MAGI (dal gr. Μάγοι, lat. Magi)
Erano originariamente (Erodoto, I, 101) una delle sei "tribù" nelle quali era ripartito il popolo dei Medî: probabilmente i membri della classe sacerdotale, che, come tali, saranno stati avversi a una riforma religiosa come quella di Zarathustra. Nell'Avesta (v.) compare soltanto (solo in Jasna, 65, 7) il composto moghutbiè "nemico dei magi". In Persia, dove furono introdotti (Senofonte, Cyrop., VIII, 1, 23) in seguito alla conquista della Media (il mago Gaumata usurpò il trono in assenza di Cambise), il nome assunse il valore generico di "sacerdote"). Nel mondo classico i magi furono confusi con i sacerdoti della religione babilonese (Caldei), specificamente dediti a pratiche di astrologia e di magia, e da allora il termine "mago" passò a significare, in Occidente, un cultore della magia, taumaturgo, fattucchiere, mentre alcune comunità di magi persiani, scrupolosi conservatori del carattere e della religione nazionale, si mantennero nell'Asia Minore (in Cappadocia, col nome di "magusei" dall'aramaico magusayê, in Frigia e Galazia, in Lidia) e in Egitto sino ai tempi cristiani. Anche i tre "re magi" di Matteo (II, 1 segg.) rispecchiano la concezione secondaria "babilonese", sebbene nei più antichi monumenti cristiani siano rappresentati sotto l'aspetto di adoratori di Mitra.
Bibl.: A. Carnoy, Le nom des Mages, in Le Muséon, IX (1908), p. 121 segg.; F. Cumont, Les religions orientales dans le paganisme romain, 4ª ed., Parigi 1929; G. Messina, Der Ursprung der Magier und die zoroastrische Religion, Roma 1930; R. Pettazzoni, Les Mages et les origines du Zoroastrisme, in Revue de l'histoire des religions, CIII (1931), pp. 144-150.