Vedi MALATYA dell'anno: 1961 - 1995
MALATYA (Μελιτηνή)
Città della Turchia nei cui pressi, non lontano dalla riva destra dell'alto Eufrate, sorge la collina di Arslantepe, formata dalle rovine dell'antica città di Maldiya (testi di Boğazköy), il cui nome compare sotto la forma Meliddu (Melid) negli annali assiri. La località fu visitata nel 1907 dalla missione della Cornell University; più tardi, nel 1928, vi compì un viaggio esplorativo H. H. von der Osten. Tre regolari campagne di scavo ha condotto poi ad Arslantepe L. Delaporte negli anni 1932, 1933, 1938-39, i cui sondaggi hanno portato alla luce un interessante complesso monumentale e un gruppo di rilievi assai importanti per la conoscenza dell'arte neo-hittita. Nel 1961, le ricerche sono state riprese dalla Missione Italiana del Centro per le Antichità e la Storia dell'Arte del Vicino Oriente.
Le fonti che accennano alle vicende di M. sono costituite dalle iscrizioni hittite geroglifiche, le quali dànno alcuni nomi di re di difficile collocazione cronologica, dalle iscrizioni rupestri e dagli annali dei re d'Assiria, ove si trovano più precise, sebbene più parziali notizie, e infine dalle iscrizioni Idialdiche dei sovrani di Urartu. La città dopo aver lottato, forse infelicemente, contro gli Assiri nel XII sec. a. C. dovette subire, intorno al X sec., un breve dominio di Karkemish, come indicano la stele del re Sasa e l'iscrizione di Gürün. Sul finire del IX sec. Menua di Urartu estende il suo regno fino a Malatya. M. è poi ripetutamente menzionata nei monumenti di Salmanassar III (758-724 a. C.), al quale dovette pagare un tributo. Dopo la partecipazione alla lotta delle città siriane contro Zakir di Hamat M., che si manteneva indipendente sotto dinasti locali, è invasa da Sardur III di Urartu; la protezione urartea non riesce però a salvare la città dalla risorgente potenza assira. Sulumeli di M. è sconfitto con i confederati e, poco più tardi, Sargon Il investe la città, ne deporta il re Tarkhiunazi e annette il paese all'impero assiro.
Sebbene la località presentasse tracce di insediamenti eneolitici, il livello più profondo raggiunto in un sondaggio effettuato nel 1938 è del periodo hittita (XIII sec.), come sembra provato dalla caratteristica ceramica non dipinta. Per l'età neo-hittita L. Delaporte ha creduto di poter riconoscere sei livelli, dei quali i più antichi presentano resti di costruzioni di scarso rilievo, ove, nei livelli quarto e quinto, si sono riscontrate notevoli tracce di incendio. Del più tardo periodo neo-hittita sono invece i resti di tre terrazze sulle quali era costruito un palazzo in mattoni crudi e legno; si sono rinvenuti tratti dei muri N-E e S-E di questo edificio, che recingevano una grande corte lastricata, probabilmente di più antica costruzione, come indicano le tracce di una pavimentazione precedente. La terrazza inferiore, che presenta dimensioni più notevoli, ha il muro di facciata sul lato S della grande corte e si estende per oltre m 20 verso S-E. L'accesso alla corte sul lato N era costituito da un adito monumentale, la cosiddetta Porta dei Leoni. Essa consta di un vano rettangolare che si sviluppa secondo un asse E-O perpendicolare all'asse delle due porte; i muri dell'edificio sono in pietra, ma si hanno indizi che le strutture superiori fossero in legno e argilla; lungo i muri E e O si sono rinvenute tracce di una pavimentazione costituita da piccoli ciottoli, anteriore ad una più accurata a grandi lastre. Del periodo assiro L. Delaporte ha riconosciuto tre livelli: al più antico appartengono i resti dei muri di fondazione di un palazzo situato ad E della terrazza maggiore dell'età neo-hittita. Il palazzo del secondo livello si amplia verso N, estendendosi sui resti della terrazza neo-hittita devastata da un violento incendio; anche la facciata del palazzo assiro si sviluppava sul lato S della grande corte. Un terzo edificio residenziale, datato da due frammenti di bariletti di fondazione al regno di Sargon ii, presenta resti di lastre decorate con rosette a dodici petali; motivo, questo, frequente nell'arte ornamentale tardo-assira. Il settore N del tepe era occupato da un vasto palazzo turco del IX-X sec. d. C. da cui provengono numerosi frammenti di ceramica verniciata.
La Porta dei Leoni, che sembra appartenere al VI livello neo-hittita, era decorata con due figure di leoni scolpite in rilievo lateralmente, ma con le teste emergenti a tutto tondo, secondo un uso siriano di probabile derivazione hurrita, diffuso nell'area hittita e tramandato all'Assiria. Inoltre i due segmenti di muro delimitanti la porta N recavano alcuni rilievi inseriti nella muratura sia sulla faccia N che sulla faccia S. Le due immagini di leoni che fiancheggiano la porta sono datate concordemente intorno al 1000 a. C. I rilievi che presentano più pronunciati caratteri di arcaicità, per il tipo rituale delle scene e per taluni particolari iconografici che li pongono in stretto rapporto con i rilievi rupestri di Yazilikaya e Imamkölü di epoca imperiale (ad esempio l'identico atteggiamento del dio della tempesta), sono quelli in cui è raffigurata una scena di sacrificio, ove figurano come protagonisti dell'atto cultuale il re Sulumeli e la regina Tuwata (cioè i rilievi B, C, D, E rinvenuti in situ, la lastra K trovata spezzata lontano dalla Porta dei Leoni e i rilievi H, G, J, I, raccolti nelle vicinanze del complesso monumentale); questi elementi arcaici hanno indotto L. Delaporte, R. Dussaud, G. Contenau e H. Frankfort a datazioni piuttosto elevate (XIII-XII sec.), mentre un sensibile abbassamento ha proposto H. Th. Bossert sulla base dei documenti epigrafici (circa 875); una data intermedia, tra il 1050 e il 900 ha postulato E. Akurgal in un accurato studio iconografico. Peraltro sembra certo che i rilievi rinvenuti in situ non siano del tutto omogenei, sicché non è da escludere che la decorazione della porta monumentale risalga a diversi periodi del regno di Sulumeli.
Dal lato iconografico è assai notevole il rilievo H, perché in esso, con caratteri che si rivelano di tradizione accadica, si ha la rappresentazione del mito hittita del serpente Illuyanka in lotta con il dio della tempesta (testi: KBo, iii, 7; KUB, xii, 66; KUB, xvii, 5-6). Ad un periodo assai vicino alla decorazione della Porta dei Leoni è stata attribuita da M. Vieyra una stele ove sono raffigurati la dea Kubaba, con il caratteristico alto copricapo, e il dio della tempesta: un particolare interessante è costituito dal fatto che, contrariamente al solito, il dio si erge su un leone, mentre la dea siede sul dorso di un toro. Diversi rapporti iconografici mostrano i due rilievi della caccia al leone e al cervo che si inseriscono in una ben precisa tradizione, i cui esempî più rilevanti sono costituiti dalle scene di guerra con carri di Karkamis e di Zincirli; particolari come il trattamento delle zampe anteriori dei cavalli, segnate da una profonda incisione, pongono senza dubbio queste opere in periodo neo-hittita (H. Th. Bossert: circa 1000; E. Akurgal: 900-800). Più tardi e sotto diretto influsso dell'arte aulica assira sono alcuni minori rilievi di incerta provenienza, tra i quali è notevole la raffigurazione di una scena di banchetto: il motivo è diffuso nell'arte neo-hittita (Karkaniis,, Zincirli, Karatepe). Alla prima metà dell'viii sec. appartiene la statua reale di M., che rivela spiccate influenze dell'arte tardo-assira nella concezione generale e in alcuni particolari quali il trattamento della barba e dei capelli e soprattutto nel diadema che cinge la fronte; in questa corrente di gusto mal si intende il monotono grafismo delle pieghe della veste, ove forse è un'eco della tradizione egiziana tarda. Nei livelli neo-hittiti sono stati raccolti parecchi esemplari frammentarî di ceramica monocroma o bicroma, raramente tricroma, con decorazioni in prevalenza geometriche.
Bibl.: H. H. von der Osten, Explorations in Hittite Asia Minor 1927-28, Chicago 1929, pp. 92-95, figg. 97-108; L. Delaporte, Malatia. La ville et le pays de Malatia, in Revue hittite et asianique, II, 12, 1933, pp. 129-54; id., Malatia Céramique du Hittite récent, ibid., II, 16, 1934, pp. 257-85; H. Th. Bossert, Zur Geschichte Malatyas, in Archiv für Orientforschung, IX, 1934, pp. 330-32; J. Przyluski, Les monuments mégalithiques de Malatya, in Revue Arch., VI, 1935, pp. 3-7; L. Delaporte, La troisièeme campagne de fouilles à Malatya, in Revue hittite et asianique, V, 34, 1939, pp. 43-56; id., Tête de statue colossale provenant d'Arslantepè (Malatya), ibid., V, 35, 1939, pp. 85-86; S. A. Kansu, Étude anthropologique d'ossements d'Arslantepè (Malaty), ibid., V, 35, 1939, pp. 77-84; L. Delaporte, La porte des lions, Parigi 1940; R. Dussaud, Datation des bas-reliefs hittites de Malatya, in Compt. Rend. Acad. Inscrip., 1945, pp. 432-42; E. Akurgal, Remarques stylistiques sur les reliefs de Malatya, Istanbul 1946; H. Th. Bossert, Zur Chronologie der Skulpture von Malatya, in Felsefe Archivi, Istanbul 1947, pp. 85-101; E. Akurgal, Späthethitische Bildkunst, Ankara 1949, passim; M. Vieyra, Hittite Art 2300-750 B. C., Londra 1955, pp. 51-53, 70-76, passim.