maiuscole [prontuario]
Spesso assai dissimili nell’aspetto grafico dalle minuscole (come per ‹a/A›; ‹b/B›; ‹g/G›; ‹r/R›, ecc.), le lettere maiuscole (➔ maiuscola) possono essere impiegate per mettere in evidenza una singola parola o frase (in alternativa, o in combinazione, con la sottolineatura, usata però soprattutto nella scrittura corsiva a mano, meno frequentemente nella scrittura con macchina o computer).
All’inizio di parola sono obbligatorie nei seguenti casi:
(a) a inizio di capoverso, di frase e dopo il ➔ punto (sia il punto a capo che il punto normale, con l’eccezione però degli elenchi puntati): Esco. Torno tardi;
(b) coi ► nomi propri, i ➔ cognomi, i ➔ toponimi (anche composti): Marco Lodi, di Roma; il Trentino-Alto Adige; la basilica di S. Pietro.
Sebbene non obbligatorie, le iniziali maiuscole si usano spesso anche:
(a) nelle ➔ sigle, secondo i casi o su tutte le parole o sulla prima oppure sulle sole parole significative, come rispettivamente in UNITALSI (Unione nazionale italiana trasporto ammalati a Lourdes e santuari internazionali); Spa o SpA (Società per azioni);
(b) nei nomi di enti, istituzioni, monumenti o documenti il cui prestigio è riconosciuto e radicato: lo Stato, il Paese, la Repubblica, il Vaticano, Palazzo Vecchio, il Quirinale, la Costituzione, i Vangeli; naturalmente possono esserci incertezze nel decidere se un nome di entità variamente importante richieda e meriti la maiuscola o no: le istituzioni dello Stato oppure le Istituzioni dello Stato;
(c) con gli ➔ etnici in funzione di nome, specie in riferimento a popoli antichi: gli Egiziani, i Fenici, gli Incas (► etnici, maiuscole negli).
I casi incerti sono numerosi, in particolare nei toponimi composti da nome comune + aggettivo: Mar Rosso ma anche mar Rosso, Isole Britanniche ma anche Isole britanniche o isole britanniche.
La tendenza a usare maiuscole in eccesso per far mostra di rispetto e sottolineare ufficialità urta con l’uso e talvolta con la ➔ norma linguistica: si scriverà allora lunedì, non Lunedì, marzo e non Marzo (grafie che però sono in crescita, per influsso dell’inglese, a cui si deve anche l’aumento immotivato dell’iniziale maiuscola per gli etnici in funzione di aggettivo o come nomi di lingua).
Le maiuscole abbondano nel ➔ burocratese: Ella, la Signoria Vostra (o la S. V.); è frequente anche che si indirizzi una lettera a codesto Ufficio. In generale, nelle lettere formali (► stile epistolare) hanno la maiuscola il pronome e l’aggettivo possessivo che si riferiscono al destinatario (Le scrivo per ricordarLe il Suo impegno).
Tipico anche il caso dei nomi di cariche e titoli, che hanno sempre la maiuscola. Nondimeno, con l’eccezione dei Corpi Armati dello Stato e dei loro gradi, indicati sempre e solo con maiuscola (dal Generale al Caporale), così come degli eletti e dei nominati alla Funzione Pubblica (Presidente, Onorevole, Ministro, Consigliere, ecc.) e degli alti gradi di qualunque organizzazione e struttura, può capitare che lo stesso titolo subisca diverso trattamento a seconda del contesto professionale: un medico sarà, nelle intestazioni dei propri certificati e nella targa esposta, sempre Dottore.
L’impiego delle maiuscole è in regresso, soprattutto per via del crescente abbandono della scrittura a mano a favore di quella via computer (dove la maiuscola è il risultato di una combinazione di tasti) e la prassi, propria di quegli ambienti di produzione e diffusione dello scritto (chat, forum, ecc.; ➔ posta elettronica, lingua della), di usare le maiuscole per indicare l’‘urlato’.