Maimon, Salomon ben Yehoshua', detto
Filosofo ebreo (Nieśwież, Polonia, 1754 - Niedersiegersdorf, Slesia, 1800). In Polonia e poi in Germania visse un’esistenza avventurosa e travagliata; la conoscenza a Berlino di Mendelssohn gli procurò successivamente una vita più tranquilla e la possibilità di dedicarsi meglio agli studi. Il momento più notevole dell’opera filosofica di M. appare la critica rigorosa del concetto kantiano di «cosa in sé», considerata contraddittoria e impensabile. Contro l’impostazione di Reinhold che aveva accentuato, al fine di risolvere il paradosso della «cosa in sé», la nozione di «rappresentazione», tentando di spiegare il dato in termini coscienziali, M. considera invece la conoscenza come essenzialmente incompleta, come processo di determinazione che prosegue all’infinito. Il limite di questo processo è paragonabile a un numero irrazionale, mentre la «cosa in sé» è raffrontabile a un numero immaginario. Soltanto nell’ambito del pensiero puro, nella matematica e nella logica, attraverso il principio di determinabilità (base per M. di una ricostruzione dei giudizi e delle categorie kantiane, nonché di una critica della distinzione analitico-sintetico, e di una relativizzazione dell’opposizione sensibilità-intelletto), la conoscenza può essere considerata completa. La posizione di M. assume quindi le caratteristiche di uno ‘scetticismo empirico’ e di un ‘dogmatismo razionale’ in contrapposizione alle conclusioni della filosofia kantiana. La lucidità della sua critica e la ricchezza delle sue implicazioni esercitarono notevole influenza sul pensiero post-kantiano. Tra i suoi scritti si ricordano: Versuch über die Transzendentalphilosophie (1790); Lebensgeschichte (1793; trad. it. Storia della mia vita); Versuch einer neuen Logik oder Theorie des Denkens (1794); Die Kathegorien des Aristoteles (1794); Kritische Untersuchungen über den menschlichen Geist (1797). In italiano è disponibile la lettera di M. a Kant sulla Critica della ragion pura (A Kant/ Salomon Maimon).