GOR′KIJ, Maksim (pseudonimo di Aleksej Maksimovič Peškov)
Scrittore russo, nato di famiglia borghese il 14 marzo 1868 a Niznij Novgorod (ribattezzata Gor′kij nel 1932). A 7 anni rimase orfano; cominciò allora per lui quella serie di esperienze di dolori e di miserie che lo accomunò per tanti anni ai diseredati che formarono oggetto dei suoi primi racconti e che lo spinse a scegliere lo pseudonimo di gor′kij ("l'amaro"). Durante tutta l'odissea della sua infanzia e adolescenza egli ebbe costante compagna la passione per la lettura e la tendenza ad affidare alla penna le proprie esperienze, tendenza a cui si debbono le numerose sue opere di diretta o indiretta ispirazione autobiografica. Tra i diciotto e i vent'anni, dopo aver già esercitato innumerevoli mestieri, strinse amicizia con i rivoluzionarî del tempo, i populisti, e fu anche arrestato. Il suo primo racconto, Makar Čudra, apparve in un giornale di Tiflis nel 1892 ed ebbe successo. Ritornato a Nižnij Novgorod pubblicò schizzi e racconti su giornali locali, fino a che una sua novella fu accolta dall'allora nota e diffusa rivista Russkija Vedomosti. Nel 1898 i suoi due primi volumi di racconti ebbero un successo straordinario; nel 1902 lo zar annullò la sua elezione a membro onorario della sezione letteraria dell'accademia. Da principio liberaleggiante, G. si andò sempre più avvicinando ai rivoluzionarî, dando anche alla sua opera letteraria un carattere sempre più sociale. Sono di questa epoca i romanzi Foma Gordeev e I tre, e numerosi tra i suoi più celebri racconti e opere teatrali, tra cui l'allegorico Annunziatore della tempesta (1901), Piccoli borghesi (1901), Bassi fondi (Na dne; 1902) e, di minor fama, I villeggianti e I figli del sole.
Nel 1905 G. fu coinvolto nei moti rivoluzionarî e rinchiuso nella fortezza dei Ss. Pietro e Paolo a Pietroburgo. Ciò provocò proteste in tutto il mondo, perché nel frattempo molte delle sue opere, tradotte in varie lingue straniere, gli avevano dato fama mondiale. Nel 1906, rimesso in libertà, emigrò in Italia, stabilendosi a Capri, dove, insieme con numerosi altri russi, organizzò una scuola di propaganda rivoluzionaria. Negli anni 1907-12, che furono in Russia anni di reazione, G. ondeggiò fra la tendenza socialrivoluzionaria e quella bolscevica, stringendo amicizia con Lenin. Dal bolscevismo si allontanò di nuovo durante le due rivoluzioni di febbraio e di ottobre del 1917, partecipando soltanto all'organizzazione dell'attività culturale. Malato, nel 1921 ritornò in Italia e si stabilì presso Sorrento, donde dal 1928, riavvicinatosi al bolscevismo, si è recato ogni anno in Russia, senza però stabilirvisi.
Caratteri fondamentali dell'opera di Gor′kij possono considerarsi l'elemento autobiografico e quello sociale, tutti e due strettamente legati alla descrizione realistica di una particolare categoria di uomini della popolazione russa, i vagabondi. Più tardi il suo interessamento artistico si è ampliato, fino ad abbracciare tutte le classi sociali, ma il vero G. è rimasto sempre il G. pittore dei vagabondi e dei diseredati, strettamente legato al periodo delle reazioni di Pobedonoscev, in buona parte coincidente con lo sviluppo del capitalismo e del proletariato, che tanto influì sul trasformarsi delle concezioni sociali e morali della Russia. Un riflesso di questo processo di trasformazione può vedersi nella tendenza dello scrittore, uscito dalla fase romantico-realistica, a mettere in bocca ai suoi eroi lunghe digressioni filosofico-sociali (I tre, La madre, Una confessione, eec.); tendenza non venuta meno del resto, come espediente letterario, neppure nel G. più recente (Gli Artamonov, i racconti riuniti sotto il titolo La vita azzurra, Quarant'anni). A questo difetto fanno riscontro non pochi pregi: la vivacità e il colorito della lingua, la profonda conoscenza dello spirito umano nelle più diverse e avventurose vicende della vita, la capacità infine di ritrarre, personificandolo in una serie di mirabili ritratti di sognatori, il contrasto a fondo pessimistico tra una visione ideale e la dolorosa realtà della società russa e dell'umanità in generale. Questo contrasto, per l'improvviso mutarsi del sogno in volgarid, conduce a quel tono di protesta che ha tanto contribuito alla popolarità dello scrittore. G. ha scritto molto come critico e come pubblicista: ricordi su Tolstoj (tradotti anche in italiano), su Čechov, Andreev, ecc., e articoli su Lenin. Enorme è infine l'importanza di G. per la letteratura proletaria, essendo stato egli uno dei suoi più tenaci assertori, già prima della dittatura proletaria in Russia.
Ediz.: Prima edizione delle opere complete in 9 voll., Pietroburgo 1905-1910. Ultima edizione a cura della casa ed. gov. Mosca-Leningrado 1924 segg. (già pubblicati voll. 24). Innumerevoli le traduzioni in lingue straniere. Trad. tedesca: Gesammte Werke, 1ª serie, voll. 8, Berlino 1923. Per le traduzioni italiane vedi l'appendice di E. Damiani alla sua trad. di A. N. Veselovskij, Storia della letteratura russa, Firenze 1928.
Bibl.: V.F. Bocjanoskij, M. Gor'kij, 2ª ed., Pietroburgo 1903; O. Obolenskij, M. Gor′kij i pričiny ego uspecha (M. G. e le ragioni del suo successo), Pietroburgo 1903; R. Grigor′ev, M. G., Mosca 1925; D. Gorbov, Put′ M. Gor′kogo (Il cammino di M. G.), Mosca 1928; I. Gruzdev, M. G. (biografia), Leningrado 1925; id., Das leben Maxim Gorkijs, Berlino 1928; Ricordi intorno a Gor′kij nello Sbornik statej i vospominanij (Raccolta di articoli e ricordi), Mosca 1928; M. de Vogué, M. Gorky, l'oeuvre et l'homme, Parigi 1905; E. Lo Gatto, M. Gorkij, Roma 1925 (con bibliografia essenziale).