Magia
L'anima inquieta dell'Occidente
La compulsione all'irrazionale
di Cecilia Gatto Trocchi
24 gennaio
L'organizzatrice di televendite Vanna Marchi, sua figlia e altre cinque persone vengono arrestate con l'accusa di associazione per delinquere, truffa aggravata ed estorsione: approfittando della credulità dei loro clienti e ricorrendo a oscure minacce, promettevano vincite miliardarie al Lotto e interventi contro il 'malocchio' in cambio di forti somme di denaro; il traffico aveva fruttato 33 milioni di euro. I giornali danno ampio spazio alla vicenda, ma questo è solo uno dei tanti casi segnalati dalle cronache di truffe operate ai danni di persone deboli e inclini a farsi suggestionare, punta d'iceberg di un fenomeno, il ricorso a pratiche di magia e occultismo, di grande diffusione.
Il fenomeno della magia
La parola magia evoca sciami di immagini affascinanti e tenebrose e pone allo stesso tempo problemi teorici e nodi interpretativi di notevole rilevanza. La vastità del fenomeno, che si configura nei termini sia di una proliferazione di maghi e occultisti con vasta clientela sia della diffusione di sette magiche segrete, può sembrare sorprendente in un mondo tecnologicamente avanzato e sedicente razionalista. La magia si presenta come un'ideologia e una prassi aventi lo scopo di influenzare le forze della natura e gli esseri umani attraverso apposite cerimonie. Un insieme di segni, riti, sortilegi e incantesimi esprime aspirazioni volte a dominare la realtà. L'idea fondamentale è che l'essere umano possa condizionare la vita e il destino con pratiche simboliche adeguate. Parti di questa ideologia, come l'astrologia, la teurgia, la necromanzia, sono state inventate e ordinate in sistemi più di 5000 anni fa. Incantesimi e sortilegi accompagnano l'umanità da tempo immemorabile. Le arti magiche erano infatti vive e operanti presso molti popoli antichi, come egizi, assiri, fenici e greci. Il diritto romano prevedeva pene severissime per i crimini attuati con mezzi magici, facendo intendere che giudici e avvocati davano per scontato il potere della magia, anche se i reati perseguiti erano per lo più i sacrifici umani attribuiti ai negromanti e le truffe di stregoni e maghe. I papiri magici del 2° secolo d.C. dedicati alla dea Iside descrivono un rituale con l'acqua e l'olio identico a quello attuato oggi dai maghi per individuare il malocchio. Il paganesimo era profondamente intriso di magia e non solo nel mondo classico. Gli dei germanici erano incantatori e veggenti: tra di essi, Odino era il lettore delle profetiche rune e persino Thor, il dio della guerra, operava sortilegi e prodigi. Oggi, ironia della storia, diversi gruppi magici invocano gli dei pagani nei loro rituali occulti.
Per il cristianesimo praticare le arti magiche significava intrattenere un rapporto privilegiato con i demoni, gli spettri, i defunti e altre entità immateriali, 'scavalcando' Dio ed evocando esseri imperfetti che Cristo aveva posto sotto la sua signoria. In tal senso, Tommaso d'Aquino affermava che l'intervento diretto del mago sulla natura prescindeva dalla realtà religiosa, cioè dalla concezione di un Dio personale a cui solo è dovuto il potere di agire sull'ordine naturale delle cose e sulle leggi che presiedono ai processi del reale. Durante il Medioevo la magia fu una 'realtà separata' identificata spesso con la magia nera, anche se i maghi rivendicavano la distinzione fatta da Agostino da Ippona tra 'magia perversa' volta al potere terreno e 'magia benefica' atta a purificare l'anima, a prepararla a ricevere spiriti buoni di natura angelica e a percepire l'Assoluto.
Nel Rinascimento Pico della Mirandola, Marsilio Ficino, Giordano Bruno inserirono astrologia e magia in un vasto quadro filosofico-ermetico, volto a svelare i segreti della natura e a cercare un itinerario dell'anima verso il possesso dell'Uno-Tutto. L'attività riflessiva si volse alla scoperta delle segrete corrispondenze, delle misteriose analogie fondate sull'idea che il microcosmo umano e il macrocosmo della natura fossero fatti della stessa misteriosa essenza. La magia rinascimentale, tentando di ottenere il dominio della natura con rituali e cerimonie simboliche, si mise in contrasto con il pensiero scientifico-sperimentale per il quale il controllo delle leggi naturali non è attuabile mediante un 'segreto' canale di corrispondenze, ma attraverso la sperimentazione e la tecnologia. La battaglia contro la magia fu condotta positivamente dal pensiero scientifico che liberò la razionalità dai pregiudizi esoterici. D'altro canto, i maghi del Rinascimento si presero la loro rivincita influenzando i circoli di occultismo che sono rimasti vivi e operanti fino all'attuale millennio e che pretendono di recuperare un arcaico sapere simbolico.
La magia oggi
Le odierne pratiche magiche attingono a piene mani anche dalle culture esotiche celebrando sciamani e stregoni, nella convinzione che nelle steppe ai confini del mondo e nelle foreste dell'Africa nera la magia sia viva e operante. Il sapere antropologico viene deformato e utilizzato in modo improprio. Si ricorre al Ramo d'oro di James George Frazer per legittimare maghi e cartomanti. Il testo in dodici volumi, apparso nel 1912, spazia per tutta l'ecumene producendo un numero cospicuo di elementi magici tratti dalle culture e dalle etnie più disparate, ma resta impigliato in una visione evoluzionista superata, che relega la magia a stadi mentali arcaici, senza tener conto del revival in età moderna. Oggi nei testi più recenti di magia, Frazer è citato continuamente e il suo libro è considerato una sorta di Bibbia per maghi e veggenti. La sfida tra pensiero magico e pensiero scientifico-sperimentale non è ancora conclusa. Le statistiche testimoniano l'evidenza del fenomeno: due italiani su dieci si recano da un mago per un consulto almeno una volta l'anno. Di questi, il 65% vuole sapere cosa riserva il futuro; il 35% chiede prestazioni più complesse che possono spaziare dall'eliminazione del malocchio ai filtri d'amore, dalle pozioni contro le malattie ai talismani per trovare lavoro, fino alle fatture a morte. Il 36% degli italiani è convinto che le stelle esercitino un 'influsso' sul carattere e sul destino delle persone, il 42% legge l'oroscopo almeno una volta al mese 'per curiosità' e il 65% conosce il proprio segno zodiacale.
Veggenti e maghi operano in tutta la penisola, muovendo un business da capogiro. L'Italia non rappresenta in questo senso un'eccezione dato che in tutto il mondo occidentale, dominato dalla scienza e dalla tecnica, la magia è altrettanto viva che presso i popoli primitivi. Nelle metropoli trionfano cartomanti, occultisti, guaritori, spiritisti, parapsicologi, veggenti in contatto con gli alieni, cui le comunicazioni di massa danno credito e legittimazione. Un'accorta analisi mostra come un miliardario business comprendente astrologia, magia, divinazione e stregoneria sia supportato dai nuovi media: Internet è diventato spazio privilegiato per le scienze occulte. Principi delle Tenebre, direttori di Accademie di alta magia cerimoniale, streghe docenti di gnosi occulte, cultori di magia nera, esperti di esoterismo cosmico e neopaganesimo hanno i loro siti ed esercitano le loro arti sul web. Si sostiene che il monitor del computer possieda in sé la forza magica del cosmo e anche che il doppino telefonico sia in balia di folletti, spiritelli e altre potenze occulte. Il primo elemento che accomuna una folla eterogenea di maghi, veggenti e cartomanti è l'idea che essi siano dotati di poteri straordinari. Quando una persona si reca da un negromante gli ha già conferito potere: quello di predire il futuro, di togliere le negatività (tradizionalmente chiamate malocchio, fatture ecc.) o di intervenire sugli spiriti maligni, vale a dire su quegli esseri che 'super-stanno' tra il Cielo e la Terra, nell'imperfetto mondo sublunare. Dalla loro topologia deriva il termine 'superstizione', giacché tali spiriti dimorano negli interstizi ovvero 'stanno sopra'. Il mago a cui una persona affida le proprie sorti è pertanto già investito del potere di leggere il futuro, di eliminare il sortilegio o gli spiriti maligni. Tale potere gli è conferito dagli utenti stessi, dal momento che egli in realtà non ne ha alcuno. Si osservino i maghi che appaiono nelle varie reti televisive: si presentano come dotati di veggenza, ma di fatto intervengono sul racconto del cliente con ovvietà ordinarie e, nel contempo, individuano artificiosamente l'esistenza di mali che vengono fatti risalire a presunte fatture o a forme terribili di negatività, da cui deriva la necessità di praticare dei rituali di purificazione. Anche le persone più razionali e riflessive possono avere, nel corso della propria vita, problemi che le rendono vulnerabili, sino al punto di farle cadere preda degli indovini. Di fronte alla frequenza di disastri o sfortune esiste il rischio del collasso della coscienza e della destrutturazione della capacità di reagire ai momenti negativi. Si entra così in un circolo vizioso di menzogne condivise. Il mago 'afferra' intuitivamente lo stato psicologico della persona che chiede il suo aiuto e agisce di conseguenza. La magia si basa su una grande illusione: i poteri non esistono, la veggenza neppure e qualora i maghi riescano a colpire nel segno, ciò avviene in quanto gli esseri umani sono incredibilmente simili gli uni agli altri.
Il processo di secolarizzazione
Un ulteriore elemento che ha contribuito al successo della magia è il cosiddetto processo di secolarizzazione che ha in varie maniere minato la visione religiosa della vita. Il fenomeno si è sviluppato in diverse fasi ed è iniziato con il tentativo di svincolare la religione dalla rivelazione, l'etica dalla religione, la prassi dall'etica. Affermava Italo Calvino nel 1962: "Il territorio che il pensiero laico ha sottratto ai teologi è sul punto di cadere in mano ai negromanti". Sembra che la profezia si sia realizzata in pieno e con tutte le sue implicazioni: praticare rituali magici, cantare sortilegi, evocare energie occulte, frequentare sensitivi e veggenti, credere ciecamente nell'astrologia rappresentano le nuove frontiere dell'esoterismo e della cosiddetta spiritualità alternativa. Il razionalismo e lo scientismo hanno sottoposto a critiche serrate i sistemi religiosi istituzionali. Alle verità dogmatiche della tradizione sono state sostituite verità altrettanto dogmatiche imposte dalle ideologie politico-sociali. Alcuni assetti ideologici si configurano come vere e proprie mitologie subito utilizzate dai maghi più accorti e dalle sette a sfondo esoterico e iniziatico.
La secolarizzazione e il laicismo si sono diffusi tra la gente comune attraverso processi complessi e contraddittori. Negli anni Settanta si sono verificate sia la crisi delle ideologie politiche sia l'irruzione di nuovi modelli trasgressivi generati dalla contestazione. Le masse, trasformate in soggetti isolati, hanno letto i testi di Freud e Darwin sui rotocalchi e hanno subito l'ultima imposizione dogmatica di intellettuali e opinionisti: "la verità non esiste". Estremo esito del nichilismo filosofico, tale asserzione, ripetuta nei caffè virtuali dei programmi televisivi, lascia un vuoto incolmabile nell'interiorità del soggetto che va a cercare, come un nomade spirituale, un pensiero consolatorio e una dottrina unificante. Le catastrofi culturali del Novecento e l'abbandono graduale ma costante delle religioni tradizionali hanno creato un vuoto sociale in cui occultisti ed esoterici senza scrupoli organizzano attività dal vivace proselitismo. L'astrologia, la magia, il 'pensiero' esoterico, l'occultismo e la loro forma modernizzata della new age si impongono nelle città ricche e annoiate e trovano vasta eco tra giovani e adolescenti, portatori di un maggiore disagio sociale. Tali interessi sembrano costituire un'alternativa alla dispersione urbana, all'isolamento, alla neutralità affettiva, alla confusione dei valori fondanti, alla crisi della famiglia e delle istituzioni. La magia diventa così gnosi operativa, una conoscenza volta a trasformare gli adepti in esseri 'super-naturali', per i quali le comuni leggi etiche non hanno senso. Il mito di Faust si ripete in piccoli portierati di periferia, in associazioni di casalinghe inquiete, in scuole di alta magia cerimoniale tenute da ex cuochi o meccanici; Mefistofele diventa un povero satanasso da rotocalco, capace al massimo di inventarsi i numeri dell'Enalotto.
Il riaffermarsi della magia in varie epoche storiche ha delle tappe specifiche che corrispondono al processo di secolarizzazione e di desacralizzazione: dalla magia del Rinascimento, che pone l'uomo al centro dell'universo, l'occultismo sei-settecentesco ha desunto il credo nei poteri segreti dell'uomo stesso. Nei gruppi esoterici settecenteschi si definivano le potenzialità dell'uomo, capace di diventare 'simile a Dio' con iniziazioni e cerimonie segrete. L'uomo doveva recuperare il suo sapere 'adamitico', precedente alla caduta nel giardino dell'Eden, per diventare onnipotente e capace di operare magie. Insieme alla pars destruens nei riguardi delle religioni istituzionali all'interno del razionalismo settecentesco venne a crearsi una nuova mitologia, una nuova visione del mondo che, abbandonando la religiosità tradizionale, abbracciò l'esoterismo, la magia e l'occultismo. Teorie e prassi attualmente in voga nacquero nel Settecento, come il mito degli egizi, l'amore per la magia celtica, le sette druidiche, la divinazione con le carte. Fu il 'notturno della Ragione', il lato oscuro dell'Illuminismo. L'esoterismo fu assunto da gruppi para-massonici che divennero il grande serbatoio dal quale hanno poi attinto i principali movimenti magici contemporanei, dalla teosofia alla Golden Dawn, dai Rosacroce alla new age, dal neo-paganesimo alle chiese gnostiche.
La prima sintesi (che viene riproposta puntualmente dai maghi che vogliono dare lustro alle loro attività occulte) tra scuole pitagoriche, cabalistiche, alchemiche, gnostiche, rosacrociane e templari fu fatta dalla Massoneria dei riti. Si trattò di una sorta di archeologia mitica che riciclava credenze e istituzioni dissuete, tentando di fornire strumenti di ricerca speculativa attraverso l'esoterismo e l'occultismo. Anche chi contesta le origini 'mitiche' della Massoneria non può non citare autori che fanno risalire l'istituzione della Libera Muratoria ad Adamo, agli Atlantidi, a Ermete Trismegisto, ai re di Babilonia, ai Magi, a Salomone.
Gli scrittori interni alla Massoneria sono concordi nell'identificare una tradizione - presente nelle civiltà dell'Indo, dell'Eufrate, del Nilo, delle rive del Mediterraneo e nelle terre dei Celti - che postula un'unità creativa e un concetto animistico di divinità nell'uomo. Tale concetto fu tradotto in simboli e affidato a una società iniziatica, gradualistica e segreta, mentre al volgo si propinava una versione essoterica dogmatica e chiesastica. La Massoneria postula così una tradizione primordiale ('a-filologica' direbbe Benedetto Croce) a carattere iniziatico-spirituale, perdurante nel tempo, spesso gestita da maestri occulti e segreti come i famosi Superiori Incogniti. Secondo alcuni autori sarebbe stato il famoso erudito ed ermetista inglese Elias Ashmole, a metà del 17° secolo, a gettare le basi della leggenda che faceva risalire le origini della Massoneria al re Salomone e al suo mitico architetto Hiram. Nel Settecento André-Michel de Ramsay collegò la Massoneria ai Templari mentre altri autori affermavano una derivazione dalle gilde dei muratori (o dei fabbri) dotati di esclusivi segreti del mestiere.
La Massoneria esoterica si manifesta già al suo sorgere come sincretica e gnostica. Il sincretismo è palese persino nelle strutture simboliche: secondo il Rito Scozzese, nella "cripta" sono poste le statue di Confucio, Zarathustra, Buddha, Ermete Trismegisto, Platone, Gesù, Maometto e una stella per "colui di domani". Si presuppone così una catena ermetica che mai si sarebbe spezzata nell'ambito di una religione universale che ha analogie con quella proposta dall'attuale new age. Lo gnosticismo è richiamato di continuo: René Guénon (1886-1951), scrittore e iniziato, affermava che la gnosi è l'essenza e il midollo della Massoneria. Per gnosi bisogna intendere la conoscenza segreta tradizionale che costituisce il fondo comune delle iniziazioni, di cui dottrine e simboli si sono trasmessi dalla più lontana antichità ai giorni nostri, attraverso una lunga catena di fratellanze segrete che non si è mai interrotta. Guénon era convinto che l'iniziazione massonica si ricollegasse alla Grande Arte Magica, all'Arte Sacerdotale e Regale degli antichi iniziati: il più importante filosofo gnostico, Valentino (2° secolo d.C.), aveva già adottato come simboli ermetici gli utensili che caratterizzarono i Muratori costruttori. Guénon contesta che siano stati Ashmole e Ramsay a inventare gli alti gradi che comunque presentano i caratteri di una composizione, a suo dire fittizia, artigianale, inventata di sana pianta.
Nella seconda metà dell'Ottocento, quando il pensiero positivista da un verso e il marxismo dialettico dall'altro imponevano il materialismo filosofico e pratico, sorsero e si rinnovarono movimenti magici, mentre veggenti, sensitivi, medium e cartomanti si contendevano il successo tra la buona società e le masse proletarie. Nel pensiero magico tardo-ottocentesco, si consolidò il mito della cosiddetta Filosofia Perenne, a cui attinsero la teosofia di Madame Blavatskij, l'antroposofia di Rudolph Steiner, e numerose sette esoteriche. La Filosofia Perenne si è riferita costantemente ai 'classici' della magia rinascimentale, all'ermetismo, ma anche alla cabala (costruzione simbolica del misticismo ebraico medievale) e alle filosofie indiane. L'idea che i poteri magici degli iniziati fossero reali e operanti era presente sia tra l'élite culturale sia tra i negromanti osannati dal popolo.
Magia e cultura
La magia 'moderna' propone un'antropologia alternativa in cui l'uomo è visto come un essere privilegiato, dotato di un potenziale enorme di energia psichica che può essere usata a scopi magici, cioè adatti a cambiare il corso naturale degli eventi. Allo stesso modo i seguaci della magia propongono una cosmologia alternativa, in cui domina l'idea dell'emanazione: un'energia primitiva forse di natura divina ha originato la materia per emanazione. Da questo deriva il destino dell'anima che risente fortemente del romanzo gnostico. Essendo l'anima umana parte dell'energia del cosmo dopo la morte l'anima è costretta a reincarnarsi. Le dottrine magiche attuali presentano aspetti sincretici spesso incongrui, sintesi a volte arbitrarie di dottrine arcaiche a cui si mescolano innovazioni superficiali. Il pensiero magico contemporaneo è il segno della regressione della coscienza che ha perduto la forza di pensare il mistero e contemporaneamente di accettare la realtà oggettiva: invece di differenziare l'uno e l'altro, la magia li mescola arbitrariamente. Eppure questa panacea inferiore denuncia una sete condivisa di conoscenza e di senso, da cui la cultura ufficiale sembra escludere la gente comune. Il crollo della tradizione culturale, la guerra spesso ingiusta al 'nozionismo' hanno gettato la gente comune, specialmente i giovani, in una nebbia di ignoranza e incultura che rende il pensiero debole e indifeso disponibile a qualsiasi suggestione o credenza irrazionale. Il desiderio di sapere resta insoddisfatto e tanto meno è appagato, saziato dalla magia e dall'esoterismo.
Le rivelazioni spettacolari date dopo anni di percorso iniziatico noioso e melenso non vanno al di là di una bizzarra poltiglia culturale in cui ogni storico delle religioni può rintracciare agevolmente le fonti, anche senza illuminazioni particolari. Occorre distinguere da una parte la miseria culturale dei moderni maestri del mistero, dall'altra l'emergenza di effettive istanze psicologiche, etiche, sociali di coloro che seguono la magia o che fruiscono sistematicamente delle prestazioni degli occultisti. Emerge il desiderio di un nuovo incantamento del mondo, di una rivalutazione del soggetto, di una autorealizzazione totale e soprattutto del ripristino di relazioni umane forti. I gruppi a sfondo magico mostrano un bisogno di aggregazione, mai così forte nella nostra specie umana da quando si è determinato uno stile di vita basato sull'isolamento urbano e su una generica e piatta elargizione di servizi sociali. La moda della magia e dell'occultismo non è un relitto del passato ma uno dei valori dominanti del mondo presente e una grave ipoteca sul futuro. Il recupero della nostra tradizione culturale più alta può essere un antidoto all'inquinamento esoterico, che nutre le attività di streghe e maghi tele-organizzati. Occorrerebbe fare tesoro di ciò che disse Goethe: "Ciò che hai ereditato dai padri, riconquistalo di nuovo, solo così sarà veramente tuo".
repertorio
La magia nei secoli
Evoluzione del concetto di magia
Il termine magia, che indicava in origine la dottrina e la pratica dei magi (gli antichi sacerdoti persiani noti anche come astrologi, divinatori, esperti di scienze occulte) e successivamente la 'somma scienza' che presume di controllare le forze della natura, ha una lunga storia e ha assunto nel tempo connotazioni diverse. Come forma di sapere esoterico e iniziatico, la magia è stata oggetto nelle varie culture e nei diversi periodi storici di valutazioni opposte, ora considerata conoscenza superiore, ora rifiutata come impostura e condannata dalle autorità civili e religiose. Costante rimane comunque la sua connessione con quell'impulso di dominare i meccanismi più complessi e misteriosi della natura da cui la storia dell'umanità appare caratterizzata fin dai suoi primordi.
Tecniche di carattere magico erano largamente presenti nelle varie religioni dell'antichità, dall'India vedica all'Egitto dei faraoni, agli assiri. Anche nell'antica civiltà greca le pratiche magiche facevano parte del culto ufficiale, ma poi il pensiero greco classico rifiutò il complesso delle teorie collegate a realtà diverse da quelle oggetto della scienza filosofico-razionale, tendendo a considerare non solo fallaci ma anche illecite le pratiche connesse alle 'conoscenze soprannaturali', alla predizione del futuro o agli incantesimi. Nel mondo ellenistico, in cui si accentuò la connessione con il mondo orientale, soprattutto in alcuni ambienti filosofici e religiosi la magia si venne definendo come forma superiore di conoscenza cui corrispondeva una concezione del mondo retto da forze spirituali, intermedie tra l'uomo e la divinità suprema, con le quali si entrava in contatto attraverso pratiche mistiche e religiose. Queste erano molto diffuse fra i romani, che avevano mutuato dagli etruschi una molteplicità di riti e di procedure di carattere divinatorio, per cui era del tutto usuale che intraprendessero le loro attività sulla base delle previsioni di aruspici e auguri. I riti misterici e magici si diffusero anche in virtù del tipico sincretismo della religione romana che non solo rispettava i culti diversi dai propri, praticati nelle province sottomesse e nei paesi stranieri, ma arrivava spesso a farli propri. L'interesse nei confronti di divinità diverse, la curiosità per i segreti e i poteri attribuiti agli adepti di culti sconosciuti, il fascino che circondava le loro misteriose pratiche religiose ne promossero lo sviluppo.
Così nei primi secoli del cristianesimo, Roma pullulava di taumaturghi, asceti orientali, astrologi e seguaci di culti misterici, dell'antica scuola pitagorica e del nascente neoplatonismo ed erano molti quelli che si attribuivano poteri soprannaturali e la capacità di compiere azioni miracolose. Per la Chiesa era necessario distinguere i veri miracoli dalle mistificazioni e dalle imposture, perché al fine di provare la verità del cristianesimo gli apologeti spesso facevano ricorso a descrizioni di prodigi. Se i miracoli di Gesù e quelli narrati nella Bibbia confermavano la verità della dottrina cristiana, non si doveva consentire di millantare miracoli che li eguagliassero ad altre religioni, i cui presunti poteri venivano dunque condannati come ingannevoli, malvagi, frutto della magia e della stregoneria oppure opera del diavolo. È su questa base che venne a istituirsi l'opposizione tra vera e falsa religione, o meglio tra religione e superstizione. Tuttavia, per quanto forte fosse la condanna della superstizione, non era facile eliminare il richiamo e il fascino che poteri soprannaturali e pratiche magiche esercitavano. Verso di essi continuarono a manifestarsi curiosità, paura e fede, seppure con modalità diverse a seconda dell'epoca, dell'area geografica e del livello culturale delle persone: da una parte tra il popolo in forma di credenza nella stregoneria e in esseri soprannaturali quali angeli, demoni e spiriti, dall'altra fra le persone più colte in forma d'interesse per la filosofia occulta. Nel Medioevo, soprattutto a partire dal 12° secolo, la magia tornò infatti a proporsi come forma di conoscenza, collegata con l'astrologia, che permetteva un rapporto privilegiato con le forze che reggono la natura, e con l'alchimia, che apriva nuovi spazi a esperimenti e manipolazioni dei fenomeni.
In epoca rinascimentale, con la rinascita della cultura classica e in particolare con la traduzione degli scritti degli ermetici greci a opera di Marsilio Ficino e di altri, numerosi furono coloro che si dedicarono alla filosofia e alle scienze occulte. Personaggi come Pico della Mirandola, Cornelio Agrippa di Nettesheim, Paracelso e Simon Dee contribuirono a creare l'immagine dello studioso di arti occulte che persegue conoscenze esoteriche relative alle proprietà dei minerali, delle pietre preziose e dei coralli, alla natura impalpabile degli 'spiriti intermedi', che popolano invisibili lo spazio tra la Terra e la Luna, nonché alla possibilità di controllarli. Nacque l'immagine popolare dell'erudito solitario, di cui sono emblemi personaggi come il Faust di Marlowe o il Prospero nella Tempesta di Shakespeare, uomini dotti, depositari dell'antica segreta sapienza, ma anche pericolosi perché dotati di poteri occulti, capaci di praticare le arti magiche e di interloquire con gli spiriti. La magia si venne configurando dunque come dottrina o arte, in grado di produrre determinati effetti con mezzi sovrannaturali o attraverso il dominio di forze misteriose. L'idea di una magia temibile, forse malefica, a livello popolare si diffuse grazie anche all'ignoranza generalizzata della gente e al suo timore verso conoscenze, poteri e forze al di fuori della sua comprensione. Nel 16° secolo i fenomeni rari o straordinari cominciarono a essere guardati come segni della ricchezza della natura. Bacone progettò di catalogare tutte queste forme inconsuete e straordinarie, nonché le loro supposte cause, persuaso di poter in tal modo capire meglio i fenomeni più regolari e le loro origini. La concezione baconiana diede luogo a una nuova visione della scienza che sempre più e con sempre maggiore efficacia riusciva ad addentrarsi nella comprensione delle leggi naturali, generando di conseguenza un dubbio crescente sulla plausibilità delle spiegazioni in termini mistici o sovrannaturali. Si creò così una netta contrapposizione fra scienza, unica vera fonte di conoscenza, e magia. A fronte dei progressi oggettivi e tangibili della scienza anche in ambiti come la medicina oppure le tecniche agricole, nei quali alla magia era sempre stata attribuita una certa 'autorevolezza', si diffuse una sorta di resistenza rispetto alle pratiche magiche, all'alchimia o all'astrologia, considerate sempre più un'impostura e un'illusione.
Tipologie, tecniche e formule
Quanto alla fenomenologia della magia sono ancora largamente usati, sebbene con più o meno riserve e spesso solo in senso convenzionale, i termini introdotti dalla scuola evoluzionistica; si distingue cioè tra una magia 'analogica' (imitativa, simpatetica e omeopatica), in cui il simile agisce sul simile, e una magia 'contagiosa', in cui la trasmissione di forze o qualità avviene mediante un contatto; esempi della prima sarebbero tra l'altro il versar acqua al fine di provocare la pioggia, lo sciogliere dei nodi per facilitare il parto ecc.; della seconda le fatture compiute su un capo di vestiario appartenente alla persona su cui si vuol esercitare un influsso magico, le pozioni magiche ecc. Si parla ugualmente di magia positiva e magia negativa, intendendo con la prima un'attività umana consapevole (per es. raccogliere, per magia 'contagiosa', la malattia di una persona con un pezzo di stoffa che viene successivamente bruciato) e comprendendo nella seconda tutti i tabù che richiedono dall'uomo soltanto un'astensione e le cui infrazioni provocano sanzioni automatiche. Si distingue ugualmente tra magia nera e magia bianca, intendendo con la prima il complesso di azioni magiche malefiche, con la seconda soprattutto le azioni dirette a parare queste ultime (esorcismo).
Il repertorio tradizionale della magia comprende innanzitutto un linguaggio speciale, reso tale da parole che hanno un carattere segreto e arcaico, e da un modo particolare di sussurrarle o di insufflarle. La formula magica, che risponde alla logica del comando più che a quella della richiesta, è rivolta a un essere impersonale, oppure personale solo limitatamente alla sua capacità di udire la richiesta e al suo potere di esaudirla. In altri casi le formule magiche non agiscono attraverso la mediazione di un essere sovrannaturale, ma sono le parole che le compongono a possedere una loro efficacia intrinseca, simile a quella delle forze naturali, ed è per questa ragione che le formule devono essere fisse e immutabili. B. Malinowski, che analizzò dettagliatamente la struttura e la semantica delle formule magiche dei trobriandesi, colpito fra l'altro dal loro carattere fortemente poetico ed evocativo, notò che esse in genere presentavano una struttura tripartita: una 'fondazione', le origini della magia connesse a un personaggio mitico o a un tema; una 'parte centrale', ovverosia le proprietà su cui la magia doveva agire; una 'coda', dove si dichiarava che l'effetto desiderato era stato ottenuto. Nel pensiero magico, il legame tra le parole o i nomi e ciò che essi designano è un legame reale, non convenzionale, per cui agire sulla parola o sul nome significa agire sul suo referente. Da qui la convinzione che il vero nome di una persona debba essere tenuto segreto, in quanto conoscere e usare il vero nome di qualcosa o di qualcuno significa avere un potere su di esso. È questo un tema che ha sempre esercitato un certo fascino ed è ricorrente in numerosi miti. Nel repertorio magico tradizionale rientrano l'uso di incantesimi per mutare le cose, il trasferimento di determinate proprietà da una cosa a un'altra tramite atti o parole speciali, la capacità di esercitare un influsso benefico o malefico a distanza, la predizione del futuro attraverso pratiche divinatorie. La stessa situazione e le azioni che accompagnano il rito magico vengono rese speciali mediante la particolarità dei gesti, l'ordine fisso di certi atti, l'uso abnorme di oggetti quotidiani e di materiali particolari. Inoltre, regole di tempo e di luogo stabiliscono le condizioni in cui deve trovarsi chi esegue la magia e ciò che questi deve fare prima e dopo l'operazione.
repertorio
Superstizione e scaramanzia
Malocchio, amuleti e gesti scaramantici
Ogni tempo e ogni luogo hanno una propria immagine della superstizione, ovvero di quelle credenze che sono ritenute dalla cultura e dalla religione ufficiali e dominanti frutto di errore e d'ignoranza, di convinzioni e istituzioni inferiori e sorpassate. Strettamente correlata con la superstizione è la scaramanzia, cioè l'uso di pratiche - diverse da cultura a cultura e da epoca a epoca, oltre che talora da persona a persona - che hanno lo scopo di respingere supposti influssi negativi attribuiti a situazioni, ambienti o addirittura a individui, per proteggersi dai quali vengono utilizzati rituali, scongiuri, formule magiche, nonché vari oggetti con funzione di amuleti. Assai di frequente il riferimento immediato delle pratiche scaramantiche è costituito da parti del corpo, che sono nominate o riprodotte allo scopo precipuo di allontanare possibili negatività. Il termine stesso che indica la fonte prima dei supposti influssi negativi, malocchio, mostra una stretta connessione con un preciso distretto anatomico e con il valore simbolico che diverse culture gli attribuiscono. Alla base della credenza è il potere attribuito all'occhio, come centro dal quale può promanare un influsso negativo e maleaugurante, capace della funzione negativa di 'gettare' il male (da cui il termine iettatura). Nelle culture popolari italiane lo iettatore non opera soltanto attraverso lo sguardo, il cosiddetto occhio secco dei dialetti meridionali, ma attraverso l'insieme di molte caratteristiche che formano un vero e proprio stereotipo: vestire di nero, come nel lutto, portare occhiali neri che impediscono di vedere gli occhi, apparire magro e allampanato con volto triste o rassegnato, parlare con voce querula, espandersi in discorsi di eccessiva lode e compiacimento oppure nella minuziosa descrizione di proprie malattie, di affanni personali e di irreparabili disgrazie. Nel mondo islamico, l'individuo che ha il potere di procurare il malocchio è detto ma'ian ed è considerato estremamente pericoloso perché può provocare danni a persone particolarmente sensibili, come i bambini e le donne gravide, oppure ad alimenti facilmente deperibili, se mal conservati, come il latte o il grano. Il malocchio sembra quindi essere originariamente collegato allo sguardo desideroso o invidioso dei beni altrui. Di qui, uno dei nomi con i quali gli antichi lo designarono è invidia che, nella sua composizione etimologica, significa proprio "guardare male" o "guardare contro" (in "contro", video "guardare"). Allo stesso modo il termine ebraico corrispondente quinah, che significa anche "gelosia", evoca una serie di situazioni negative indotte dallo sguardo geloso e invidioso che porta male. Gli antichi infatti credevano, secondo gli schemi di quella che si suole chiamare mentalità magica, che un intenso desiderio proiettato fuori di sé fosse in grado di determinare un concreto mutamento nell'ordine naturale delle cose. Il gesto tipico contro il malocchio è quello della mano che 'fa le corna'. Il suo valore scaramantico deriva dal richiamo al valore di forza e potenza caratteristico delle corna degli animali, alle quali si attribuivano fin dall'epoca romana un potere difensivo contro gli spiriti malefici e la capacità di generare benessere e fecondità. Sembra che la presunta efficacia delle corna derivi originariamente dal loro essere la stilizzazione dell'organo genitale maschile. Il riferimento alla sfera sessuale è di primaria importanza nel fronteggiare potenziali elementi negativi, perché chiama in causa direttamente la capacità generatrice e quindi vitale dell'individuo che, per conseguenza e analogia, si pone in stretta relazione con quella dell'intero universo. Tutto questo spiega perfettamente il motivo per cui, per es., in ambito romano erano diffusissimi gli amuleti, spesso di corallo o d'oro, raffiguranti l'organo maschile. Il corallo, in particolare, era considerato molto efficace contro gli influssi negativi: secondo il mito, riportatoci da Plinio il Vecchio, questa sostanza sarebbe derivata dalla solidificazione delle gocce di sangue della testa recisa di Medusa; per questo motivo veniva ritenuta da una parte un ottimo antidoto contro le malattie del sangue, e dall'altra, visto che Medusa aveva il potere di pietrificare con lo sguardo chiunque la fissasse, un'arma particolarmente potente per respingere il malocchio. Ai genitali femminili allude invece un altro tipico amuleto: quello delle mani scaramantiche che fanno il gesto delle 'fiche', consistente nello stringere la mano a pugno con il pollice sporgente tra l'indice e medio. Che questo gesto propiziatorio e scaramantico fosse diffuso nei tempi antichi è testimoniato dagli esempi di manine cosiddette itifalliche, che mostrano le dita atteggiate in questa maniera e hanno scopi protettivi e apotropaici. Il valore scaramantico dell'organo sessuale femminile è testimoniato anche dagli sheila-na-gigs irlandesi (figure femminili con l'organo genitale esposto, sistemate a protezione delle chiese), e da rilievi come quello conservato a Milano presso il Museo del Castello Sforzesco, databile al 13° secolo e noto come la Putta di Porta Tosa: l'opera, proveniente dalla porta cittadina che dà il nome al manufatto, mostra una figura femminile nell'atto di alzarsi le gonne mostrando il pube.
Le superstizioni relative agli animali Molto intenso e ricco è il repertorio di credenze connesse agli animali sia selvatici sia domestici. Un ruolo del tutto particolare ha il gatto: la sua agilità e la possibilità di vedere nel buio ne hanno fatto una bestia carica di segnali fra loro contrastanti e spesso varianti di significato da regione a regione. In Europa è prevalsa la qualificazione negativa e pericolosa, poiché lo si è connesso spesso alle streghe e al demonio. Nei processi contro i Catari, gli inquisitori sostenevano che questi adoravano il demonio sotto forma di gatto, fondandosi sulla fantasiosa analogia etimologica fra Catari e il basso latino catus ("gatto"). Nelle credenze italiane odierne il gatto nero che attraversa la strada annunzia male (al contrario negli Stati Uniti essere seguiti da un gatto nero è di buon augurio). L'antropologo G. Pitrè nel suo libro dedicato agli Usi e costumi, credenze e pregiudizi del popolo siciliano (Palermo 1887-88) riporta che in Sicilia, alla fine del 19° secolo, l'uccisore di un gatto era considerato alla stregua dell'assassino di un uomo e veniva colpito da una maledizione: non sarebbe infatti potuto morire prima che i suoi abiti non fossero stati battuti e ribattuti sull'uscio di casa e il suo nome non fosse stato evocato in sette letamai.
Nell'ambito di analoghi tipi di credenze può essere inquadrata l'opinione, diffusa in gran parte dell'Italia e radicata nel mondo antico, secondo la quale le farfalle in genere, e in particolare le falene, quando si agitano vorticosamente intorno a un lume acceso, rappresentano anime di defunti. Bisogna a questo proposito ricordare l'identità contenuta nel termine greco psichè, che significa contemporaneamente "anima" e "farfalla". Altro animale connesso ai defunti è la lucertola, che è generalmente considerata di buon augurio; secondo alcune credenze è ritenuta l'anima di un morto che desidera rivedere la famiglia, per cui non può essere uccisa. Nell'iconografia sepolcrale romana, Eros assopito è accompagnato da una lucertola o da una farfalla.
Il lupo, al vertice degli animali predatori, è stato circondato nei secoli da un alone di leggende terrificanti e di credenze mistificatorie. Il fenomeno più importante in questo ambito è la superstizione relativa al 'lupo mannaro', o licantropia, cioè la credenza che alcune persone possano trasformarsi nelle notti di luna piena (da cui la denominazione 'mal di luna') in lupi o, a seconda delle regioni, in orsi, in iene, in giaguari ecc. Mentre presso certi popoli primitivi tali concezioni si basano sulla credenza che ogni essere umano abbia un proprio 'doppio' in forma animale, altrove si tratta della convinzione che individui dotati di capacità eccezionali (sciamani, stregoni) siano in grado di trasformarsi anche in animali. Nell'Europa antica (greci, italici, slavi, germani ecc.) e nel folklore attuale, alla concezione del lupo quale animale infero e funesto - tipica delle società pastorali, per le quali il lupo rappresenta realmente un rischio relativo alla sicurezza delle greggi e delle mandrie - si connettono i timori popolari di fronte agli individui ritenuti soggetti alla licantropia. Del mondo classico vanno ricordate alcune leggende connesse con la licantropia, come quella del re Licaone, che sarebbe stato trasformato in lupo per aver sacrificato a Zeus un bambino, e quella degli Hirpi ("lupi") Sorani italici del monte Soratte, sacerdoti di una divinità identificata con Apollo dai Romani, che celebravano cerimonie in cui danzavano a piedi nudi sui carboni ardenti. A Roma, la mitologia che riguarda i Luperci e la festa dei Lupercali nasceva probabilmente dal mito del licantropo, perché nel rito operavano giovani nudi con una pelle di lupo addosso e il loro nome quasi certamente significa 'allontanatori dei lupi'. Nel Satyricon (LXII) di Petronio viene descritta la trasformazione in lupo di un uomo, durante un plenilunio, in un cimitero romano.
Dibattuta è l'origine della credenza nei vampiri, termine di origine serbocroata con il quale si indica un defunto rianimato dal proprio spirito oppure dall'intervento di uno stregone, che per sostenere la propria vitalità va in giro di notte a succhiare il sangue dei vivi, facendoli trasformare a loro volta in vampiri. Una credenza analoga è già presente nel mondo classico. Si può per esempio ricordare come Ulisse sia costretto ad allontanare Tiresia e le altre ombre con la spada, poiché essi sono assetati di sangue (Odissea, XI). Sulla base di questa e altre memorie antiche venne a formarsi in epoca moderna il vero e proprio mito del vampiro, presente in Romania e in Transilvania già nel 13° secolo, ma che divenne noto nel resto d'Europa soltanto nel 18° secolo, soprattutto attraverso informazioni giornalistiche. Secondo uno studio del neurologo spagnolo Juan Alonso-Gomez, apparso sulla rivista Neurology (vol. 51 del settembre 1998) le notizie dei primi avvistamenti di vampiri nei giornali del Settecento - da cui trassero poi spunto vari poeti romantici, tra cui G. Byron ed E.T.A. Hoffmann, e soprattutto, nel secolo successivo, B. Stoker, autore del romanzo gotico Dracula (1897) - possono essere messe in connessione con un'epidemia di rabbia che nel 1720 imperversò in Ungheria. Notevoli sono le similitudini tra i comportamenti attribuiti ai vampiri (iperattività sessuale, insonnia, insofferenza per la luce e gli specchi, intolleranza per gli odori forti, come l'aglio) e i sintomi della rabbia: questa, infatti, causa spasmi facciali che fanno assumere l'espressione di un animale che ringhia.
Moderni rituali scaramantici
'Toccar ferro' è, in tutti i paesi latini, un gesto di difesa contro la iettatura e contro previsioni negative. Nell'antichità però si riteneva che il ferro avesse aspetti negativi e pericolosi e in qualche modo fosse in grado di ledere la fortuna e la sacralità di determinati luoghi. Per questo motivo esplicite proibizioni contenute nella Bibbia vietavano di usare chiodi di ferro per la costruzione del Tempio di Gerusalemme o utensili di ferro per levigare i blocchi di pietra. Analogamente, quando il ponte Sublicio, il cui nome significa "fatto su pali infissi nel fiume", costruito dal re Anco Marzio, doveva essere riparato, non era consentito utilizzare alcuno strumento di ferro. Questo metallo sembra in realtà essere stato carico di un potere ambiguo, in virtù del quale all'origine era portatore di disgrazie, ma con l'evolversi delle credenze superstiziose assunse una funzione apotropaica e protettiva. Non è da escludere che il 'toccar ferro' sia un modo per dominare la negatività, proprio toccandola.
Particolari doti e qualità presenta il ferro di cavallo, fra i più consueti amuleti apposti dietro la porta delle case o nelle stalle, oppure riprodotto in forma di ciondolo. In Italia, probabilmente la ferratura del cavallo a mezzo di chiodi infissi nello zoccolo non è anteriore al 4° secolo d.C. Il valore apotropaico del ferro di cavallo sembra risalire all'epoca medievale, nella quale il metallo era raro e costoso e trovarlo disperso o abbandonato lungo la strada poteva costituire una piccola fortuna.
Parimenti la rarità e costosità del sale e dell'olio nel mondo antico hanno originato una serie di credenze superstiziose. Fin dall'epoca mesopotamica, i re vincitori cospargevano di sale il terreno delle città da loro conquistate per indicare che esse erano trasformate in terre sterili e deprivate di ogni frutto: l'uso restò in auge presso i romani, che ararono e cosparsero di sale il suolo di Cartagine. In altre circostanze il sale assume all'opposto una valenza positiva: rende l'acqua adatta ai riti di purificazione o lustrazioni, secondo regole presenti presso i popoli orientali, gli ebrei, i greci e i romani. Nella tradizione cristiana si usa negli esorcismi, ma anche per il battesimo e per la benedizione domenicale dell'acqua ed è introdotto in tutte le liturgie in cui si intende trasmettere la sapienza e la vita (in connessione con il versetto evangelico "Voi siete il sale della terra"). Per il suo uso sacro, per la sua importanza nel cibo e per il suo alto costo, il cadere del sale era considerato un pronostico di disgrazia. Questa credenza era così radicalmente condivisa che Leonardo da Vinci, per significare il tradimento di Giuda, nell'Ultima Cena lo rappresenta con una saliera rovesciata mentre è seduto alla mensa: particolare che è chiaramente visibile nella copia dell'affresco, opera di Cesare Magni, conservata alla Pinacoteca di Brera a Milano.
Parallele sono le credenze relative all'olio, anch'esso sacralizzato dalle tradizioni religiose perché utilizzato per ungere i re e in vari riti sotto la forma di sacro crisma (cresima, unzione degli infermi, ordinazione dei religiosi, consacrazione delle nuove chiese). Contro i rischi provenienti dalla caduta dell'olio a terra, si usa gettare sale per tre volte dietro le spalle (in Sicilia il sale può essere sostituito dall'urina).
Lo specchio, come utensile trattato tecnologicamente già nell'antichità, va associato a tutte le superfici vitree, metalliche, acquee, nelle quali l'immagine riflessa dell'uomo sembra contrapporsi all'immagine reale o duplicarla. Da questa credenza deriva forse la concezione che la rottura dello specchio comporti un'irreparabile disgrazia, i cui effetti, come quelli dipendenti dall'uccisione di un gatto, hanno una durata settennale. Infrangere l'immagine riflessa assume, in qualche modo, lo stesso significato che sopprimere la persona, o agire maleficamente su di essa. Dalla relazione tra specchio e immagine della persona deriva anche l'uso popolare di coprire o capovolgere gli specchi in segno di lutto. Si ritiene infatti che gli specchi possano captare, cristallizzare e trattenere lo spirito in partenza. Non è da escludere però che sulla consuetudine abbia influito la devozione cattolica che considerava gli specchi oggetti di vanità, da mortificare quando si è in lutto. Allo specchio sono stati attribuiti anche poteri magici, per cui vi si ricorreva per la divinazione. Un testo tardo giudaico riferisce che in uno specchio collocato sul faro di Alessandria d'Egitto era possibile vedere tutte le navi che si avvicinavano, anche a distanza di molte miglia. Di Virgilio, che era considerato nel Medioevo mago e negromante, si narra che avesse costruito uno specchio posto al centro di Roma nel quale era possibile scoprire tutti coloro che attentassero alla sicurezza della città. Nel processo per magia contro Apuleio, tra le accuse vi fu quella relativa al possesso di uno specchio.
Molti studiosi hanno cercato di motivare la sopravvivenza di queste superstizioni nell'epoca odierna. Secondo due ricerche condotte da un'équipe dell'Università di Padova e pubblicate sulla rivista Applied cognitive psychology (vol. 16, nr. 1, 21 dicembre 2001), superstizione e scaramanzia sarebbero 'strategie' utili per la sopravvivenza della specie umana e per questa ragione si tramanderebbero geneticamente. Studi paralleli sono stati condotti su due gruppi di 100 soggetti, dai 19 ai 60 anni d'età, appartenenti a livelli socioeconomici e culturali diversi. Attraverso una serie di test, che misuravano la capacità d'interpretare le coincidenze e di calcolare la probabilità di un evento, è stato valutato quanto le persone fossero in grado di capire e applicare le leggi della probabilità. Quindi, tutti i componenti del campione sono stati sottoposti a successivi test sulla loro disponibilità alle 'credenze irrazionali'. L'esperimento ha dimostrato che le credenze popolari rappresentano comportamenti 'convenienti' dal punto di vista evolutivo, conseguenza del tentativo che l'uomo compie per cercare di spiegarsi, in un modo o in un altro, i fenomeni che osserva, anche quelli più misteriosi.