maladetto
Nella sua accezione più comune, l'aggettivo è riferito ai dannati, la gente maladetta, gli spirti maladetti (If VI 109, XI 19), su cui pesa la maledizione divina (cfr. Matt. 25, 41 " Discedite a me, maledicti, in ignem aeternum, qui paratus est diabolo et angelis eius "). Così, spirito maladetto (VIII 38) è Filippo Argenti, e maladetti, senz'altro, sono i demoni del cerchio dei barattieri (XXII 42; ancora sostantivato, e con maggior determinazione, indica i centauri anche per la loro funzione di demoni nel girone dei violenti contro il prossimo [XII 52 ss.]: i maladetti / nei nuvoli formati, XXIV 121).
Analogamente, m. qualifica cose che si riferiscono ai dannati: le parole maladette - " ... Sol si ritorni per la folle strada... ", VIII 95 e 91 - sono quelle " dette da quegli spiriti maladetti " (Boccaccio), cioè dai demoni che tentano d'impedire la prosecuzione del viaggio di D.; maladetta (" dai tormentati ", secondo il Torraca; " perché è pur posta a nuocere " dice il Buti, mentre Benvenuto intende " quia est vicium detestabile, nimis vituperosum, ignominiosum ") è la piova che tormenta i golosi (VI 8); maladetto, " idest, detestabilis " (Benvenuto), il superbir di Lucifero (Pd XXIX 55) che fu principio del cader di parte degli angeli.
Frequente la connessione con il tema dell'avarizia, già nell'invettiva di Doglia mi reca (che hai tu fatto, / cieco avaro disfatto? / ... Maladetta tua culla / ... Maladetto lo tuo perduto pane, Rime CVI 78 e 80), che trova sua eco nel Convivio (l'avaro maladetto, le maladette ricchezze, III XV 9, IV XIII 9) e anche nella Commedia: qui l'aggettivo qualifica il fiore, il " fiorino " di Firenze, c'ha disvïate le pecore e li agni, / però che fatto ha lupo del pastore (Pd IX 130), o è riferito al lupo simbolo dell'avarizia: così è apostrofato Pluto, custode, appunto, del cerchio degli avari (If VII 8). Parallelamente, nel Purgatorio, è proprio nel girone degli avari che D. scaglia la sua maledizione all'antica lupa (Pg XX 10). E ancora, maladetta e sventurata fossa è definito l'Arno (XIV 51) là dove, nel suo corso, trova di can farsi lupi, cioè " invenit Florentinos, qui considerata avaritia et cupiditate... lupis assimilandi sunt " (Pietro).
Lo stesso carattere d'imprecazione in Cv IV V 9 oh stoltissime e vilissime bestiuole che a guisa d'uomo voi pascete, che presummete contra nostra fede parlare e volete sapere... ciò che Iddio [sa]... Maladetti siate voi, e la vostra presunzione, e chi a voi crede! Infine, l'imprecazione maladetti occhi di Vn XXXVII 2 è dovuta al fatto che li miei occhi si cominciaro a dilettare troppo (§ 1) di vedere la gentile donna giovane e bella molto, di cui ai capitoli precedenti (XXXV 2).