Vedi MAGDALENSBERG dell'anno: 1961 - 1995
MAGDALENSBERG (v. vol. IV, p. 772)
La prosecuzione delle ricerche in quest'area posta nelle Alpi sud-orientali (dove si sviluppò un insediamento tardo-celtico - parte del Regnum Noricum - protagonista di una fioritura che divenne ancor più notevole all'inizio dell'età imperiale romana) ha portato a un notevole accrescimento dei dati disponibili, i quali consentono ora di delineare un più chiaro quadro cronologico e topografico.
Intorno alla metà del I sec. a.C. il Regno Norico, fondato un secolo prima nelle Alpi orientali, raggiunge la sua massima espansione territoriale e il culmine del suo potere politico, nonché dei rapporti commerciali con l'area mediterranea, in special modo con l'Italia; questi ultimi erano favoriti grazie a un hospitium publicum convenuto tra Roma e il Norico intorno al 170 a.C. Uno dei motivi principali di questo sviluppo è da riconoscere nella ricchezza di metalli della regione subalpina, in particolar modo di ferro, che fece sì che quelle tribù celtiche, che si erano insediate in questa zona nel corso del III sec. a.C. e si erano unite in regno un secolo più tardi sotto l'egemonia delle tribù noriche, intraprendessero rapporti commerciali con l'Impero Romano. L'intensificazione di tali contatti, che si registra nell'epoca successiva, favorì e rafforzò anche i rapporti politici tra Roma e questo regno celtico, conferendo a quest'ultimo quella grandezza e potenza in politica interna ed estera che contraddistinsero il Regno Norico nella seconda metà del I sec. a.C., evento nel quale è da individuare l'ultima manifestazione politica del tardo celtismo europeo.
A quest'epoca si datano la fondazione e la prima fioritura dell'insediamento del M.: esse sono da porre in relazione all'arrivo dei commercianti romani all'interno del Regno Norico, probabilmente nel circondario di una più antica e centrale località norica, Virunum. Ciò è in perfetta armonia con la politica perseguita dai Romani in quell'epoca, consistente nell'impiantare, sulla base dell'hospitium publicum, basi mercantili nei centri indigeni, allo scopo di meglio organizzare e tutelare i traffici e di controllare indirettamente le vie commerciali che portavano in Italia (il M. si trovava vicino a una di queste).
Per quanto riguarda questa prima fase dell'emporium romano disponiamo attualmente di pochi dati archeologici. Il sito dovrebbe essere stato caratterizzato essenzialmente da semplici alloggi collegati a grandi sale e da una serie di piccole fonderie per la lavorazione del ferro norico, nelle quali si ricavava acciaio naturale (ferrum noricum). Tuttavia, l'importanza della posizione del sito per il commercio italico e dei rapporti che ne derivarono tra la Roma tardo-repubblicana e il regno del Norico è testimoniata da una statua in bronzo dell'epoca, rappresentante una giovane figura maschile a grandezza naturale in posizione di preghiera. Si tratta di un'opera eclettica degli inizî del I sec. a.C., realizzata da un laboratorio italico, della quale esiste oggi soltanto una copia del XVI sec.; essa fu donata da due liberti, commercianti provenienti dall'Italia settentrionale - A. Poblicius D. I. Antioc(hus)/Ti. Barbius Q. P. I. Tiber(inus) (ILLRP, 1272) - a un tempio situato sulla cima del monte e consacrata a una divinità locale.
Verso la metà del I sec. a.C. il sito attraversa un periodo di notevoli progressi, dimostrabile tra l'altro dall'incremento dell'importazione dei beni italici e dall'accresciuta immigrazione di commercianti romani dall'Italia settentrionale, dalla zona di Aquileia. Tale sviluppo è chiaramente illustrato dai risultati delle indagini archeologiche. All'interno dell'insediamento esisteva uno spazio rettangolare di considerevoli dimensioni (110 x 42 m), nel quale può essere riconosciuto il forum romano. Esso era circondato sui lati da una fila di tabernae e da case d'abitazione poste l'una vicino l'altra e comprendenti ambienti sotterranei, utilizzati come alloggi, uffici e depositi dei commercianti. Sul lato minore (orientale) del foro, e in posizione obliqua rispetto al suo asse longitudinale, fu costruita una grande basilica (30 x 17,10 m), edificio indispensabile all'esercizio delle attività commerciali. Questo complesso architettonico - il foro con le tabernae dei commercianti e la basilica affacciantesi sul mercato - che occupava la zona centrale dell'insediamento, nella parte meridionale del pendio dominato dalle vette del M., rappresenta un imponente esempio dell'applicazione di schemi costruttivi dell'Italia meridionale che finora non trova altri paralleli nell'area delle Alpi orientali. Esso si ispira senza dubbio a un concetto standardizzato di pianificazione, manifesto nell'organizzazione di tutte le strutture del foro, caratterizzato dall'esistenza della basilica e dall'impiego di uno stesso modulo per la suddivisione interna di tutti gli edifici.
È dalle suddette case (cui successivamente se ne affiancarono altre nell'area circostante il centro urbano, le quali hanno spesso rivelato lussuose decorazioni interne e pareti affrescate) che in massima parte proviene la cospicua quantità di materiale epigrafico, iscrizioni parietali, tesserae nummulariae e calculi, testimonianti la presenza di rappresentanze mercantili italiche nel M., nonché il commercio all'ingrosso del ferro norico o di altri prodotti; esse hanno inoltre restituito diversi documenti relativi a operazioni bancarie romane. Che all'esportazione corrispondesse un notevole afflusso commerciale dall'Italia è dimostrato anche dal ritrovamento di numerosi oggetti di provenienza romana; il vasellame, inoltre, reca di frequente sigilli pertinenti a laboratori e fabbriche italiche. Il M. è finora il sito archeologico austriaco che ha restituito la più ingente quantità di terra sigillata italica rossa e nera, come pure di articoli di lusso italici. Per quanto riguarda l'organizzazione dell’emporium, si può presumere che i commercianti fossero associati in un conventus civium Romanorum negotiandi causa, amministrato tramite l'istituzione di una pseudomagistratura. Quanto si è detto finora lascia inoltre immaginare i molteplici stimoli culturali che l'area delle Alpi orientali ebbe a subire e che sono alla base della romanizzazione della regione. Un riflesso di tali favorevoli condizioni è forse da individuare anche nelle fortificazioni che vennero erette sulla sommità del M., negli anni venti del I sec. a.C., a scopo rappresentativo e propagandistico; esse erano costituite da una triplice cinta muraria con tre accessi, innalzata a difesa dell'altopiano e a definire il sobborgo dell'insediamento, almeno nelle ultime fasi dell'indipendenza del Regno Norico.
La contemporanea fioritura culturale dell'emporio romano, situato sul pendio digradante al di sotto della vetta del M., è dimostrata dai ricchi allestimenti delle case di mercanti. Esse rivelano una tecnica muraria che utilizza la malta e aderisce alle norme costruttive romane; le pareti sono rivestite da intonaco e quelle interne recano molteplici strati di decorazione pittorica. In quest'ambito, rinvenimento di particolare rilievo è un ciclo di affreschi da porre in relazione alla fase tarda del secondo stile pompeiano (20 a.C. circa); in essi si rappresenta un gruppo di personaggi femminili e la figura di Dioniso, nell'ambito di una scena che probabilmente illustra un episodio tratto dalle Baccanti di Euripide. Queste decorazioni parietali, insieme ad altre due rappresentazioni basate su motivi bucolici e mitologici, indicano non soltanto l'opulenza, ma anche l'alto livello culturale dei commercianti romani qui insediati. Ritratti e rilievi - i più antichi dell'Austria romana - lasciano dedurre la presenza di scultori romani; i ritratti muliebri norici e le iscrizioni recanti nomi celtici su diversi utensili di importazione indicano chiaramente che l'elemento indigeno era partecipe degli influssi culturali delle regioni mediterranee: l'assimilazione di tale tradizione artistica costituì la premessa allo sviluppo di una cultura romana provinciale delle Alpi orientali, destinata più tardi a una sua fioritura.
Oltre che alle attività commerciali, il sito era dedito anche alla lavorazione dei metalli non ferrosi, della quale sono stati individuati diversi laboratori. Nel quartiere situato a E del centro della città è stata attestata la produzione di recipienti, fibulae e ornamenti caratteristici del costume norico, prodotti destinati sia all'uso locale che all'esportazione all'interno della regione norica. Molto spesso tali laboratori erano guidati da imprenditori italici, i quali avevano anche il ruolo di importatori di mercanzie dal meridione: i nomi di tali personaggi sono documentati non soltanto dalle già menzionate iscrizioni, ma anche da numerose epigrafi sepolcrali, appartenenti ai più antichi monumenti di tal genere in Austria.
Da un'analisi delle monete rinvenute - e dalla loro circolazione - emerge una completa documentazione dei nominalia tardo-repubblicani e della prima età imperiale; si trovano tuttavia anche grandi e piccole monete d'argento noriche, la cui coniazione segna l'avvio, nella prima metà del I sec. a.C., dell'attività di una zecca comune a tutte le tribù del Regnum Noricum. La cospicua quantità di un particolare tipo di piccole monete d'argento rinvenute sul M. è segno evidente della presenza, proprio qui, dell'officina che le ha prodotte.
Verso la fine del I sec. a.C. nei rapporti tra Roma e Regno Norico si verifica un decisivo mutamento. È il momento in cui i Romani programmano l'offensiva contro la Germania libera: prima di avviare l'operazione, essi, al fine di proteggersi le spalle, avevano proposto ai popoli alpini, in parte nemici, di sottomettersi. Sebbene le tribù noriche avessero apertamente perseguito una politica filo-romana, esse furono non di meno incluse nelle mire espansionistiche imperiali e la loro regione fu oggetto, nel 15 a.C., di una conquista quasi del tutto pacifica. Da questo evento, tuttavia, l'insediamento del M. non ebbe a subire conseguenze negative, ma, al contrario, ne trasse profitto. A dimostrare la continuità della funzione centrale che esso aveva rivestito nell'epoca antecedente gli avvenimenti citati, il sito divenne ora la sede del potere politico e amministrativo delle Alpi orientali romane.
La nuova situazione è illustrata anche dalle realizzazioni architettoniche avviate su vasta scala immediatamente dopo l'occupazione, in special modo nell'area centrale del sito, e protrattesi fino agli inizî dell'età Claudia. Esse determinarono un aspetto del tutto nuovo del foro: a NO, al di sopra delle tabernae, colmate di terra, furono erette costruzioni caratterizzate da schemi architettonici individuali e nelle quali si è riconosciuto un praetorium di forma basilicale e un'adiacente casa per riunioni (c.d. casa di rappresentanza), dai cui allestimenti si deduce la funzione di sede del potere romano. Nella parte orientale nuove tabernae si sovrapposero alle più antiche costruzioni ad ambienti sotterranei; con la demolizione dell'antica basilica commerciale, risalente alla metà del I sec. a.C., il piazzale venne a essere notevolmente ampliato. Agli inizî dell'epoca tiberiana, all'interno di una più ampia area sacra che dominava la parte centrale del fronte settentrionale del foro, fu costruito un tempio su podio, rispecchiante le norme vitruviane e dedicato al culto del Divus Augustus e della Dea Roma. Caratterizzato nella sua prima fase da una facciata tetrastila, agli inizî dell'età Claudia il tempio avrebbe dovuto essere trasformato in periptero esastilo; tuttavia tale progetto rimase incompiuto. Dunque il foro d'epoca imperiale ospita soprattutto edifici ufficiali di carattere sia profano che religioso e soltanto nella sua parte nord-orientale vi è spazio sufficiente per edifici in cui hanno luogo le attività di mercato.
Furono effettuate ricostruzioni anche nella zona orientale del centro, all'interno del quartiere dei laboratorî metallurgici, i quali vennero in gran parte sostituiti da case d'abitazione. Infine quest'area venne collegata con il foro per mezzo di una larga strada che raggiungeva, in linea retta, una duplice porta situata sul bordo orientale dell'ampio avvallamento; simile a una classica porta di mercato, essa marcava architettonicamente l'ingresso in direzione del centro cittadino. Da un'analisi dell'impianto cittadino risulta evidente che alla base delle suddette attività costruttive vi fosse un meditato piano urbanistico.
Al primo periodo dell'occupazione risalgono anche molti frammenti di iscrizioni, pertinenti a un monumento del foro, dedicate dalle tribù noriche ai membri della famiglia imperiale - Livia, Giulia, Giulia Minore - e forse allo stesso Augusto. Tali iscrizioni costituiscono la testimonianza epigrafica più importante dell'Austria romana: esse, insieme al praetorium, alla casa delle riunioni e al tempio dedicato al culto imperiale, permettono di supporre che il M. fosse anche sede del Conventus Noricorum, la dieta dei Norici.
Il programma di ricostruzione interessò anche un complesso di edifici di cospicue dimensioni, comprendente un impianto termale a SO del foro (costruzioni AA), e i palazzi più antichi, costruiti senza alcuna regolarità - in legno o in pietra - sulle terrazze del pendio meridionale dell'altura (costruzioni SH). La nuova pianificazione include un complesso architettonico da identificare con una grande villa avente probabilmente funzione di diversorium - comprendente un ampio bagno, una grande cucina e una sala da pranzo - e ancora una costruzione circondata da terrazze con spaziose case d'abitazione, in parte a due piani e approssimativamente contemporanee.
Risulta dunque evidente che l'epoca dell'occupazione romana rappresenta, per diversi motivi, un secondo periodo di fioritura del sito del M., nel corso del quale raggiunge la sua massima estensione territoriale (c.a 3 km2) e il più alto indice demografico (tra i 3.000 e i 5.000 abitanti).
La decadenza relativamente rapida della città, alla fine degli anni quaranta del I sec. d.C., è da attribuire alla quasi coeva svolta subita dalla situazione politico-territoriale nell'area delle Alpi orientali, ossia alla provincializzazione dei territori occupati e al definitivo incorporamento del Norico nell'Impero Romano (provincia del Noricum) da parte dell'imperatore Claudio. Tale avvenimento fu di grande importanza per la geografia degli insediamenti. Soprattutto nell'area meridionale del Norico, quella più fortemente romanizzata, vennero fondate a valle città romane autonome di impianto regolare. Esse sorsero non lontano dai più grandi insediamenti preromani, situati per lo più sulle colline; con Claudio acquistarono il diritto di cittadinanza (ius Latiì) e assunsero i nomi dei siti antichi loro prossimi. In tal modo le nuove città ereditarono il ruolo degli insediamenti preesistenti, diventando cioè garanti di un ulteriore sviluppo economico e culturale e, allo stesso tempo, della romanizzazione della regione.
Tali eventi coinvolsero anche l'insediamento sul Magdalensberg. Difatti, il sito ha restituito reperti databili fino al periodo di poco precedente la metà del I sec. d.C.; fa eccezione la sommità del monte, laddove, in relazione con il santuario ivi situato, si può affermare una continuità fino alla tarda antichità; tutte le altre zone furono abbandonate dagli abitanti abbastanza presto e gli edifici, alcuni dei quali ancora in via di costruzione, caddero lentamente in rovina.
Nella stessa epoca, ai piedi del monte, nella località detta oggi Zollfeld, fu costruito il Municipium Claudium Virunum che, conformemente all'importanza che aveva rivestito in passato, acquistò significato politico in quanto capitale della provincia del Noricum e sede del governatore procuratore. Gli abitanti dell'antica Virunum sul M., sia indigeni che romani, vi trovarono la loro nuova residenza, in condizioni diverse, ma migliori; ciò induce a concludere che il passaggio dall'antico sito alla nuova fondazione ebbe riflessi sia all'interno della struttura etnica, che su cultura, arte e artigianato.
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