MAIS
(XXI, p. 970; App. II, II, p. 252; III, II, p. 13; IV, II, p. 373)
Produzione mondiale. − La coltivazione del m. continua ad affermarsi nei paesi evoluti. Nel periodo 1977-91 la produzione mondiale si è accresciuta del 38,2% a fronte di un aumento della superficie coltivata di solo l'8,7% (tab. 1). Gli Stati Uniti rimangono il principale produttore, mentre seguono a notevole distanza la Cina, che ha superato i 90 milioni di t e il Brasile con oltre 22 milioni di t. Notevoli i progressi della coltura soprattutto in Indonesia, Canada, Spagna e Francia, mentre mantengono elevati livelli di produzione Romania, Sudafrica e Messico.
Commercio. − Negli anni Ottanta il m. ha consolidato il suo predominio sul mercato mondiale dei mangimi. Parallelamente l'utilizzazione del m. per scopi alimentari e industriali si è andata costantemente espandendo a partire dagli anni Settanta. I relativi prodotti che hanno mostrato la crescita maggiore sono gli edulcoranti (dall'amido di m. infatti si ottengono sciroppi a elevato tenore di fruttosio, adatti a sostituire lo zucchero da tavola nella preparazione di bevande analcoliche e di altri prodotti trasformati). Inoltre si diffondono sempre più alcuni prodotti derivati dal m., quali per es. i cereali da colazione (corn flakes) e l'olio (v. oli e grassi, in questa Appendice). Principale paese produttore (tab. 3) ed esportatore (tab. 2) di m. sono gli Stati Uniti (oltre il 70% delle esportazioni mondiali nel triennio 1989-91). I principali competitori sono Cina, Francia, Argentina, Sudafrica e Thailandia. Tra gli importatori primeggiano il Giappone e i paesi della ex Unione Sovietica, seguiti a una certa distanza dalla Corea e da molti paesi dell'Europa occidentale. L'Europa occidentale è un mercato tradizionale del m. prodotto negli Stati Uniti, e fino al 1981-82 i paesi della CEE ne sono stati i principali importatori europei.
La situazione italiana. − Nell'ambito della CEE Francia e Italia sono i principali produttori di mais. L'aumentata produzione di questo cereale (tab. 4), dovuta a cambiamenti nella tecnologia e a migliorate pratiche agricole, ha consentito all'Italia di ridurre, in alcune annate, le importazioni (tab. 5). A fronte del continuo affermarsi delle varietà di m. ibrido va sempre più diminuendo la produzione di varietà di m. nostrano, soprattutto a causa della riduzione della superficie agraria a esse destinata (tab. 4). Il consumo diretto di m. nell'alimentazione umana (soprattutto la polenta, ma anche alcuni tipi di pane) è andato rapidamente contraendosi negli ultimi quarant'anni. Infatti siamo passati dai circa 20 kg pro capite/anno della prima metà degli anni Cinquanta agli attuali consumi di circa 3 kg, relativi soprattutto a prodotti industriali quali polente istantanee, fiocchi da colazione, ecc.
Bibl.: M. Cinquetti, Industria del mais, Pinerolo 1987; Corn: chemistry and technology, a cura di S.A. Watson, P.E. Ramstad, St. Paul (Minnesota) 1987; FAO, Production yearbook, anni vari; Id., Trade yearbook, anni vari; ISTAT, Annuario di statistica agraria, anni vari; Id., Annuario del commercio estero, anni vari.