LITVINOV, Maksim Maksimovič
Uomo politico russo, nato a Bialystok nel 1876 da famiglia borghese. Dedicatosi alla propaganda rivoluzionaria, nel 1898 entrò nel partito social-democratico. Nel 1901 fu arrestato, ma fuggito si rifugiò in Svizzera. Fu membro della lega estera della social-democrazia rivoluzionaria russa e, avvenuta la scissione tra menscevichi e bolscevichi, fu con questi ultimi accanto a Lenin. Nel 1905, trovandosi illegalmente in Russia, organizzò la pubblicazione del giornale Novaja Žizn′ (La nuova vita). Partecipò al congresso di Stoccarda, alla Conferenza di Berlino e alle conferenze di Londra del partito socialista. Riuscita vittoriosa la rivoluzione bolscevica nell'ottobre 1917, fu mandato a Londra come plenipotenziario del partito. Nel 1918 rappresentò l'U.R.S.S. come plenipotenziario e rappresentante commerciale in Estonia. Partecipò alle conferenze di Genova e dell'Aia. Fu a capo delle delegazioni sovietiche alla 4ª, 5ª e 6ª sessione della commissione preparatoria per il disarmo, alla Società delle Nazioni (novembre 1927, marzo 1928 e aprile 1929). Nel 1928 firmò l'adesione dell'U. R. S. S. al patto Kellog. Molti altri accordi portano la sua firma, dopo la sua nomina a commissario degli Esteri (1930); tra i più importanti il protocollo di Mosca con gli Stati Baltici e i patti di non aggressione con la Polonia, la Francia e la Piccola Intesa. È membro del comitato esecutivo del partito comunista. Nel 1933, recatosi a Washington, vi ottenne il riconoscimento ufficiale dell'U. R. S. S. da parte degli Stati Uniti; e le sue visite a Parigi e a Roma valsero a rafforzare il prestigio della Russia sovietica, avviantesi a una più diretta partecipazione alla politica occidentale europea.
Bibl.: L. Fischer, The Soviets in World Affairs, Londra 1930.