MAGLIERIA (fr. bonneterie, tricotage; sp. géneros de punto; ted. Strickerei, Wirkerei; ingl. knitting, hosiery)
Categoria di tessuti formati da uno o più fili curvilinei costituenti tanti elementi che si intrecciano l'un l'altro in modo da mantenersi reciprocamente in una determinata disposizione. Il tessuto a maglia si distingue dagli altri tessuti per la proprietà di avere una notevole elasticità propria, indipendente da quella del filato che lo compone, e una grande porosità. L'elasticità è dovuta al fatto che i fili intrecciati a maglia agiscono come molle, cedendo alla tensione e tornando nella posizione primitiva appena la tensione cessa.
Per la fabbricazione del tessuto a maglia servono tutte le fibre tessili, e più specialmente il cotone, la lana, la seta, il rayon, il lino.
Sebbene il tessuto a maglia fosse conosciuto fino da antichi tempi (v. maglia), la sua fabbricazione fu per molti secoli condotta manualmente, mediante l'uso dei cosiddetti ferri da calze o con uncini. Nel 1589, però, il reverendo W. Lee di Calverton riuscì a costruire un telaio a mano per fare le calze, ed esso aprì l'era della lavorazione meccanica. Il Lee non ebbe fortuna in patria e dovette emigrare in Francia. Con l'aiuto di Enrico IV, riuscì ad aprire una fabbrica a Rouen; ma alla morte del re, perdette ogni favore e si ridusse in povertà. Tuttavia, la sua invenzione ebbe larga diffusione in Francia e, dopo le guerre di religione, in tutta Europa. Dal punto di vista meccanico, il telaio Lee si può considerare come il primo esempio di telaio rettilineo ad aghi fissi, per tessuti a maglia in trama unita. Esso, nella sua primitiva forma, comprendeva già alcuni organi che, perfezionati, si ritrovano nei telai meccanici attuali, e cioè gli aghi a becco per trattenere il filo e le platine per inflettere i fili, queste ultime comandate a mezzo di pedali (v. illustrazione alla v. calza).
A partire dal sec. XVIII il telaio Lee subì numerosi perfezionamenti, specialmente in Inghilterra. Nel 1758, J. Strutt aggiunse al telaio una seconda frontura (serie, filza) di aghi incrociantisi ad angolo retto con la frontura di aghi del telaio, e con ciò rese possibile la fabbricazione di tessuti a maglia in trama a costa, cioè a doppia faccia, con il vantaggio di una maggiore elasticità rispetto ai tessuti a maglia unita, o a una sola faccia. Nel 1769, S. Wise costruì il primo telaio rettilineo completamente meccanico e sebbene esso desse produzione imperfetta, fu più tardi il punto di partenza per costruzioni consimili. Nel 1775, J. Crane costruì il primo telaio a mano per tessuti a maglia in catena. Nel 1791, W. Dawson inventò le cosiddette ruote premitrici degli aghi per maglieria, così da consentire la fabbricazione di tessuti a disegni variati. Nel 1816 si ebbe un'innovazione importantissima: M.I. Brunel costruì il cosiddetto telaio circolare, che in confronto al telaio rettilineo del Lee rendeva possibile la fabbricazione di tessuto a maglia tubolare senza cucitura; il telaio era ad aghi orizzontali e corrispondeva ai tipi di telai circolari già studiati in Francia e conosciuti poi come telai circolari francesi (v. sotto). Nel 1849 questo telaio, che era stato perfezionato da P. Claussen di Bruxelles, fu trasformato da M. Mellor in un tipo ad aghi verticali, e aprì così la serie dei telai circolari inglesi. Invenzioni importanti si ebbero ancora dopo la seconda metà del secolo XIX. Nel 1852 M. Townsend inventava l'ago automatico (self-acting needle), che oggi coesiste con l'ago a becco di Lee. Nel 1857 L. Barton riusciva a costruire un telaio rettilineo completamente meccanico ad aghi orizzontali fissi, azionato da un albero principale collegato al motore e munito di camme comandanti i varî movimenti. Il Barton introdusse pure un meccanismo automatico per le diminuzioni (v. oltre), che fino allora si facevano manualmente. Si ebbero ancora: nel 1861 il telaio rettilineo di A. Paget per maglia in trama, nel 1864 il telaio rettilineo di W. Cotton a teste multiple, così da consentire la produzione contemporanea di molti esemplari dello stesso indumento.
In Francia gl'inventori lavorarono più che altro a creare e perfezionare il telaio circolare ad aghi orizzontali che, come si è detto, prese poi il nome di telaio circolare francese. Nel 1798 un certo Decroix e nel 1803 un certo Aubert costruirono telai costituiti essenzialmente da una corona circolare, girevole attorno all'asse, avente al bordo aghi orizzontali. Nel 1808 J. Leroy perfezionò questi telai introducendo la cosiddetta lanterna mobile a denti fissi (mailleuse o immagliatrice), meccanismo che sostituiva le platine di Lee e aveva lo scopo di entrare col dente fra due aghi e inflettere il filo adagiato su essi. Nel 1840, per rendere il lavoro più perfetto, un certo Jacquin costruì una lanterna a denti mobili. Nel 1845, finalmente, F.H. Fouquet aggiunse alla lanterna con denti fissi o mobili le piastrine per un migliore e indipendente immagliamento del filo. Seguirono il telaio di Gillet per maglia in catena, perfezionamenti di Berthelot, ecc. Il primo tipo utilizzabile di macchina rettilinea a mano per fare le calze fu inventato dall'americano J. W. Lamb nel 1863, ed ebbe molto successo, specialmente per usi domestici.
Formazione del tessuto a maglia. - Il tessuto a maglia è formato dalle cosiddette boccole o maglie (ondulazioni del filo) intrecciate sia in senso trasversale che longitudinale: le righe trasversali di maglie si chiamano ranghi, le longitudinali coste. La fittezza del tessuto è determinata dal numero di coste e di ranghi esistenti in una data unità di misura. La sua maggiore o minore rigidità dallo spessore del filato usato per la tessitura.
Secondo il tipo d'intreccio si hanno tessuti a maglia in trama e tessuti a maglia in catena.
Nei tessuti a maglia in trama il filo di formazione è unico e, scorrendo da destra a sinistra, produce una riga trasversale (rango) di maglie. A ogni rango se ne intreccia un altro, le cui maglie s'incatenano con quelle del precedente (fig.1), e così via. Ogni maglia risulta quindi trattenuta dalla corrispondente maglia del rango precedente. Da ciò un grande difetto di questi tessuti: la facilità di smagliarsi. Se infatti si taglia un filo e si sottopone il tessuto a tensione, le maglie, non più trattenute superiormente, si smagliano per tutta la costa, lasciando la caratteristica riga longitudinale di fili di trama non intrecciati. La maglia in trama può essere: unita e a costa. La maglia unita (fig. 1) è a una sola faccia, la maglia a costa è a doppia faccia e, come intreccio, è costituita da coste di maglia viste dal diritto e coste viste dal rovescio alternantesi (1:1; 2:2; ecc.). I tessuti a maglia in trama si prestano moltissimo, e in ciò sta uno dei loro maggiori pregi, a essere diminuiti (v. più oltre).
Nei tessuti a maglia in catena non già un unico filo, ma tanti fili quante sono le coste s'intrecciano a formare la maglia. Ogni filo, formata una maglia, intreccia con la maglia del filo vicino. Nel tipo più semplice (fig. 2) un filo di catena, formata la maglia, intreccia con la maglia del filo di destra (il quale fa lo stesso lavoro), formando maglia nel rango precedente; quindi torna a sinistra e intrecciando con la seconda maglia del filo di sinistra forma maglia nel rango precedente. La maglia in catena può essere, come la maglia in trama, unita (tricot, atlas) e a costa (rachel). La maglia unita (fig. 2) è formata da sole maglie diritte; la maglia a coste si può dire formata da due tessuti semplici legati, per intreccio, l'uno all'altro in modo che, da qualunque parte si rivolti, il tessuto presenti sempre maglie diritte. La sequenza delle maglie formate da ogni filo è, nella maglia in catena, non più trasversale, come nella maglia in trama, bensì longitudinale e secondo la linea delle coste: ne risulta, quindi, una facilità di produrre motivi a rigature longitudinali. Caratteristica dei tessuti in catena è la più o meno accentuata mancanza di elasticità in confronto a quelli in trama. La rottura di un filo non provoca affatto, o provoca con grande difficoltà la smagliatura; questo beneficio compensa il difetto di mancanza di elasticità e, per certe confezioni, fa preferire il tessuto in catena al tessuto in trama.
I tessuti in catena non offrono possibilità di diminuzioni o sagomature in macchina e, quindi, si producono in pezze che poi vengono tagliate, per le confezioni, come i comuni tessuti.
Gl'intrecci di maglieria si sogliono riportare graficamente su carte tecniche per facilitarne la riproduzione a telaio. Un metodo in uso è il metodo R.G.T. (rappresentazione grafica Tremelloni). La maglia in trama è segnata su carta quadrettata (maglia unita) e su carta in cui sono alternate colonne verticali di quadretti e di rettangoli (intrecci a costa). La maglia in catena è segnata su carta punteggiata. Ogni fila orizzontale di puntini rappresenta un rango, ogni fila verticale una costa. Con una linea serpeggiante si congiungono e si circondano i puntini sui quali lo stesso filo forma le maglie. Tutti i comandi e le disposizioni riguardanti il funzionamento della macchina si segnano sotto o di fianco alle carte tecniche.
Organi di formazione delle maglie. - Sono gli aghi, i quali sono fissati ad una sbarra (sbarra degli aghi) e questa al telaio. Si distinguono due tipi di ago: a becco; automatici (self-acting). L'ago a becco (fig. 3a) è formato da un piccolo stilo d'acciaio, con una estremità ripiegata a uncino e flessibile, in modo che la punta possa con leggiera pressione essere fatta entrare in una piccola scanalatura esistente sullo stelo; l'altra estremità è ripiegata ad angolo o appiattita per essere fissata al telaio. L'ago a becco ha come organi ausiliarî: la pressa, costituita da una sbarra metallica a sezione triangolare, che preme, al momento opportuno, l'estremità dell'ago facendola entrare nella scanalatura; la platina (fig. 4b) che consiste in una sottile lamina sagomata, destinata a guidare il filo e la maglia secondo le necessità di fondazione.
L'ago automatico (fig. 3 b) è costituito da uno stelo che da un lato è ripiegato così da formare un tallone che serva a comunicargli i necessarî movimenti e dall'altro è foggiato a uncino. Dove nell'ago a becco era situata la cavità, nell'ago automatico è posta una paletta mobile su un piccolo perno; questa paletta, con un movimento a cerniera, ha la funzione di aprire o chiudere il becco dell'ago. L'ago automatico si distingue dal precedente perché non necessita di alcun organo ausiliare per la formazione della maglia.
Aghi a becco e automatici si usano tanto per la formazione della maglia in trama quanto per la formazione della maglia in catena.
Per la formazione della maglia in trama con aghi a becco, gli aghi si dispongono generalmente in posizione orizzontale (fig. 5). Tra ago e ago sta una platina e sopra gli aghi la pressa. Immaginando le boccole d'inizio già formate, i ranghi successivi di maglie si formano come segue: le platine sono abbassate in modo da accogliere nella loro gola le vecchie maglie e il tessuto e da avere il nasello poco più alto degli aghi. Un guidafilo deposita il filo sugli steli. Subito dopo, le platine avanzano un poco, si abbassano in modo da dare al filo la forma ondulata che si vede in figura e, proseguendo ad avanzare, lo portano sotto il becco. A questo punto la pressa chiude il becco degli aghi, le platine si alzano un poco e, continuando ad avanzare, scaricano la vecchia maglia dall'ago. Le platine si riabbassano, accolgono nella loro gola la nuova maglia e il tessuto e li riportano nella posizione iniziale per ricominciare. La formazione con aghi automatici è meno complicata. La vecchia maglia si trova sullo stelo; l'ago, indietreggiando, prende nel becco il filo che gli è condotto dal guidafilo. Continuando l'ago a indietreggiare, la vecchia maglia passa sotto la paletta e, agendo da leva, chiude il becco e si scarica dall'ago. L'ago torna avanti e, con questo movimento, forza la nuova boccola, trattenuta indietro, ad aprire il becco agendo sulla paletta (fig. 7).
Per la formazione della maglia in catena (figura 6), gli aghi a becco sono disposti orizzontalmente e sono pure aiutati, nella formazione della maglia, dalle platine e dalla pressa. Le platine hanno la sola funzione di abbattere le vecchie maglie. Un organo comune ai telai in catena è la barra a passette, la quale porta, in corrispondenza a ogni ago del telaio, un ago piatto e forato, chiamato passetta, nel quale è infilato un filo. La formazione avviene come segue. Le passette si alzano sopra gli aghi passando negl'interspazî e, dopo essersi spostate di un ago (verso destra o verso sinistra), ridiscendono sotto gli aghi, avendo ognuna depositato il proprio filo sullo stelo dell'ago corrispondente. A questo punto la frontura degli aghi, che è mobile, si ritira obbligando i fili a passare nel becco. Proseguendo a ritirarsi, gli aghi entrano nel giuoco della pressa che chiude il becco mentre le platine abbattono la vecchia maglia. Prima di ricominciare, le barre a passette si spostano di uno o più aghi verso destra o verso sinistra, secondo che lo richieda il tessuto. Logicamente, "sotto" gli aghi lo spostamento delle barre a passette può essere di più di un ago, "sopra" di un solo ago. La formazione con aghi automatici ha luogo come per la maglia in trama, e ne differisce soltanto per il fatto che ogni ago è alimentato con un proprio filo dalla barra a passette. I telai catena che usano aghi automatici sono i cosiddetti Rachel e lavorano anche a due fronture.
Produzione dei manufatti. - La produzione del manufatto, cioè dell'oggetto a maglia pronto per l'uso (corpetti, sottovesti, copribusti, ecc.), può avere luogo o dopo la formazione del tessuto a maglia a telaio, o contemporaneamente alla formazione del tessuto sullo stesso telaio operante. Nel primo caso, per fabbricare l'oggetto si procede al taglio del tessuto a maglia in pezza e quindi alla cucitura a mano o a macchina. Nel secondo caso, si opera la cosiddetta diminuzione, cioè si sagoma l'oggetto nelle sue varie parti durante la lavorazione stessa al telaio: la confezione in tal caso può aver luogo o senza cucitura, cioè modellando e rifinendo automaticamente le diverse parti dell'oggetto; oppure con cucitura, cioè limitandosi a modellare le parti dell'oggetto per poi ricucirle con successiva operazione. Gli organi meccanici che eseguono la diminuzione sono di svariata costruzione, secondo il tipo del telaio. Ma tutti sono fondati sul principio di rendere possibile la variazione del numero di maglie che si eseguono per ogni rango.
Telai. - I telai attualmente usati nell'industria della maglieria possono dividersi: dal lato meccanico, in rettilinei e circolari; dal lato dei tessuti fondamentali prodotti, in telai in trama e telai in catena. I tessuti in trama vengono prodotti sia con telai rettilinei sia con telai circolari, i tessuti in catena unicamente su telai rettilinei.
Telai rettilinei. - I telai rettilinei in trama producono tessuti semplici, calze, maglie e in genere quei capi di vestiario la foggia dei quali è ottenuta mediante le diminuzioni sul telaio stesso. Muniti di opportuni dispositivi permettono la produzione di tessuti o capi di vestiario decorati, sia con l'uso di filati di vario colore, sia con l'uso di maglie di forma differente, sia infine con disegni a traforo. Il telaio a cavalletto, detto anche telaio francese o piccolo telaio, ne rappresenta il tipo più semplice: è formato da un comune cavalletto in legno con barra d'aghi diritta, aghi a becco fissati in piombo e platine universali comandate a pedali; viene mosso a mano e produce solo maglia unita, sicché le diminuzioni debbono essere fatte manualmente. Il telaio Paget è a comando completamente meccanico; è munito di aghi a becco, barre per l'abbattitura delle maglie e ha sbarra d'aghi mobile orizzontalmente.
Il telaio Cotton (fig. 8) è il telaio attualmente più usato per la produzione regolare in grandi quantitativi di indumenti a maglia foggiati o diminuiti. Viene costruito fino a 24 e più teste; ha aghi verticali su una sbarra diritta e platine funzionanti orizzontalmente e solo per la raccoglitura del filo. Si adopera principalmente per la fabbricazione delle calze fini da donna e viene oggi costruito in un tipo che permette la produzione della calza intera sulla stessa macchina, mentre fino a poco tempo fa si adoperavano due telai differenti, l'uno per la produzione delle cosiddette lunghezze, cioè la calza da donna dal bordo superiore fino al collo del piede con il tallone, e l'altro per la produzione del resto. La macchina rettilinea venne costruita in origine per essere azionata a mano ed essere usata nelle famiglie, come la macchina da cucire (fig. 9). Essendosene esteso l'uso anche alle fabbriche di maglieria, venne poi perfezionata e azionata a motore; ha aghi automatici; munita degli opportuni dispositivi permette la produzione più svariata, specialmente di maglieria fantasia.
I telai rettilinei in catena servono specialmente alla produzione di tessuti fini (guanti, corpetti, seterie, ecc.). Il telaio in catena a mano somiglia al telaio a cavalletto: un subbio porta l'ordito che s'intreccia a maglia per mezzo degli aghi orizzontali e platine di abbattimento verticali a movimento oscillatorio, la barra degli aghi non essendo mobile e gli aghi fissati con piombo; il comando è a mano. Tale telaio è ormai in disuso e sostituito da telai meccanici. Il telaio Rachel (fig. 10) lavora con due fronture di aghi automatici disposti quasi verticalmente, e parallele. Tanto questo quanto gli altri telai in catena meccanici possono produrre tessuti a disegni a effetti svariatissimi, mediante l'aggiunta di opportuni dispositivi compreso quello Jacquard. Il telaio milanese (fig. 11) serve alla produzione del tessuto, detto milanese o atlas diagonale: in esso il subbio che porta l'ordito è sostituito da un certo numero di rocchetti portanti ciascuno una sezione dell'ordito, disposti inferiormente al telaio, e compienti un movimento progressivo intorno al telaio stesso, il che produce l'intreccio a diagonale delle maglie formate dagli aghi a becco.
Telai circolari. - Così denominati perché hanno gli aghi disposti in frontura circolare e il meccanismo di formazione della maglia a movimento pure circolare. Il tessuto ottenuto risulta quindi a forma di tubo. Si distinguono in telai circolari propriamente detti che producono il tessuto dal quale vengono poi ritagliati gl'indumenti che s'intende di fabbricare e in macchine circolari, di diametro assai più piccolo, che servono a fabbricare le calze circolari o senza cucitura. I telai circolari funzionano normalmente con aghi a becco; ne esistono però di quelli muniti di aghi automatici. Vengono costruiti anche in grandi diametri e constano essenzialmente di una corona circolare, girevole intorno a un asse centrale, sulla quale sono fissati gli aghi. Nel telaio a platine, si hanno aghi a becco disposti radialmente e fissati orizzontalmente sulla corona: le platine sono disposte negl'intervalli fra gli aghi e funzionano meccanicamente; la pressa è costituita da una rotella che gira intorno al telaio; il filo è portato dal guidafilo davanti alle platine che formano la maglia. Il telaio a immagliatrici o francese (fig. 12) non ha platine sulla corona degli aghi: ma ha invece delle ruote, chiamate immagliatrici, che sono gli organi di formazione della maglia; tali ruote sono di misura relativamente piccola, il che permette di disporne parecchie sullo stesso telaio, col risultato che a ogni giro il telaio produce tanti ranghi di maglie quante sono le immagliatrici. Il telaio inglese (fig. 13) differisce dai precedenti per la disposizione degli aghi che è verticale e per le immagliatrici cosiddette inglesi: altra particolarità del telaio inglese è di avere il rullo raccoglitore del tessuto disposto in alto, sopra gli aghi. Una varietà di questo è il telaio cosiddetto a costa che è munito di un disco portante degli aghi disposti radialmente che lavorano incrociandosi con gli aghi verticali della frontura circolare. Il telaio a costa lavora con aghi automatici e la produzione di esso viene accresciuta aumentando il numero delle "cadute". Tutti i telai circolari possono essere muniti di dispositivi per la fabbricazione della maglia operata, fantasia e traforata. Le macchine circolari da calze sono prevalentemente munite di aghi a linguette o automatici, e si distinguono in macchine a cilindro fisso o a cilindro girevole; hanno dispositivi speciali tra cui, il più importante, quello per formare il tallone e la punta; gli altri permettono la produzione di calze fantasia, a maglia operata o traforata.
I telai per maglieria sono numerati a seconda del grado di finezza delle maglie che producono. Siccome la finezza della maglia dipende dalla distanza che divide gli aghi, per ottenere il numero del telaio basta calcolare quanti aghi vi siano in una data misura fissata a priori. Le numerazioni più usate sono: l'inglese, che dà il numero di aghi per pollice inglese (mm. 25,4); l'inglese-tedesca che dà il numero di aghi per 1½ pollice inglese (mm. 38,09); la francese: fin, che dà il numero di aghi per pollice francese (millimetri 27,78), gros, che dà il numero di aghi per 1½ pollice francese (millimetri 41,67); la sassone, che dà il numero di aghi per pollice sassone (mm. 23,6), e infine la metrica, che dà il numero di aghi per 100 mm. di frontura. Le macchine rettilinee si distinguono con il numero inglese; i telai circolari francesi con il numero francese; i telai catena a mano e meccanici a doppia frontura, col numero sassone; le macchine circolari col numero inglese; i telai rettilinei con aghi a becco (Cotton, Paget, ecc.) col numero inglese-tedesco. Si è tentato di adoperare il solo metodo di numerazione metrico decimale, ma senza successo.
Industria. - L'industria della maglieria è sviluppata in quasi tutti i paesi del mondo. Centri classici di produzione ed esportazione sono però sempre l'Inghilterra, la Francia e la Germania, cui si è aggiunta da qualche decennio l'Italia. In Inghilterra sono rinomate le contee di Leicester, Nottingham ed Essex dove esistono centinaia di stabilimenti con modernissimo macchinario: l'esportazione è notevole ed è costituita in genere di prodotti di accurata lavorazione; l'importazione riguarda maglie di cotone e di seta. In Francia è rinomato il dipartimento dell'Aube (che nel capoluogo, Troyes, accentra una cinquantina di grandi stabilimenti); l'esportazione raggiunge varie centinaia di milioni di franchi; l'importazione è relativamente limitata. In Ge mania, zona di grande produzione ed esportazione è la Sassonia con i suoi numerosi e bene attrezzati stabilimenti. Altri paesi grandi produttori di maglierie sono il Belgio (Hainaut e Fiandra), la Cecoslovacchia (Teplice), la Spagna (Barcellona), la Svizzera, i paesi scandinavi che producono soprattutto tessuti pesanti. Negli Stati Uniti, l'industria è enormemente diffusa, ma non è ancora in grado di soddisfare a tutte le esigenze del consumo interno per cui si fa talvolta ricorso all'importazione; gli stabilimenti si accentrano negli stati di New York, Pennsylvania e Massachusetts. Nel Canada si ha grande produzione di tessutì pesanti (Ontario, ecc.).
L'industria in Italia. In Italia la fabbricazione industriale della maglieria ebbe inizio verso la metà del secolo scorso con l'impianto dei primi telai circolari nel Piemonte (Biellese) e in Lombardia. L'industria cominciò però ad affermarsi verso la fine del secolo, quando nei telai alle piccole vennero sostituite le grandi immagliatrici; e iniziò una fase di grande sviluppo dopo la guerra mondiale. Nel 1912 le ditte esercenti l'industria della maglieria (a esclusione di quelle fabbricanti le calze per cui v. alla voce) erano circa 50. Nel 1931, secondo dati della Federazione nazionale fascista delle industrie tessili varie, si calcolavano in 398, con circa 20.200 operai, 40.000 fusi, 4820 telai rettilinei, 4860 telai circolari e circa 7000 macchine diverse. Le materie prime utilizzate risultavano approssimativamente in kg. 24.000 di seta naturale, 960.000 di rayon, 4.205.000 di cotone, 1.730.000 di lana e 2.300.000 di filati misti. La produzione si poteva calcolare in circa 9 milioni di kg. Naturalmente risultavano esclusi dalla rilevazione le lavorazioni a domicilio e artigiane, la cui attività si calcola notevole. Se si aggiunge l'industria delle calze si arriva a una produzione totale di almeno 20 milioni di kg. annui.
L'industria della maglieria è localizzata principalmente nel Piemonte (Torino, Vercelli con Biella, Novara ecc.) che si calcola accentri il 45% della maestranza; in Lombardia (Milano, Varese, Bergamo, Como, ecc.), Liguria (Genova, ecc.), Veneto (Padova, Venezia, Vicenza, Verona), Emilia (Ferrara, Bologna, Piacenza, ecc.), Toscana (Firenze, Siena, Arezzo). Nelle altre regioni d'Italia l'industria riveste minore importanza. Tuttavia a Roma, Napoli, in talune plaghe delle Marche, si ha una buona produzione di maglieria fantasia: sciarpe, scialli, berrette a maglia, panciotti, ecc. dovuta soprattutto all'artigianato. A Voghera, Milano e Torino si ha anche una produzione specializzata di guanti a maglia. E una diecina di fabbriche dell'Italia settentrionale lavora anche i cosiddetti tessuti elastici (busti, panciere, ecc., in maglie) articoli molto affini alla maglieria.
Il commercio estero delle maglierie, sebbene le importazioni raggiungano cifre ragguardevoli, presenta da alcuni anni un saldo attivo. Le contrazioni subite dal commercio internazionale nel periodo 1929-33 si ripercuotono sensibilmente su tale industria che deve ora accontentarsi quasi esclusivamente del mercato interno.
Bibl.: E. Cavallo, La fabbricazione della maglieria sulle macchine rettilinee, 1926; M. Colonna, Trattato tecnico per lavori di maglieria, 1927; C. Abexle, Wirkerei und Strickerei, Berlino 1927; J. Worm, Die Wirkerei und Strickerei, Lipsia 1927; H. Meiner e O. Willkomm, Technische Fachausdrücke im Wirk-und Strickmaschinebau u. in der Wirk- und Strickwarenfabrikation, Apolda 1928; G. Udé, Étude générale de la bonneterie, Parigi 1930; R. Tremelloni, La maglieria moderna, Milano 1928; M. Huleux, Étude des machines circulaires à bas chaussettes et des machines à bords-côtés, Parigi 1931.