MAGNA CARTA
. Il secolare conflitto, succeduto alla conquista normanna in Inghilterra, tra il principio monarchico e l'oligarchico o baronale, tendente a sottrarsi all'autorità del potere autocratico, culminò nel 1215, nella lotta tra il re Giovanni Senzaterra e i baroni che si chiuse con la concessione da parte del re della Carta fondamentale delle libertà inglesi, la Magna Carta libertatum.
La monarchia, saldamente affermatasi con Guglielmo I il Conquistatore (1066-87), dopo un breve periodo d'inerzia sotto Guglielmo II Rufus (1087-1100), si era andata sempre più consolidando con i regni di Enrico I (1100-35) ed Enrico II (1154-89), interrotti dai diciannove anni di anarchia del debole regno di Stefano (1135-54). All'avocazione di tutte le controversie, già di competenza delle singole corti baronali, alla corte regia, quale principale mezzo di rafforzamento del principio monarchico, si era aggiunto, sotto Enrico II, l'intimo legame con la chiesa; questa apparente sicurezza di cui veniva a godere il sovrano, per l'incremento che veniva al suo potere dall'accordo con le più alte classi sociali, fece assumere ai suoi successori, specialmente Riccardo Cuor di Leone e Giovanni Senzaterra, un atteggiamento tirannico che, manifestandosi in veri abusi di potere, tanto contro i feudatarî, quanto contro gli ecclesiastici, contribuì all'unione di queste due forze contro il trono. Appunto sotto Giovanni Senzaterra scoppiò la rivolta dei baroni. Le sconfitte del re sul continente, con la conseguente perdita della Normandia (1199-1206); la lotta di lui con il pontefice per la nomina a arcivescovo di Canterbury di Stefano Langton (1206-13,), che si chiuse con l'umiliazione del re, costretto a riconoscere il regno d'Inghilterra come feudo della Chiesa; quella con i baroni che lo costrinsero a ritirarsi a Londra, avevano notevolmente indebolito la posizione del sovrano che, per tentare di salvare la corona, accettò d'intavolare trattative con i baroni, concedendo perfino una carta di franchigia ai cittadini di Londra. Ciononostante i baroni marciarono su Londra, che aprì loro le porte il 17 maggio 1215, imitata poi in ciò da altre città, e il sovrano, vista l'impossibilità di resistere, accettò di entrare nuovamente in trattative e li invitò l'8 giugno a mandare rappresentanti a incontrarlo a Staines, dichiarandosi disposto a concedere le libertà che essi richiedessero. I baroni accettarono con grande gioia di trovarsi il 15 giugno nella località di Runnymedes, tra Staines e Windsor.
La discussione, prolungatasi per nove giorni, si chiuse con l'accoglimento per parte del sovrano delle richieste scritte dei baroni, cioè degli Articoli già da essi presentati il 27 aprile precedente. Questi servirono poi a compilare, il giorno 19, il testo definitivo della Magna Carta che porta la data del 15 e trasforma, per opera del Langton, il manifesto dei baroni in qualcosa che si avvicina di più a una dichiarazione dei diritti per tutto il popolo. La poca propensione del re Giovanni ad attenersi ai patti e l'opposizione del papa Innocenzo, che giunse persino a condannare pubblicamente l'accordo raggiunto, avrebbero portato grave inciampo all'efficacia della Magna Carta, se a distanza di pochi mesi, nel 1216, il re e il papa non fossero morti.
Il contenuto della Magna Carta trova le sue prime origini nella formula di giuramento adottata sin dai primi re anglosassoni e osservata dai normanni e, più precisamente, in quella di Enrico I, con la promessa di pace alla Chiesa e al popolo, di repressione di violenze individuali in ogni classe sociale, di giustizia in ogni decisione. Suscita discussioni la natura del documento: se legge, se trattato o se contratto; ne è facile risolvere la questione con concetti moderni. La forma è indubbiamente quella di un'ordinaria concessione feudale, avente però per oggetto il riconoscimento dei diritti per ogni singola classe sociale, enumerati nei 63 articoli dove, anziché vedute teoriche, si sono voluti dare, in termini precisi, rimedî pratici per i mali del momento.
Fondamentali a questo riguardo sono alcuni principî ivi affermati, dai quali altri, pure importanti nello svolgimento del diritto costituzionale inglese, indirettamente furono tratti. Notinsi tra i primi il giudizio per giuria, il diritto di "habeas corpus" per ogni prigioniero, l'abolizione dell'arresto arbitrario per ordine del sovrano, la completa proibizione d'ogni monopolio, l'applicazione della stretta relazione fra tassazione e rappresentanza, l'eguaglianza di tutti di fronte alla legge, il concetto di nazionalità applicato al complesso di tutte le classi sociali. La Magna Carta fu promulgata successivamente, con alcune modificazioni, che implicavano talvolta l'abolizione di norme non più richieste su principî ormai indiscussi, da Enrico III il 12 novembre 1216 e nel settembre o ottobre del 1217. Gli articoli da 63 vennero ridotti prima a 42, poi portati a 47 e tutto ciò che riguardava le foreste fu stralciato e sviluppato a parte nella Carta forestae promulgata il 6 novembre 1217. Da ultimo la Magna Carta fu promulgata nel 1225. Quest'ultima è tuttora in vigore e costituisce il primo testo legislativo, posto all'inizio delle collezioni di leggi vigenti in Inghilterra. Quattro esemplari della prima redazione, munita del sigillo di Giovanni, sono tuttora conservati, due nel British Museum, uno nella cattedrale di Lincoln e l'altro in quella di Salisbury.
Bibl.: Riproduzioni e traduzioni: W. Blackstone, The great Charter, 1759 (ristampata in Laws of England, Oxford 1765 segg.); Statutes of the Realm, I, Londra 1810 (Pubblicat. of the Record Commissioners); Stubbs, Magna Carta regis Johannis, 1868; C. Bémont, Chartes des libertés anglaises, 1100-1305, 1892.
Commenti: Mirror of Justice, 1642 (v. ed. Maitland, in coll. Stelden Society, 1893); E. Coke, Institutes, 19ª ed., Londra 1832; W. Blackstone, op. cit.; D. Barrington, Observations on the more ancient Statutes, Londra 1766; F. Stoughton Sullivan, An historical treatise on the feudal law, 2ª ed., Londra 1772; J. Reeves, History of English law, Londra 1829; R. Thomson, Historical essay on Magna Charta, Londra 1829; F. Pollock e F.W. Maitland, History of English law, 2ª ed., Cambridge 1898; B.C. Barrington, Magna Charta and other great charters of England, Filadelfia 1899; W.S. Makechnie, Magna Charta commemoration Essays, Londra 1917; W.S. Holdsworth, History of English law, Londra 1903-25; id., Sources and literature of English law, Londra 1925; P.H. Winfield, The chief sources of English legal history, Cambridge 1925.