Magna Grecia
Attestata con sicurezza dal 2° sec. a.C. ma forse già risalente al 6°, la denominazione di M.G. (in greco Megale Ellas) designa il complesso quasi unitario e culturalmente omogeneo delle colonie greche dell’Italia merid. peninsulare, benché nell’uso moderno dell’espressione si associno spesso alla M.G. anche le colonie della Sicilia. Più antico è il termine italioti, a indicare i greci trasferitisi in quelle colonie. I più attivi nell’opera di colonizzazione furono i calcidesi (fondatori di Cuma, Reggio ecc.) e gli achei del Peloponneso (Sibari, Crotone, Metaponto); ma anche gli spartani (Taranto), i locresi occidentali (Locri Epizefiri), gli ioni di Colofone (Siris). Nelle regioni dove i greci si stanziarono, e dove risiedevano popolazioni diverse per stirpe e lingua, non si trovano tracce di vere e proprie poleis prima della seconda metà dell’8° sec. a.C., ma i primi insediamenti risalgono ai primi decenni del secolo, con l’emporio di Pithecusa (Ischia, ca. 770). Le città della M.G. raggiunsero rapidamente floridezza, ma altrettanto presto diedero vita a perenni contese per l’egemonia. Alla fine del 5° sec., inoltre, quando Taranto si affermava sempre più come massima potenza della M.G., cominciò la pressione delle popolazioni indigene (sanniti, lucani, iapigi) e ciò, unitamente alla politica espansionistica di Dionisio I di Siracusa, favorì il sorgere di una Lega italiota, che però si rivelò poco efficace. Taranto stessa fu più volte costretta a chiedere l’aiuto della madrepatria e, quando Roma cominciò l’espansione verso sud, vano fu anche l’aiuto portato da Pirro: nel 272 a.C. l’assoggettamento ai romani della roccaforte greca in M.G. segnò le sorti politiche dell’ellenismo in Italia. La civiltà della M.G. esercitò una profonda influenza culturale sulle popolazioni italiche e su Roma. Centro di questa diffusione fu Taranto, dalla quale proveniva per es. Livio Andronico. Notevole anche la fama conseguita dalla scuola filosofica eleatica (cioè della colonia di Velia), il cui maggiore esponente fu Parmenide. Per quanto riguarda l’arte, quella magno-greca presenta una certa originalità rispetto ai modelli della madrepatria, sia nell’architettura – nella quale è prevalente l’influsso dell’ordine dorico – sia soprattutto nella scultura. Di grande importanza sono anche le produzioni fittili di Metaponto, Taranto, Locri, Caulonia, Medma, e notevole è la ricca produzione in bronzo, fra le cui scuole spicca quella di Pitagora a Reggio (5° sec.). Anche la pittura, infine, conobbe una notevole fioritura (pitture funerarie di Paestum e di altri centri della Campania).