MAHDIA
(arabo classico al-Mahdiyya)
Cittadina della Tunisia che occupa il promontorio del Capo d'Africa, piccola penisola rocciosa unita al continente da uno stretto istmo di terra, posta a km 200 ca. a S di Tunisi.La località venne abitata già in epoca fenicia e romana, ma la costruzione della città fu opera di ῾Ubaydallāh (909-934), detto al-Mahdī ('il ben guidato'), fondatore della dinastia fatimide, che pose la prima pietra nel 916. Inaugurata l'8 shawwāl 308 a.E./20 febbraio 921, M. divenne la nuova capitale perché rispondeva a quelle esigenze di sicurezza e di forza richieste dalla dinastia dei Fatimidi, di religione sciita ismailita, i quali avevano deciso di sferrare da qui l'attacco al califfato abbaside di Baghdad, di fede sunnita. I Fatimidi risiedettero a M. fino al 948, quando la dinastia si trasferì nell'Egitto appena conquistato, e gli Ziridi, loro successori, vi si rifugiarono intorno alla metà del sec. 11° per sfuggire le invasioni dei nomadi Banū Hilāl. Da allora in poi M. divenne teatro delle lotte fra i popoli nordafricani e cristiani, fino alla metà del sec. 12°, quando fu occupata dai Normanni di Sicilia, che posero fine alla dinastia degli Ziridi (1148). Quindi la città passò sotto il dominio degli Almohadi (1160-1199), cui seguirono prima un breve periodo di indipendenza (1199-1205) e poi la dominazione nasride. In seguito, sotto la dinastia degli Hafsidi (1228-1574), M. fu assalita dalle flotte genovesi e francesi (1390) e alla caduta del regno hafside, Turchi e Spagnoli si disputarono la città.Dal punto di vista difensivo M. poteva contare non solo sulla sua posizione naturale, ma anche sulle possenti mura (larghezza m 8 ca.) - i cui resti sono ancora visibili sul lato settentrionale della città - che seguivano tutta la costa, sbarravano l'istmo ed erano rinforzate da sei torri e precedute da un antemurale. L'accesso alla città era possibile attraverso due porte, quella detta della Vittoria verso il sobborgo di Zawīla, ove risiedeva gran parte della popolazione, e quella detta di Bakr. Della prima è rimasto un lungo passaggio voltato - oggi chiamato al-Saqīfa al Kaḥla - che, secondo al-Maqrīzī, era in origine tanto ampio da poter contenere cinquecento cavalieri.Sulla costa meridionale del promontorio si trovava il porto, un bacino rettangolare scavato nella roccia, che comunicava con il mare per mezzo di un passaggio (larghezza m 15). L'ingresso al porto era protetto da due torri tra loro raccordate da un arco, di cui restano ancora alcune tracce, sotto il quale passavano le navi. Dalla descrizione di al-Bakrī è noto che il porto era chiuso da una catena, tesa fra le due torri, che veniva allentata solo per far passare le navi desiderate.La città accoglieva anche il palazzo del Mahdī e quello del figlio e successore al-Qā'im (934-946); come attesta al-Bakrī, essi dovevano essere posti uno di fronte all'altro con le facciate rivolte rispettivamente verso E e verso O. Del palazzo del Mahdī sono rimaste tracce nel basamento del forte turco Burj al-Ras (Marçais, 1954, p. 78).L'edificio più importante della città è la Grande moschea, fondata da al-Mahdī nel 916 su una piattaforma artificiale sul mare. Ricostruita filologicamente negli anni Sessanta sotto la direzione di Lezine (1965), ha l'aspetto di una fortezza rinforzata agli angoli da due torrioni quadrangolari e con un ingresso monumentale al centro della facciata. Quest'ultimo è protetto da un avancorpo che si apre con un grande arco a ferro di cavallo. La sala di preghiera, preceduta da un nartece-galleria, è scandita in nove navate perpendicolari al muro della qibla, fra le quali spicca quella centrale, più larga, che forma una T con la navata trasversale che corre di fronte al muro del miḥrāb. Quest'ultimo, databile al sec. 11° ed eseguito in stile ziride, probabilmente sostituisce quello originale del 916, che fu demolito da una mareggiata insieme al muro d'ambito della moschea.
Bibl.:
Fonti. - Al-Bakrī, Description de l'Afrique septentrionale, a cura di W. MacGuckin de Slane, Paris 1859 (nuova ed. Paris 1965, pp. 67-68); al-Maqrīzī, Moḳaffa, a cura di E. Fagnan, in Centenario di Michele Amari, Palermo 1910, II, pp. 35-115: 48; Ibn al-Athīr, Annales du Maghreb et de l'Espagne, a cura di E. Fagnan, Alger 1898; L. de Mármol y Carvajal, Primera parte de la descripción general de Affrica, 3 voll., Granada-Malaga 1573-1599.
Letteratura critica. - G. Marçais, L'architecture musulmane d'Occident. Tunisie, Algérie, Maroc, Espagne, Sicile, Paris 1954; S.M. Zbiss, A travers les monuments musulmans de Tunisie, Journal asiatique 244, 1956, pp. 79-93; R.H. Idris, La Berbérie orientale sous les Zirides, X-XII siècles, 2 voll., Paris 1962; C.A. Julien, Histoire de l'Afrique du Nord, Paris 1964; A. Lezine, Mahdia. Recherches d'archéologie islamique, Paris 1965; D. Hill, L. Golvin, Islamic Architecture in North Africa, London 1976; M. Talbi, s.v. al-Mahdiyya, in Enc. Islam2, V, 1986, pp. 1236-1238.G. Di Flumeri Vatielli