MALATESTA (de Malatestis), Andrea, detto Malatesta
Nacque il 30 nov. 1373 da Galeotto I, signore di Rimini, e da Gentile da Varano e fu battezzato con il nome di Andrea, che divenne, nell'uso dei contemporanei, Malatesta.
Alla morte del padre, nel 1385, i figli si divisero il dominio: Carlo, il maggiore, esercitò la signoria su Rimini; Pandolfo su Fano, Mondavio, Scorticata; il M. su Cesena, Roncofreddo e Fossombrone; Galeotto Novello detto Belfiore su Cervia, Meldola, Sansepolcro, Sestino, Sassofeltrio e Montefiore.
Sebbene il dominio malatestiano presentasse un carattere consortile e i membri della dinastia avessero uguale autorità davanti ai sudditi, è documentata la concessione del vicariato di Cesena al M. da parte di Bonifacio IX nel 1391 e nel 1399 e da parte di Innocenzo VII nel 1405, mentre secondo le fonti archivistiche cesenati il M. fu attivo a Cesena dal 1393. In quell'anno le forze militari congiunte dei Malatesta, nello scontro con Antonio da Montefeltro, ebbero la meglio su Forlì, dimostrando la superiorità dello Stato territoriale rispetto a quello cittadino e contribuendo a instaurare a Cesena quella sicurezza che portò la città a estendersi in pianura.
Di lì a pochi anni, ai piedi della murata, il M. spianò le pendici del colle Garampo creando una grande piazza di fronte al palazzo fatto costruire da Egidio de Albornoz, divenuto residenza della signoria. La costruzione di una nuova cattedrale poco lontano, in pianura, in contrada Croce di Marmo, completava l'abbandono dell'arroccamento dei ceti alti.
Nella città il senso della novità della signoria malatestiana era espresso dalla promulgazione degli statuti dell'arte della lana, approvati dal M. nel 1397.
Dietro l'operazione vi erano i consumi della corte signorile, che attirò maestranze artigiane dal Nord, un flusso di uomini dalle città delle Marche e attività mercantili, rappresentate soprattutto dai banchieri fiorentini.
Morto Galeotto Belfiore nel 1400, il M. ereditò il dominio di Cervia, Bertinoro, Meldola e Sarsina. Allargandosi il suo territorio, intraprese la costruzione di una residenza fortificata a San Giorgio, località intermedia fra Cesena e Cervia, acquisendo i terreni dalla Chiesa cesenate, con la mediazione del vescovo di Bertinoro. Nel 1403 iniziarono i lavori di costruzione del ponte in pietra sul Savio, finanziati inizialmente da un lascito testamentario. Lo storico riminese Clementini inserì tale opera nel contesto di un progetto più ampio, concepito dal M., che aveva il fine "come sempre non solo di abbellire, e illustrar Cesena, ma di procurar le comodità a' Cittadini d'essa a' Fiorentini, e passaggieri" (p. 182).
Le relazioni dei Malatesta con le signorie di Romagna portarono nel 1390 al matrimonio fra il M. e Rengarda, figlia di Bertrando Alidosi signore di Imola. Secondo le tradizioni di famiglia, il M. fu impegnato nelle imprese militari come capitano di ventura al soldo delle potenze italiane. Quando nell'agosto 1397 l'esercito milanese fu vinto dai Gonzaga, al servizio di questi si trovavano il M. e il fratello Carlo, e nella battaglia di Casalecchio (giugno 1402), quando i Fiorentini furono sconfitti dalle truppe di Gian Galeazzo Visconti, i tre figli di Galeotto Malatesta avevano combattuto dalla parte del vincitore.
Ma il progetto di un grande Stato dell'Italia centrale animato da Milano, che avrebbe implicato la scomparsa della potenza fiorentina, fu frustrato dalla morte di Gian Galeazzo, avvenuta di lì a tre mesi. Pandolfo e Carlo Malatesta fecero parte del Consiglio di reggenza che doveva assistere la vedova Caterina, mentre gli Stati italiani sconfitti dai Visconti si confederarono in una lega antimilanese per recuperare le terre perdute. Il Consiglio di reggenza milanese riuscì a fare recedere dalla lega il papa Bonifacio IX, soddisfacendo le sue richieste di tornare in possesso di Bologna, Perugia, Assisi. Carlo Malatesta fu la persona più adatta a parlamentare l'accordo, in quanto membro del Consiglio e vicario del pontefice. Anche i Malatesta raggiunsero uno scopo: tenere lontana dall'Adriatico Firenze, che aveva iniziato l'opera di penetrazione nell'Appennino romagnolo e mirava allo sbocco sul mare.
Nell'aprile 1403, quando giunse a Cesena il legato apostolico cardinale Baldassarre Cossa (futuro papa con il nome di Giovanni XXIII) per prendere possesso di Bologna per conto della Chiesa, fu accompagnato dal M. e da Carlo Malatesta. Alla riconquista della Romagna per conto della Chiesa, il M. partecipò fra il 1405 e il 1406, al servizio del cardinale, conquistando una serie di castelli delle vallate appenniniche (Sarsina, Turrito, Pozzo, Finocchio, Cerfoglio, Linaro, Ciola, Musella, Montepetra, Perticara, Ugrigno, Ranchio, Casalbono, Caminate).
L'inserimento dei Malatesta nel mondo milanese si completò nel 1408 con il matrimonio fra Giovanni Maria Visconti e Antonia, figlia del M., preparato dal fratello Carlo, governatore di Milano. Le nozze furono celebrate a Milano il 1° luglio 1408, in cattedrale, alla presenza del padre della sposa. L'acquisita parentela con i Visconti fece del M. un provvisionato del duca, che svolse attività militare con una propria compagnia in Lombardia nel 1409.
L'allineamento dei Malatesta alla politica pontificia continuò nella lotta che contrapponeva l'antipapa Benedetto XIII a Gregorio XII. Carlo Malatesta si pose dalla parte di quest'ultimo, ospitandolo a Rimini nel novembre 1408. Quando i cardinali deposero entrambi e nominarono un nuovo papa, Alessandro V, Gregorio XII lasciò Rimini trovando ospitalità presso Ladislao d'Angiò Durazzo re di Napoli. A quel punto, la politica malatestiana si adeguava ai nuovi eventi, appoggiandosi sia a Gregorio XII sia al re di Napoli.
All'interno di questa nuova alleanza si colloca il terzo matrimonio (il secondo era avvenuto con Lucrezia Ordelaffi nel 1403) del M., tornato a Cesena nell'autunno del 1409 (città in cui, secondo Clementini, avrebbe ricevuto da papa Gregorio XII l'onorificenza della rosa d'oro), con Polissena di San Severino, parente di Ladislao. Il matrimonio proiettò il M. nell'orbita delle iniziative militari del nuovo parente. Nel 1409 fu stipulata una condotta militare fra il M. e il re di Napoli, che riceveva milizie da utilizzare nelle Marche, divenute terreno di scontro fra gli opposti schieramenti.
Al nuovo papa Giovanni XXIII, sostenuto dai Fiorentini, che non avevano abbandonato l'idea di giungere sull'Adriatico, si opposero i Malatesta, che sostennero Giorgio Ordelaffi, il quale nel gennaio 1410 conquistò Forlimpopoli, l'anno dopo Forlì, grazie all'aiuto del M., e si dichiarò vicario di Gregorio XII.
Alleatosi Ladislao con papa Giovanni XXIII (1412), Gregorio XII, che si trovava a Gaeta, si rifugiò a Rimini. Dal 1412 al 1414 durò la campagna militare del M. per strappare a Lodovico Migliorati, che Giovanni XXIII aveva nominato rettore generale, i castelli della regione e in particolare del distretto di Fermo, e continuò nonostante la morte di Ladislao (1414), perché non si trattava più soltanto di azioni di disturbo contro un nemico, ma dell'occasione di insignorirsi di nuove terre. Le conquiste realizzate nel 1415 comportarono ingenti impegni finanziari, a sopportare i quali il M. chiamò le comunità del dominio.
La minaccia di Braccio da Montone (Andrea Fortebracci), che era avanzato con i suoi armati fino a Cesena, aveva spinto il M. a concludere in maggio una tregua con Migliorati. L'attacco al cuore dei domini del M., cioè a Cesena, nell'estate 1415 provocò la distruzione di case e il saccheggio dei raccolti del comitato cesenate fino a Cesenatico: il M. tornò allora a Cesena per difendere il proprio dominio. In quei giorni, da Montefiore Gregorio XII confermava per dieci anni il vicariato sulle terre e i castelli appartenenti alla Chiesa di Ravenna, che il M. aveva recuperato allo Stato ecclesiastico.
Il M. morì a Cesena il 20 sett. 1416.
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