. La fascinació del romànic, Genève-Barcelona 1989.