MAESTRO di PEDRET
Nome convenzionale sotto cui la critica ha raccolto la produzione di un pittore anonimo, o forse meglio del più importante tra i componenti di una bottega di pittori itineranti, attiva tra gli ultimi decenni del sec. 11° e gli inizi del successivo in alcune regioni situate sui due versanti dei Pirenei. In quest'area si registrano realizzazioni artistiche che rivelano l'intensità delle comunicazioni tra le due zone pirenaiche e i risultati positivi che ne derivarono.All'ambito dell'attività del M. di Pedret sono state ricondotte, oltre alle pitture della cattedrale di Saint-Lizier (dip. Ariège), diverse opere situate in territori appartenenti, o prossimi, alla contea di Pallars Jussà o Sobirà (Sant Pere di Âger, Sant Pere di Burgal, Santa Maria di Àneu), nella Vall d'Aran (Santa Maria de Cap d'Aran) e, nella zona del Berguedà, Sant Quirze di Pedret, che dà il nome all'artista: in questo gruppo i programmi di maggiore monumentalità sono quelli di Saint-Lizier e di Sant Pere di Âger. Quest'ultima collegiata, la cui fondazione è legata alla figura del visconte Arnau Mir de Tost (m. nel 1071) e che oggi è in rovina, presentava nell'abside centrale tre grandi nicchie separate da colonne addossate, che furono decorate con motivi ornamentali. A parte i pochi lacerti di pittura che rimangono nel capocroce, della decorazione della chiesa si conserva solo una raffigurazione dei Ss. Taddeo e Giacomo, in posizione stante e frontale, con risalto conferito alle splendide teste (Barcellona, Mus. d'Art de Catalunya).Nella valle d'Àneu, nel corso alto del fiume Noguera Pallaresa, il principale centro di devozione fu la grande chiesa di Santa Maria di Àneu - a tre navate, di cui le laterali coperte da volte a crociera -, certamente edificata nel sec. 11° secondo uno schema affine a quelli dell'architettura lombarda. In buono stato di conservazione rimane soltanto l'abside centrale, la cui decorazione pittorica è al Mus. d'Art de Catalunya di Barcellona. Nel catino absidale compare l'Epifania, con gli arcangeli Michele e Gabriele, mentre nel cilindro dell'abside si sviluppa un inconsueto programma iconografico che comprende due coppie di ruote di fuoco, due serafini, con le ali coperte di occhi, che purificano con braci le bocche di due profeti, uno da identificarsi certamente con Isaia, l'altro, forse, con Ezechiele. Alle estremità laterali sono collocati un arcangelo, a destra, e due chierici non identificati, a sinistra, disposti su due registri sovrapposti, che recano entrambi un libro nella mano sinistra.All'altra estremità della valle, verso S, si conservano i resti del priorato di Sant Pere di Burgal, a tre navate con copertura lignea. Buona parte delle pitture che decoravano l'abside si trovano oggi a Barcellona (Mus. d'Art de Catalunya); della volta si conserva parte della figura del Pantocratore entro una mandorla, con un profeta e parte dell'arcangelo Gabriele su di un lato e resti di un altro profeta sul lato opposto; la zona tra le finestre è occupata dalle figure sedute della Vergine e di alcuni santi, mentre altri personaggi seduti, in discreto stato di conservazione, compaiono sullo stesso registro nella zona dell'arco trionfale; nella parte inferiore dell'abside si sviluppa il consueto repertorio ornamentale, con una serie di meandri a greca - che si alternano a corone che alludono probabilmente a quella di Monza (Mus. del Duomo), simbolo del regno longobardo - e alcuni velari, mal conservati a causa dell'umidità. Infine, sul lato destro, si erge una figura offerente, con un cero nella mano, che acquista particolare rilievo nel suggerire un'ipotesi plausibile riguardo alla cronologia di questo ciclo di pitture. Il personaggio è stato infatti identificato con la contessa Lucía, che governò la contea di Pallars Sobirà tra il 1084 e il 1090, alla morte del suo sposo, il conte Artal I.Nella vicina Vall d'Aran si trova, prossima a Tredòs, la grande chiesa monastica di Santa Maria de Cap d'Aran, dipendente dal vescovado del Comminges (dip. Haute-Garonne). La chiesa era decorata da pitture, buona parte delle quali sono attualmente conservate a New York (Metropolitan Mus. of Art, The Cloisters). La calotta absidale è dominata dalla figura della Vergine con il Bambino in maestà; ai lati sono raffigurati i Magi, con copricapi di forma troncoconica, che compaiono anche a Saint-Lizier; li accompagnano gli arcangeli Michele e Gabriele, i quali recano ciascuno uno stendardo e un cartiglio con i nomi, rispettivamente, di Peticius e Postulacius. Della decorazione del cilindro absidale rimangono resti delle figure di S. Pietro e S. Paolo, mentre, per quanto riguarda l'arco trionfale, si conservano un medaglione circolare con lo Spirito Santo, che decorava la chiave, e S. Gervasio e S. Protasio disposti ai lati.Nella regione del Berguedà si trova la piccola chiesa di Sant Quirze di Pedret, di epoca preromanica con successive trasformazioni. Da questo edificio proviene il complesso principale delle opere raccolte sotto il nome del M. di Pedret: quelle dell'abside centrale si conservano a Solsona (Mus. Diocesà i Comarcal), mentre quelle delle absidiole laterali sono custodite a Barcellona (Mus. d'Art de Catalunya). La loro iconografia è singolare: nell'abside centrale la calotta è occupata dal Pantocratore con i Cavalieri dell'Apocalisse e da altre scene complementari; una delle absidiole era dedicata a s. Pietro in cathedra mentre l'altra, meglio conservata, è dominata dalla Vergine con il Bambino e comprende anche la raffigurazione delle Vergini sagge e delle Vergini stolte con una rappresentazione della Chiesa. Si conservano inoltre frammenti che suggeriscono la composizione del programma decorativo del resto dell'edificio: l'evangelista Matteo si trovava forse nell'arco di comunicazione con la navata laterale, Caino nell'intradosso dell'arco centrale e il Sacrificio di Abramo e il Martirio dei ss. Quirico e Giulitta nella navata; nella parte alta dei muri correva un fregio a greca che reca intercalati busti di figure fantastiche o di santi: si conservano quelli di S. Giovanni, S. Paolo e S. Pierio di Alessandria, che sembra fosse oggetto di particolare culto nella zona di Milano.A prescindere dalle connessioni di carattere stilistico, vi sono coincidenze iconografiche - come l'inclusione di s. Pierio o quella dei ss. Gervasio e Protasio, martiri milanesi, o ancora la presenza delle corone che alludono a quella di Monza - che consentono di mettere in relazione questa serie di dipinti, raccolti sotto la comune attribuzione al M. di Pedret, con cicli pittorici di ambito lombardo, databili anch'essi al sec. 11° o all'inizio del successivo. S. Vincenzo a Galliero, S. Pietro al Monte a Civate, S. Carlo a Prugiasco, nel Canton Ticino.Il M. di Pedret risulta un artista di chiara personalità, capace di animare i rigidi schemi bizantineggianti con un disegno libero e spontaneo e di conferire vivacità espressiva ai suoi personaggi. Egli conosceva la corretta tecnica dell'affresco, arricchita dall'uso della tempera nelle lumeggiature, e disponeva di un'estesa gamma cromatica che include carminio, cinabro, ocra rossa, ocra, giallo, terra di Siena, blu, nero e bianco: in non pochi casi i colori appaiono mescolati con risultati eccellenti. Quanto alla cronologia, prevale l'opinione di collocare il suo lavoro tra la fine del sec. 11° e gli inizi del successivo, in accordo con un percorso che sarebbe cominciato a Saint-Lizier e ad Àger e avrebbe avuto la sua conclusione a Pedret.La rilevante personalità del M. di Pedret consente di stabilire uno dei più evidenti legami tra la pittura romanica catalana e quella dell'area lombarda. È inoltre presumibile che egli esercitasse una forte influenza su un'ampia cerchia di artisti minori: gli vengono infatti attribuite pitture come quelle della parrocchiale di Baiasca, presso Burgal, quelle della cappella del castello di Orcau, nella conca di Tremp, quelle di Argolell, vicino ad Andorra, e di Sant Vicenç de Rus, prossime a quelle di Sant Quirze di Pedret.
Bibl.: B. Al-Hamdany, Los frescos del ápside principal de San Quirce de Pedret, AEM 8, 1972-1973, pp. 405-461; W.W.S. Cook, J. Gudiol Ricart, Pintura e imaginería románicas (Ars Hispaniae, 6), Madrid 19802 (1950); J. Ainaud de Lasarte, La pintura catalana. La fascinació del romànic, Genève-Barcelona 1989; id., La pintura catalana. De l'esplendor del gòtic al barroc, Genève-Barcelona 1990; M. Pages Paretas, Le Maître de Pedret, in Entre Adriatique et Atlantique: Saint-Lizier au premier âge féodal, Saint-Lizier 1994, pp. 133-147.