Magrezza
La magrezza è la condizione caratterizzata da marcata scarsità o diminuzione dei grassi di deposito e da peso corporeo inferiore ai limiti fisiologici. Può essere sprovvista di significato patologico (magrezza costituzionale o primitiva), oppure sintomatica (magrezza secondaria) di carente apporto energetico alimentare o di malattie di varia natura (digestive, infettive, endocrine, nervose ecc.).
La magrezza è abitualmente definita da un peso corporeo che rappresenta l'estremo minimo all'interno della distribuzione di questo parametro nella popolazione. Taluni prendono come limite un peso relativo uguale o inferiore al 90%, e cioè più basso di almeno il 10%, rispetto a quello ideale o desiderabile per un individuo di età, sesso e struttura fisica determinati, calcolato in base agli standard delle compagnie di assicurazione (in particolare della Metropolitan life insurance di New York); questi parametri vengono pertanto assunti come riferimento obbligato, in maniera invero piuttosto arbitraria, specialmente quando sono applicati a popolazioni diverse da quella statunitense che li ha prodotti. Altri, più ragionevolmente, considerano invece il valore dell'indice di massa corporea (IMC oppure, in inglese, BMI, Body mass index), vale a dire il rapporto tra il peso in chilogrammi e il quadrato dell'altezza in metri (kg/m2), e classificano come magri gli individui in cui tale valore è inferiore a 20. Se, da un lato, le tabelle degli istituti assicurativi sono quasi certamente viziate da grosse distorsioni di selezione (è infatti probabile che le fasce di popolazione meno abbienti siano sottorappresentate e che ai soggetti malati o eccessivamente obesi la stipula della polizza venga rifiutata), dall'altro occorre tener presente che nella distribuzione del BMI la parte estrema contiene verosimilmente un certo numero di individui malati, i quali ignorano questa loro condizione. La determinazione della composizione corporea, e soprattutto della massa magra e della massa grassa, fornirebbe senza dubbio elementi di valutazione più obiettivi di quelli che si possono ottenere dall'esame della distribuzione del peso o dal confronto con standard predeterminati; tuttavia, queste misurazioni, pur affidabili se eseguite in maniera metodologicamente corretta, sono in genere piuttosto laboriose e mal si prestano, quindi, a essere impiegate in ambito epidemiologico. Rispetto all'obesità, la magrezza sembra comportare, almeno entro certi limiti, alcuni vantaggi in termini di salute. È interessante notare come la curva che esprime la relazione tra peso corporeo e rischio (in particolare il rischio cardiovascolare) presenti un andamento a 'J', nel senso che la morbosità incidente e la mortalità più basse non corrispondono al valore più basso di BMI, ma si collocano in un punto della curva situato un po' a destra del suo estremo sinistro, a conferma del fatto che la magrezza - anche se non già e non sempre espressione di malattia - è comunque un fattore di rischio, seppure di importanza minore rispetto al sovrappeso e all'obesità. Tutti gli stati di magrezza si caratterizzano per la negatività del bilancio energetico; e quest'ultimo può essere la conseguenza di un insufficiente apporto calorico, di un eccessivo dispendio di energie, oppure di entrambe queste condizioni, o di un assetto metabolico particolarmente efficace in termini di regolazione di tale bilancio. Magrezze non espressione di malattia sono anche quelle cosiddette costituzionali, nelle quali la vivacità dei processi catabolici o il rallentamento di quelli anabolici riconoscono una base genetica, in analogia con quanto si verifica in natura negli animali selvatici, che sono magri pur avendo a disposizione abbondanti quantità di cibo, e che tali rimangono anche quando, ridotti in cattività, vengano forzatamente iperalimentati. Molte magrezze sono invece la conseguenza di alterazioni metaboliche particolari in grado di influenzare direttamente, talora in maniera grave, il bilancio energetico e la composizione corporea, e debbono quindi essere considerate vere e proprie condizioni patologiche. Tra queste vanno menzionate: le forme secondarie ad anoressia nervosa (v. anoressia) o bulimia, che ricordano l'inanizione da digiuno prolungato e si accompagnano alla perdita progressiva, e non di rado fatale, di tessuto adiposo e di proteine; le forme in cui il dimagramento è dovuto a fattori infettivi, tossici (per es., alcolismo, saturnismo ecc.), parassitari (tenia), endocrini (per es., ipertiroidismo, iposurrenalismo, ipopituitarismo, diabete insipido, diabete chetoacidosico ecc.), neoplastici, distrofico-degenerativi (come per es. nell'età avanzata), oppure a cardiopatie, nefropatie, epatopatie gravi, oppure, infine, a condizioni che ostacolano l'assorbimento dei principi nutritivi (per es., sindromi da malassorbimento, gastroenteropatie ecc.).
m. stock, n. rothwell, Obesity and leanness. Basic aspects, London, Libbey, 1982, pp. 1-98.