MAINARDO
Conte di Gorizia, terzo di questo nome, nacque verso il 1200-05 dal conte di Gorizia Engelberto (III) e dalla contessa Matilde, sorella di Bertoldo (IV) di Andechs duca di Merania. Dal 1264 fu anche conte del Tirolo, primo di questo nome.
Engelberto (III) aveva sposato in prime nozze Matilde di Pisino, erede del conte Mainardo d'Istria e quindi dopo la morte di suo suocero nell'ottobre 1194 egli comparve nel ruolo di advocatus del vescovo di Parenzo e castellano di Pisino. La madre di M. sopravvisse più di due decenni al marito e morì nel 1245. All'eredità di Matilde risale una parte dei possedimenti dei conti di Gorizia in Carniola, che divenne per loro un'ulteriore base di potere oltre al Friuli, all'Istria, alla Carinzia e al Tirolo.
Negli anni 1221-31 Mainardo (II) e M., suo nipote ed erede, rappresentarono insieme la casa di Gorizia, poi M. ne fu il solo rappresentante per circa tre decenni. Nel 1226 M. prese parte al trattato che Mainardo (II) concluse con il patriarca di Aquileia Bertoldo; con esso si giunse alla sovranità feudale del patriarca sul castello a Lienz-Patriasdorf, sul castello di Rottenstein in Carinzia (presso Steinfeld) e su Latisana in Friuli, importante porto fluviale sul Tagliamento, che di tanto in tanto servì anche come zecca dei conti di Gorizia, e ottenne da M. privilegi confermati dall'imperatore Federico II di Svevia.
Diversamente da Mainardo (II), che solo dopo lunghe esitazioni si decise per Federico II, M. fu dall'inizio tra i più decisi e fidati partigiani di questo sovrano.
Già nella primavera 1232 egli si incontrò con l'imperatore ad Aquileia e tre anni dopo si trovava presso Federico II a Neumarkt, quando quest'ultimo giunse in Stiria. Di quale considerazione godesse M. mostra la sua ripetuta attività come arbitro, tra l'altro, nel 1233 in una contesa tra il patriarca Bertoldo di Aquileia della casa degli Andechs-Merania, con cui era imparentato, e i castellani della città di Pola. M. e Bertoldo nel novembre 1234 vennero a un'intesa per regolamentare le reciproche competenze sui redditizi diritti di conductus sulle strade che dalle Alpi portavano al mare.
Già Mainardo (II) ed Engelberto (III) nel 1195 avevano cominciato di propria iniziativa, a Lienz e a Latisana, a battere moneta contraffacendo i denari scifati del patriarcato di Aquileia. Il patriarca Pellegrino (II) di Aquileia nel 1202 aveva quindi esplicitamente fatto dichiarare che i conti non avevano alcun diritto di battere moneta. M. cominciò, primo tra i conti di Gorizia, a coniare a Lienz nel 1232, senza alcuna autorizzazione, monete secondo il modello dei denari del patriarcato di Aquileia, noto in tedesco come "Agleier"; le monete avevano sul recto "Meinhardus comes" e l'effigie dei leoni di Gorizia, sul verso "Goricie" e la rosa a sei petali ripresa dal monastero di famiglia di Rosazzo, con l'indicazione della zecca di Lienz.
Prima del 1237 M. sposò Adelaide, figlia del conte Alberto (III) del Tirolo, il quale, non avendo figli maschi, volle assicurarsi diritti sui possedimenti dei suoi generi e futuri eredi, M. e il duca Ottone (II) di Andechs-Merania. Nel 1237 M. come conte di Gorizia e Istria investì suo suocero Alberto (III), che da allora si intitolò conte del Tirolo e di Gorizia, di tutti i feudi che egli deteneva dal duca di Carinzia e dal patriarca di Aquileia. Da quel momento la stretta alleanza dei conti di Gorizia, dei conti del Tirolo e degli Andechs-Merania - talora indicata come "Lega delle Alpi" - si affermò come il più importante schieramento di partigiani di Federico II nelle Alpi orientali. In ogni modo il patriarca Bertoldo riuscì a ottenere nel 1238 un'ordinanza imperiale che vietava a tutti i vassalli del patriarcato in Friuli ogni intromissione nelle questioni della giurisdizione d'alta giustizia; questa ordinanza - senza fare nomi - era diretta contro le pretese dei conti di Gorizia.
Nel 1238 nacque il primo figlio di M., Mainardo (IV), il futuro conte (secondo di questo nome) del Tirolo e duca di Carinzia.
In quel tempo M. fu ripetutamente attivo come arbitro e compurgatore nelle contese tra il vescovo di Frisinga e il conte Alberto (III) del Tirolo, tra i conti di Ortenburg e di Heunburg (in Carinzia) e tra il patriarca Bertoldo e il Comune di Capodistria. Al cresciuto prestigio sociale corrispose la precisazione, nel suo titolo, Dei gratia. Nella lite con il vescovo di Bressanone Egno di Appiano M. rinunciò alla fortezza Bressanone di Veldes (Bled) in Carniola, che dipendeva da quel vescovo, ma si riservò l'advocatia.
Nell'ultima parte del conflitto tra papa Gregorio IX e Federico II, nuovamente scomunicato, M. fu tra i più importanti partigiani svevi. Insieme con Ezzelino da Romano intraprese nel 1242 una spedizione nella Marca trevigiana schierata al fianco del papa. Quando Ezzelino agli inizi del 1245 mosse un attacco al patriarca di Aquileia Bertoldo, che solo a stento sfuggì alla cattura, egli nominò M. suo aiutante di campo. Con l'esercito del patriarca e un contingente reclutato nelle campagne M. poté salvaguardare il Friuli dalla minaccia. Nel luglio 1245 M. si trovava a Verona presso l'imperatore Federico II la cui destituzione era stata da poco annunciata da papa Gregorio IX in un concilio a Lione.
L'imperatore voleva elevare al rango di re il duca Federico (II) di Austria e Stiria e assicurasi l'eredità del duca, privo di figli, per mezzo di un matrimonio con Gertrude, nipote del duca. Il piano naufragò per l'opposizione di Gertrude e negli anni successivi il duca Federico morì nella battaglia della Leitha contro gli Ungari. L'imperatore considerò le terre del duca feudi di sua pertinenza e nominò suo vicario in Austria, Stiria e Carniola il conte Ottone di Eberstein che però non riuscì a imporsi contro il partito papale e si dimise dalla carica; nel 1248 l'imperatore nominò suo capitano generale in Stiria e Carniola M. che subito si insediò e l'anno successivo fu nominato vicario imperiale in Austria, dove il duca Ottone (II) di Baviera non aveva avuto successo. La morte di Federico II di Svevia il 13 dic. 1250 e l'anno successivo quella del nipote Federico - che nel suo testamento egli aveva insediato come duca in Austria e in Stiria - provocarono un mutamento: in Austria si insediò l'erede al trono boemo, il margravio Premislao Ottocaro (II) di Moravia marito di Margherita, sorella del duca Federico; la Stiria spettò al re Bela IV d'Ungheria.
nel 1249 M., insieme con il patriarca Bertoldo aveva nuovamente respinto un attacco in Friuli di Ezzelino da Romano; si verificarono però aspri confitti tra il patriarca che aveva scelto il campo papale e il suo advocatus partigiano degli Svevi. Bertoldo, che aveva trovato sostegno presso gli Spanheimer di Carinzia, concluse nuovamente una pace con M. nel 1251. Nel 1252 il successore di Bertoldo, Gregorio da Montelongo, si dichiarò pronto a rispettare l'accordo di pace con il quale M. ottenne il necessario sostegno per condurre insieme con il suocero Alberto (III) del Tirolo un attacco al duca Bernardo di Carinzia schierato con il papa. All'assedio di Greifenburg, l'unico punto di forza del duca nell'Alta Carinzia, M. e Alberto (III) l'8 sett. 1252 furono, però, sorpresi dal figlio più giovane del duca Bernardo, l'arcivescovo eletto di Salisburgo, Filippo di Spanheim. Costui, avendo in tutta fretta arruolato truppe, sconfisse duramente i due conti. Alberto (III), già anziano, cadde prigioniero. Nella pace di Lieserhofen il 27 dic. 1252 M. e Alberto (III) dovettero tra l'altro impegnarsi al pagamento di 4900 marche d'argento come riscatto e alla cessione delle fortezze di Lienz, Virgen e Oberdrauburg. M. dovette inoltre dare in ostaggio i suoi figli Mainardo (IV) e Alberto che furono trattenuti per alcuni anni nella fortezza di Hohenwerfen a Salisburgo. Solo con consistenti pegni fu possibile raccogliere le somme necessarie negli anni successivi. Il progetto di integrare l'intera Alta Carinzia nell'ambito di potere dei conti di Gorizia-Tirolo era naufragato.
Il conte Alberto (III) del Tirolo, dopo la morte del duca Ottone (II) di Merania, suo genero (1248), aveva riunito nelle sue mani il Nord e il Sud del Tirolo. Con la morte di Alberto, il 22 luglio 1253, il Tirolo toccò ai suoi due generi. Nel contratto di spartizione del 10 nov. 1254 a M. - che da quel momento si intitolò sempre conte di Gorizia e del Tirolo - spettò il territorio a sud di Landeck e Franzensfeste; mentre la valle dell'Inn con Innsbruck e la Wipptal sino a Vipiteno spettarono al conte Gebhard di Hirschberg, secondo marito della contessa Elisabetta del Tirolo. La parte di M. nell'eredità tirolese era consistente, tuttavia nel 1256 a Trento, anche dopo il conferimento del feudo ecclesiastico da parte del vescovo Egno, egli poté affermarsi a stento contro il podestà nominato dall'imperatore, Sodeger de Tito. In Friuli dovette subire la perdita dell'importante castello di Cormons, di cui nel 1257 il patriarca di Aquileia Gregorio si era impadronito resistendo agli attacchi di Mainardo.
M. morì alla fine di gennaio del 1258.
I suoi figli si trovavano ancora imprigionati nel castello di Hohenwerfen. I rapporti di forza erano però così ampiamente consolidati che la vedova di M., Adelaide, poté tenere la reggenza sino alla liberazione del figlio Mainardo (IV).
Sotto M. il territorio sottoposto alla signoria dei conti di Gorizia subì un significativo ampliamento con l'acquisizione del Sudtirolo e dei possedimenti in Carniola e il rafforzamento delle posizioni di Friuli, Istria e Carnia. In particolare, si sviluppò l'ambiziosa città di Lienz che assicurava anche il collegamento con il Tirolo. Nel 1240 la moglie di M. vi aveva fondato un convento femminile domenicano che M. dotò con i necessari possedimenti. Poiché egli nel 1252 dovette cedere il castello sito a Lienz-Patriasdorf al vescovo eletto di Salisburgo, Filippo, M. iniziò subito dopo la costruzione del nuovo castello (Schloss Bruck) nei propri possedimenti, sulla riva destra dell'Isel, situato a nord della città vecchia - dove risiedevano, nel castello di città, i burgravi di Gorizia - che rimase un'importante residenza dei conti di Gorizia sino all'estinzione della famiglia.
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