MAGNESIA di Tessaglia (Μαγνησία)
Magnesia è, geograficamente, la parte orientale della Tessaglia, quella regione montuosa che si estende a mezzogiorno della valle di Tempe, assottigliandosi man mano verso il capo Sepiade (od. Hágios Geōrgios) e rivolgendosi tortuosamente nell'interno del golfo di Pagase. Dominata nella parte settentrionale dall'Ossa e dal Pelio, le due montagne ben conosciute alla mitologia greca, la regione magnetica scende verso il mare Egeo con una pendice aspra e selvaggia, dove pochi erano nell'antichità, come del resto sono oggi, i centri abitati (Rizunte, Melibea, Castanea, Ipni); mentre verso l'interno della Tessaglia, e specialmente verso il golfo di Pagase, la pendice soleggiata e feracissima favorì la fondazione e l'accrescimento di numerose cittadine: Amiro Boibe e Glafire presso il lago di Boibe, Iolco, Pagase, Orminio, Metone, Spalantra nell'interno del golfo di Pagase. In questa regione non mancarono, attraverso i secoli, rivolgimenti etnici, lotte interne e signorie straniere. Non è facile né spiegare l'identità del nome di questa Magnesia tessala con le due Magnesie asiatiche del Sipilo e del Meandro, né stabilire con sicurezza a quale stirpe appartenessero i popoli che diedero alla regione quel nome. Comunque in età storica i Magneti pare non si distinguessero per il dialetto dai loro vicini eolici di Tessaglia. Questi Magneti, al cui progresso civile contribuì la felice posizione sul golfo di Pagase, dai loro rapporti con Delfi guadagnarono nel consiglio anfizionico, restaurato nel 590, quei due voti che poi mantennero per lungo tempo. Ma ben presto la libertà della quale godevano i Magneti fu limitata in seguito alle lotte ch'essi ebbero a sostenere con i Tessali, e più precisamente con la potente dinastia di Fere, la quale finì per occupare stabilmente la regione contenuta fra il lago di Boibe e il golfo di Pagase, con la ferace pianura di Iolco (Volo) e, dall'altra parte, le città di Glafire e di Boibe, mentre tutti gli altri Magneti furono ridotti, con qualche parvenza di libertà, in condizione di perieci. Questo dovette avvenire sul principio del sec. VI a. C., perché già il catalogo omerico delle navi (Iliade, II, 711 segg.) considera Iolco, Glafire e Boibe come soggette ad Eumelo di Fere. L'indipendenza dalla Tessaglia venne nel 352, quando a Filippo il Macedone riuscì di abbattere la tirannia di Fere; ma questa liberazione non significò, naturalmente, se non l'inizio della nuova signoria macedone. Morti Filippo ed il grande Alessandro, e passato il più tormentoso periodo delle lotte dei Diadochi, nel 293 Demetrio Poliorcete creò, si ritiene nel luogo di Pagase, una nuova città, che egli chiamò dal proprio nome Demetriade e popolò per sinecismo raccogliendovi gli abitanti di varie località della Magnesia, città che fu grande, forte e splendida, e venne considerata, fino all'occupazione dei Romani, la difesa inespugnabile dei re macedoni. Per tutto il terzo secolo i Magneti furono sottoposti ai Macedoni e la loro capitale seguitò a prosperare in popolazione e in cu̇ltura, come ci dimostrano, oltre le notizie dirette degli antichi, la ricca monetazione, le epigrafi, i monumenti figurati. Ma nel 197, dopo la sconfitta di Filippo V a Cinoscefale, Demetriade fu occupata dai Romani e così restò fino al 194, quando il proconsole Flaminino, dopo avere nel 196 concesso la libertà ai Magneti, volle che Demetriade divenisse centro della nuova lega magnetica, del κοινὸν τῶν Μαγνήτων, lega che durò sotto la presidenza di un magnetarca dal 196 al 191. In quest'anno i Magneti, per evitare un ritorno in potere dei Macedoni, cui li spingeva la politica dei Romani, entrarono in massa nella Lega etolica e si strinsero intorno al re Antioco III di Siria; ma quando costui fu sconfitto alle Termopile (191), doverono per forza sottomettersi a Filippo di Macedonia e sciogliere la loro lega. Dopo la battaglia di Pidna (168), Demetriade e tutto il resto della Magnesia caddero in potere dei Romani, i quali concessero ai Magneti di ricomporre la lega. In questo secondo κοινόν, presieduto da varî magistrati (arconti, stratego, ecc.) e dal sacerdote della principale divinità magnetica, Zeus Acreo, venerato sul Monte Pelio, le singole città vennero strette da un trattato di simpolitia e sottoposte in qualità di κῶηαι alla capitale Demetriade. Non tardarono a scoppiare in seno alla lega stessa feroci discordie, le quali condussero ad una temporanea scissione da Demetriade della parte settentrionale di Magnesia, dominata dalla città di Omole, come si può ricavare dalle liste degli ieromnemoni delfici. Riunita, la lega continuò ad esistere attraverso l'età romana, almeno fino a Diocleziano, mentre la Magnesia seguiva le sorti del resto della Grecia.
Bibl.: C. Bursian, Geogr. von Griechenland, I, Lipsia 1862, p. 96 segg.; N.I. Magnes, Περιήσις ἤ τοπογραϕία τῆς Θεσσαλίας καὶ ϑετταλικῆς Μαγνησίας, 1860; A. Wace, in Journ. of Hell. stud., XXVI, p. 143 segg.; XXVIII, p. 337; A. Arvanitopullos, in Πρακτικά, 1910, p. 188 segg.; 1911, p. 284 segg.; K.F. Hermann-H. Swoboda, Griechische Staatsaltertümer, Tubinga 1913, p. 429 segg.; F. Stählin, Das hellenische Thessalien, Stoccarda 1924, p. 39 segg.; id., in Pauly-Wissowa, Real-Encycl., XIV, col. 459 segg. Iscrizioni, in Inscriptiones Graecae, IX, ii, n. 1100 segg. Monete, in B. Head, Historia Numorum, 2ª ed., Oxford 1911, p. 300 seg.