MAIA (Μαῖα, Maia)
Una delle Pleiadi, figlia di Atlante e di Pleione, figlia di Oceano, è secondo la tradizione generale madre di Hermes, nato dal suo connubio con Zeus sul monte Cillene in Arcadia. Nella religione greca M. occupa una posizione decisamente secondaria. La sua personalità divina appare del tutto insignificante e non risulta che le sia mai stato tributato un culto; è considerata esclusivamente in qualità di madre di Herines: e il nome stesso di M. è probabile si debba spiegare come derivato dalla radice ma di madre.
Tale scarso interesse per la sua persona si riflette nell'arte figurata: M. infatti, completamente assente, come è logico, nella scultura, compare soltanto in poche opere di ceramica, e anche qui sempre insieme con Hermes. Va notata inoltre la genericità di espressione e l'assoluta mancanza di una tipologia caratteristica e caratterizzante della figura.
La più antica rappresentazione conosciuta della dea è quella sul vaso François, dove M. (iscrizione del nome) appare nel corteo delle divinità per le nozze di Peleo e Teti, in piedi su un cocchio a fianco di Hermes. Su una idria a fondo bianco e figure nere della fine del VI sec. una figura femminile con un lungo peplo, che non sarebbe identificabile se l'iscrizione non ce la designasse come M., sta davanti ad Hermes porgendogli una ghirlanda. Su un vaso àpulo da Ruvo a Berlino M., appoggiata ad un albero, conversa con Hermes che sta li presso e tiene un piede su un rialzo di roccia. Su una kỳlix nello stile di Brygos al Vaticano, è incerto se nella figura in lunga veste che scopre il fanciullo Hermes nascosto in una culla in mezzo all'armento che ha rubato, si debba riconoscere la madre M. o Apollo, come nell'altro momento dello stesso mito, rappresentato sull'opposto lato del vaso.
L'omonimia della M. greca con la divinità di ugual nome venerata a Roma, è del tutto casuale. Quest'ultima ha un'origine prettamente italica e latina. Il nome stesso, derivato dalla radice mag- di magis, maius ecc., ce la indica come divinità legata alla forza crescente, al germogliare della nàtura; e non è senza significato il suo collegamento con Vulcano che rappresenta il fuoco, il calore interno generatore della terra, e il fatto che ad essi il flamen volcanalis offriva un sacrificio proprio il primo giorno del mese di maggio.
Più tardi poi il contatto della religione romana con quella greca portò inevitabilmente alla identificazione, della divinità romana con la madre di Hermes, identificato a sua volta con Mercurio. Da ora in poi a M. unita a Mercurio sono consacrate feste (il 15 maggio è sacro Mercuri-Maiae) e monumenti dedicatorî, la cui classe è costituita però per la maggior parte da iscrizioni che attestano la notevole diffusione del culto delle due divinità (Pompei, Gallia Cisalpina, Gallia Narbonese, Delo, Bisanzio, ecc.). Quanto alle rappresentazioni figurate di M. il problema si presenta notevolmente complesso. In Italia, e a Roma in particolare, la presenza di M. è probabile, e non certa, in un unico caso: si tratta del bassorilievo sull'ara rotonda del Vaticano, con Mercurio sacrificante insieme ad una figura femminile, nella quale dobbiamo riconoscere una divinità e non una sacerdotessa che sacrificherebbe velato capite; l'ipotesi di M. è preferibile ad altre: non meraviglia la mancanza di attributi perché M. continua ad avere poca individualità come nel mondo greco.
Scarse sono le rappresentazioni di M. anche al di fuori del campo strettamente religioso: nella pittura decorativa, per esempio, può essere interpretata come M. soltanto la figura matronale (tenente nella destra un caduceo appoggiato alla spalla, nella sinistra una specie di anfora metallica) la quale ci appare isolata entro un riquadro facente parte della decorazione delle terme di Costantino che, completamente rase al suolo nella costruzione del Palazzo Rospigliosi, ci sono note da disegni.
In tutta la Gallia e la Germania invece, e in particolare nelle regioni del Reno e della Mosella, le dediche a Mercurio e a M. e le rappresentazioni della dea su bassorilievi, stele, ecc. sembrano essere molto frequenti. Però in alcune zone M. si confonde o è identificata con Rosmerta, l'antica paredra di Mercurio, il quale pure ha sostituito un precedente dio locale. Dove esattamente il nome e la figura di Rosmerta prevalga su quella di M. non è definibile con facilità; va notato però che in iscrizioni pressoché identiche compare ora l'uno ora l'altro dei due nomi; e sui bassorilievi, numerosissimi, il tipo della dea rappresentata accanto a Mercurio è sempre lo stesso: sono suoi attributi una borsa o una cornucopia e un caduceo; spesso sembra fosse anche essa fornita delle piccole ali alle tempie.
Sulla colonna di Magonza compaiono due figure femminili caratterizzate dall'attributo del caduceo: una da sola sul fusto, l'altra sullo zoccolo, associata a Mercurio. Se per la seconda l'interpretazione come M. è senz'altro da preferirsi ad altre, per la prima le opinioni sono più discordi e non è escluso possa trattarsi di una Fortuna o di una Salus. Anche in oggetti o monumenti di carattere essenzialmente decorativo M. sembra ricorrere nelle regioni galliche meno raramente che altrove; se è vero che sono rappresentazioni di M., per esempio, i piccoli busti argentei, emblemata di patere, del tesoro di Berthouville, o alcune statuette fra cui una al museo di Annecy, la cui tipologia corrisponde alle figure di M.-Rosmerta sui bassorilievi, e in particolare sul rilievo dello Châtelet, dove appaiono due identiche figure una maschile e una femminile, con i caducei e le alette alle tempie.
Monumenti considerati. - Grecia: vaso François: Furtwängler-Reichhold, tavv. 1-3 e ii-13 3; Arias-Hirmer, Mille anni di ceramica greca, Firenze 1960, fig. 41. Hydrìa a figure nere: C. V. A., France, 15, Petit Palais, tav. xi. Vaso di Ruvo a Berlino: A. Furtwängler, Beschr., n. 3245. Kỳlix del Vaticano:J. C. Hoppin, Red-fig., i, p. 139, n. 94; H. B. Walters, History of Ancient Pottery, ii, p. 51, fig. 119. Altre rappresentazioni di M.: anfora a figure nere, Louvre F. 224: C. V.A., Louvre, tav. 57, 4, 9. Anfore a figure nere di S. Simeon: J. D. Beazley, Black-fig., p. 392, n. 6. Incerta è l'identificazione della figura su un'altra anfora a figure nere di Leningrado: J. D. Beazley, op. cit., p. 309, n. 95. Roma: ara Vaticana: E. Satmer, in Röm. Mitt., 1893, p. 222 ss. Pittura dalle Terme di Costantino: S. Reinach, Rép. Peint., p. 96, 4. C. Cameron, The Baths of the Roman, Londra 1942, tav. 51. Bassorilievi gallo-romani: E. Espérandieu, Basreliefs de la Gaule romaine, Parigi 1902-1955, passim. Bassorilievo dello Châtelet: E. Espérandieu, op. cit., vi, n. 4720, p. 115. Colonna di Magonza: F. Koepp, in Germania romana, p. 10 e tav. viii. Statuetta di Annecy: Revue Arch., 1914, fig. 3. Emblèmata di patere: E. Babelon, Le trésor de Berthouville, Parigi 1916, p. 77 ss., tav. XXX; pag. 121, tav. XXII.
Bibl.: P. Weizsäcker-W. H. Roscher, in Roscher, II, 2, c. 2234 ss., s. v., n. i; R. Peter, ibid., c. 2235, s. v., n. 2; A. Legrand, in Dict. Ant., p. 1553, s. v.; G. Wissowa, Religion u. Kultus der Römer, Monaco 1912, p. 229; Link-Gundel, in Pauly-Wissowa, XIV, 1928, c. 527 ss., s. v.; E. Strong, On the Storied Column of Mayence, in Revue Arch., 1913, p. 321 ss.; S. Reinach, ibid., p. 333 ss; E. Babelon, La déesse Maia, in Revue Arch., 1914, p. 182 ss.; G. Behrens, Merkur-Weihungen aus Mainz und Umgegend, in Mainzer Zeitschrift, 1942-43, p. 38 ss.; K. Latte, Röm. Religionsgeschichte, Monaco 1960, p. 55.
(S. De Marinis)