MAGNIFICAT
. Con questa parola, la prima del testo latino, è designato il cantico riportato in Luca, I, 46-55, come recitato da Maria madre di Gesù, allorché andò a visitare Elisabetta.
L'attribuzione del cantico a Maria è sostituita con quella a Elisabetta in alcuni rarissimi codici della Volgata (Vercellese, Veronese, ecc.), dei quali risente qualche isolato scrittore, specialmente Niceta di Remesiana. La questione fu molto discussa nel primo decennio del secolo XX: alcuni critici preferirono l'attribuzione a Elisabetta in forza dell'affinità che il cantico mostra con quello di Anna, in I Samuele (Re), II, 1-10; altri supposero che il testo originale introducesse il cantico con un semplice "ed ella disse", senza nominare né Maria né Elisabetta. La critica cattolica ha mantenuto l'attribuzione a Maria.
La liturgia cattolica usa il Magnificat nei vespri, in cui si recita in piedi, come di regola per i cantici desunti dal Nuovo Testamento; è anche recitato in molte funzioni in onore di Maria, specialmente nel tempo di Natale.
Il Magnificat è intonato, nella musica liturgica, su una sua propria formula di salmodia. È d'uso eseguire i versetti a due cori, l'uno dei quali propone il canto dato e l'altro riprende questo canto armonizzandolo a falsobordone. Magnificat polifonici composero, tra gli altri, Orlando di Lasso e Giovanni Pierluigi da Palestrina. In seguito il Magnificat dà occasione, ai maestri, di comporre vaste cantate vocali-strumentali, talvolta liricamente nobilissime (v., per es., i Magnificat di C. Monteverdi, il sublime Magnificat di J. S. Bach e quelli di A. Lotti, di F. Durante) sebbene male rispondenti agli scopi chiesastici. Una forma derivata è il Magnificat per solo organo di cui dànno esempî i maestri francesi e belgi, da J. Titelouze a C. Franck.